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BOLZANO | Alessandro Casciaro Art Gallery | 18 ottobre – 19 novembre 2016

Intervista a DOMENICO GRENCI di Corinna Conci 

Pedro Cano, Senza titolo / Ohne Titel (Fresia), 2016, Acquarello 38 x 19 cm. Courtesy Galleria Alessandro Casciaro, Bolzano

Pedro Cano, Senza titolo / Ohne Titel (Fresia), 2016, Acquarello 38 x 19 cm. Courtesy Galleria Alessandro Casciaro, Bolzano

Una doppia personale dialoga sulla figurazione e sull’idea dolce della donna e del fiore, da sempre simboli l’uno dell’altra. Due soggetti fragili e complessi, dall’avvenenza attraente. Due tecniche che non ammettono correzioni: l’acquerello e un materiale impermeabile come il bitume. Due artisti di diverse generazioni, Pedro Cano e Domenico Grenci.

Cano espone un Herbarium di bellezze floreali che ci ricordano che l’apice è breve e per questo prezioso: la primavera e il suo rigoglio ci accompagna al ciclo naturale delle stagioni che con il loro trascorrere permettono l’appassimento dei petali e la perdita tormentata delle foglie secche, per poi far tornare il bocciolo vitale.

Nel catalogo pensato per Cano dai galleristi, compaiono quattro sezioni dedicate ognuna alle specie dei fiori prescelti nelle opere dell’artista associati ad una dimensione stagionale da Bruna Dal Lago Veneri. L’autrice con le sue riflessioni poetiche nomina la fisionomia divina del giacinto, dell’iris, della fresia e della rosa.

Grenci invece si concentra ad estrarre umanità da immagini spersonalizzate di donne perfette, modelle. Scova la rabbia e la severità, la vergogna e la paura, ma anche quel ciglio impavido che spesso si nasconde dietro estetiche neutre e chiuse. Lavora su una verità tormentata e dolce perché muliebre ma dura perché mai del tutto permessa, appartenente alle femmine dei tempi nostri e di sempre.

Domenico Grenci N., 2015 Bitume, carboncino e sanguigna su tela 300x180 cm Courtesy: Galleria Alessandro Casciaro, Bolzano

Domenico Grenci, N., 2015 Bitume, carboncino e sanguigna su tela
300×180 cm. Courtesy Galleria Alessandro Casciaro, Bolzano

Che cosa ti colpisce inizialmente di un’immagine di donna? E come avviene la selezione delle fotografie dalle quali parti per sviluppare i tuoi lavori?
È una ricerca meticolosa… sfoglio riviste oppure fotografo manifesti per strada. Negli anni ho accumulato pagine su pagine dalle quali attingo sguardi, capigliature, zigomi, posture. Queste vengono scelte, “catalogate” scrupolosamente. L’unico elemento comune è che sono quasi sempre modelle che appaiono intrappolate in uno spazio senza uno scopo, prive di occupazione, dove l’attesa diviene un luogo senza destinazione, senza futuro. Alla fine questo è anche quello che amo dipingere. Il tutto accade, quasi sempre, in modo del tutto inaspettato, lo sguardo pare calmo e sicuro, pronto ad assorbire chi guarda, risulta solenne nel suo essere fuori luogo. Sicuramente una delle cose più importanti è la luce, ovvero, la luce rivestendo parti del volto tenta di fissare l’immagine dandogli una possibilità in grado di opporsi alla dissoluzione.

I titoli delle opere riportano i nomi reali delle modelle, modificate nei loro lineamenti dal tuo sguardo pittorico. Se l’estetica della persona non la rappresenta più, perché mantenerne il nome?
Il titolare col nome della modella il quadro diventa il tentativo di una identificazione, a volte forzata, che possa sopravvivere al suo destino. Una ricerca salvifica che possa aiutarci a non dimenticare e nello stesso tempo è l’unica profonda distinzione tra un quadro ed un altro. La scrittura tenta di assolvere dunque alle mancanze della figura… Infine c’è anche un’altro aspetto, ovvero mi sembra di fare un torto incredibile non riscattando ciò che mi è stato concesso, come una dedica alle muse ispiratrici.

Sorprende l’uso delicato di un materiale potente come il bitume, diluito fino a creare velature leggere che ricordano la tecnica dell’acquerello. Da cosa nasce questa scelta?
Mi piace molto l’estrema versatilità del bitume, il suo modo di reagire ai diluenti sintetici che lo fanno diventare una patina sottilissima dal colore ocra, il suo respingere l’acqua che crea campiture vuote. Ciò che più mi affascina nel dipingere non è la fisionomia realizzata a carboncino che eseguo inizialmente ma l’operazione che affronto dopo utilizzando il bitume, materiale che uso ormai da molti anni. Lavoro in orizzontale girando intorno alla tela e questo mi permette di perdere ogni predominante aspetto anatomico concentrandomi invece sul bitume, sul suo modo di essere ancestrale nelle diluizioni continue che forzano i confini della visione, diffondendo densità sovrapposte di luce che conferiscono al volto proprietà estetiche.

 

Domenico Grenci Charlene 1, 2016 Bitume e carboncino su tela 183x101 cm Courtesy: Galleria Alessandro Casciaro, Bolzano

Domenico Grenci, Charlene 1, 2016, Bitume e carboncino su tela, 183×101 cm
Courtesy Galleria Alessandro Casciaro, Bolzano

 

 

Domenico Grenci. Sguardi
13 ottobre – 19 novembre 2016
 
Pedro Cano. Flores
18 ottobre – 19 novembre 2016

Galleria Alessandro Casciaro
Via Cappuccini 26/a, Bolzano

Info: +39 0471 975461
info@alessandrocasciaro.com
www.alessandrocasciaro.com

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