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Il titolo Pleasures of Chaos, coniato dal critico Indonesiano Jim Supangkat, fa riferimento all’impatto che gli elementi salienti della cultura Occidentale hanno avuto sulle credenze e sullo stile di vita di questo Paese negli ultimi 30 anni. L’Arte Contemporanea Indonesiana è un concetto recente, sviluppatosi a seguito delle progressive aperture del governo al mondo Occidentale, particolarmente rilevanti a partire dalla fine degli anni ’90, in seguito alla caduta del regime del Generale Suharto (1998). Lo scontro tra il “vecchio” e il “nuovo” ha creato sconvolgimenti nei sottili equilibri esistenti tra la dimensione locale e quella globale, tra il razionale e l’irrazionale, tra il logico e l’illogico. Questo “chaos” è stato piacevolmente accolto dai giovani artisti Indonesiani, diventando il fondamento della loro espressione artistica. Attraverso i loro lavori, infatti, gli artisti reagiscono al “disordine” nato dall’impatto della cultura Occidentale sulle radicate tradizioni locali.
Un’arte che partendo dal consumismo di massa e dalla globalizzazione giunge ad analizzare i risvolti politici e sociali su questa realtà.


Da sinistra: Wayan Sujia, “Gusti Pekak Mangku”, 2009, oil on canvas, cm 150×200. Agus Suwage, “Fool in Love”, 2009, graphite, polyester, duct tape, variable dimensions

Nei persistenti percorsi di ricerca verso le “nuove sorgenti” dell’arte contemporanea mondiale, per quanto riguarda il fronte asiatico, certamente ciò che sta accadendo nel territorio indonesiano da qualche anno a questa parte, rappresenta una delle espressioni fondamentali.
Il lavoro attualmente sviluppato dagli artisti cardine della nuova scena contemporanea locale, paragonato a quello che stanno svolgendo “autorevoli colleghi artisti” su altre piazze asiatiche, tra cui la Cina e l’India, risulta particolarmente fresco, creativo e carico di energia vitale.
Sembra, agli occhi più attenti, che sia arrivato il loro momento.
Mentre sugli altri territori i recenti movimenti artistici cominciano ad avere una, o addirittura due decadi (vedi la Cina) , ed è già in atto una sorta di revisione rispetto a quanto è accaduto fino ad oggi, con un chiaro momento di stallo e di ricostruzione di principi e di idee, l’arte indonesiana, che è rimasta al margine dell’attenzione planetaria e non ha potuto far parte del “banchetto” globale consumatosi sui nuovi scenari asiatici (con la relativa fase di euforia espressa in ogni direzione, mercati compresi, e il successivo affievolimento nel corso degli ultimi 18 mesi), è entrata prepotentemente, e meritatamente, al centro della ribalta proprio nel momento di maggiore sofferenza delle scene topiche asiatiche.
Abbiamo tentato, in questa mostra e con questo libro (che segue a distanza di un anno “Post-Tsunami art”, dedicato a tutta l’area del Sud-Est Asiatico), di approfondire l’indagine sulla nuova scena Indonesiana, e di tentare di dimostrare e documentare tale momento di eccellenza, con il contributo di 10 artisti, che a nostro giudizio rappresentano meglio di altri il riferimento di questa fresca ed energica realtà.
Artisti, in parte individuati da noi, in parte suggeriti dai più attenti analisti territoriali, in parte inseriti nella mostra (e di conseguenza nel libro) dalla guida “spirituale” di tale mostra, Jim Supangkat, il critico e curatore indonesiano indicato da più parti quale “il più autorevole”, e di conseguenza , il più idoneo ad accompagnarci in tale viaggio di esplorazione e di comprensione.
Gli artisti selezionati sono in alcuni casi tra i maggiori e più confermati esponenti di tale scena, altri ambiscono ad un ruolo di maggior prestigio in futuro, ma tutti , sia quelli selezionati tra i più noti, sia quelli selezionati tra i più emergenti, corrispondono ad un criterio che dall’inizio alla fine di questo lavoro ha determinato la “direzione della rotta” di tale mostra/libro, ovvero il criterio di “Universalità di espressione ” , nella ricerca e nello sviluppo del proprio punto di vista artistico.
Intendendo, con il termine di Universalità, l’attitudine ad un dialogo e ad una competizione diretta con le più avanzate forme di espressione artistica contemporanee, sia asiatiche che internazionali, sulla base di una capacità a prendere le distanze da esplicite influenze locali o “etniche”, ma nello stesso tempo, poggiando tale ricerca sulla forza di una propria  cultura e tradizione.
Dando così vigore ad una forma di espressione artistica più decisa, autentica e  cosmopolita, ma nello stesso tempo, non localizzabile o riferibile alla provenienza degli artisti.
Il mio auspicio è che con tali caratteristiche, questi artisti, grazie alle loro qualità, e anche al nostro lavoro, possano entrare con le carte in regola nelle più ambite piattaforme artistiche internazionali, costituite da Biennali, mostre Museali, ma anche dal grande Collezionismo.
E se ciò avverrà, vorrà dire che abbiamo visto bene anche questa volta.
(Primo Giovanni Marella, Indonesia, centro dell’Universo, prefazione pubblicata in catalogo)

La mostra in breve:
Pleasures of Chaos. Inside New Indonesian Art
Primo Marella Gallery
Via Valtellina 66 angolo Viale Stelvio, Milano
Info: +39 02 87384885, +39 02 87384892
www.primomarellagallery.com
Fino al 3 marzo 2010
Artisti in mostra: Entang Wiharso, Rudi Mantofani, Haris Purnomo, Handiwirman Saputra, F.X., Harsono, Yuli Prayitno, Ichwan Noor, Agus Suwage, Wayan Suja, Gede Mahendra Yasa

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