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Ci siamo. Domani, 25 marzo, apre con la tradizionale preview su invito, la nuova edizione di MiArt e chiudiamo il ciclo di chiacchierate guidate, nelle scorse newsletter, da Giorgio Verzotti e Milovan Farronato. Ora sappiamo tutto, o quasi, quello che c’è da sapere su novità e struttura di MiArt 2010 e leggiamo uno spirito di squadra, un senso di collaborazione ed entusiasmo nelle parole di Donatella Volontè e Giacinto Di Pietrantonio, curatori per il secondo anno consecutivo rispettivamente del settore “moderno” e “contemporaneo”…

Francesca Di Giorgio: Anche quest’anno la vostra curatela ha mantenuto la divisione nei settori “moderno” e “contemporaneo”. Come avete interagito? E quali sono le peculiarità di questa nuova edizione?
Donatella Volontè: Abbiamo deciso di rispondere autonomamente, quindi non so se Giacinto condivida quanto sto per dire. So che lavorare con lui è facile: condividiamo il progetto, le strategie, mettiamo in comune conoscenze e competenze e il mix che ne risulta mi sembra funzioni.
 Sul continuare a dividere settore storico e contemporaneo è in realtà un dibattito aperto: da un lato ci piacerebbe giocare con una serie di rimandi infiniti fra passato e presente, dall’altro la divisione è sostenuta da molti galleristi e collezionisti che si muovono più a loro agio fra le consonanze e le omogeneità piuttosto che nella contaminazione delle differenze. Ma, ripeto, è un dibattito aperto e nessun esito è scontato. 
Questa edizione, più di ogni altra, è segnata dall’aver creato un contenitore di cultura, a partire dal catalogo curato da Giorgio Verzotti per proseguire nei tanti incontri, conversazioni, tavole rotonde coordinati da Milovan Farronato.
 E poi, girando fra gli stand, chiunque potrà cogliere l’intento di realizzare vere e proprie mostre, a volte monografiche, a volte piccole rassegne che dicono molto sulla vocazione e  sulla storia delle singole gallerie.
Giacinto Di Pietrantonio: Quando si affronta un’impresa come la fiera si sa fin dall’inizio che è un lavoro collettivo e che la riuscita è dovuta in gran parte all’interazione che si riesce a creare tra le persone e le parti di questa. Il fatto che anche quest’anno continui la collaborazione è la testimonianza che siamo oramai una squadra che funziona. So bene che la domanda è legittima, ma per quanto mi riguarda fino ad ora mi son trovato bene a collaborare con Donatella che lavora per la Fiera da 15 anni e che ha un’esperienza senza la quale non avrei saputo affrontare (per me che sono novizio) molti problemi. 
La divisione tra moderno e contemporaneo è stata una delle questioni principali messe sul tappeto della “riforma” quando sono arrivato lo scorso anno, forse ciò è dovuto al fatto che – provenendo dal mondo dei musei e dell’insegnamento – sono più portato a vedere l’arte nella sua continuità di relazioni storiche che come divisione merceologica, però forse i tempi non sono ancora maturi. D’altra parte riflettiamo che tale contaminazione è una questione che va affrontata, perché sono già in atto nella realtà. Non a caso la questione delle contaminazioni e delle riscritture delle fiere d’arte è anche una delle problematiche discusse dagli autori del terzo numero di MiArt Magazine. 
La fiera, la fiera d’arte, è da tempo non solo una piattaforma di mercato, ma un luogo del mercato che si alimenta e alimenta contenitori culturali, perché l’economia fiorisce dove fiorisce la cultura e viceversa. Per questo abbiamo raddoppiato le conferenze e i dibattiti costruendo due apposite sale, la Arte Disputatio e la Miscellanea, nelle quali contemporaneamente si svolgono conferenze, dibattiti, tavole rotonde, presentazioni.
 Ci tengo a sottolineare che questa non è solo una naturale iniziativa della fiera, ma una richiesta che ci viene anche dalle gallerie, che si sono rese conto per prime che la fiera va animata andando oltre le opere contenute negli stand. Anche il catalogo, insieme alla comunicazione affidata dallo scorso anno ad un fotografo di grande qualità come è stato Gabriele Basilico e quest’anno Armin Linke, è concepito non più come un mero elenco di nomi, ma anche come uno strumento che racconti la storia delle gallerie e l’importanza che queste hanno avuto in Italia nella costruzione della storia dell’arte moderna e contemporanea. Vorrei chiarire, a scanso di equivoci, che il racconto pubblicato nel volume di quest’anno è solo una prima tappa in cui compaiono alcune gallerie e non altre, ma che tutte compariranno per la parte che gli compete nei prossimi anni e nei prossimi volumi.

Le istituzioni e le realtà al di fuori del “sistema fiera” si sono rivelate importanti per il MiArt che agisce nell’ottica di un rapporto continuo e duraturo con il territorio…
Donatella Volontè: “Fare sistema” sembra uno slogan logoro e abusato ma la realtà è che a Milano non è assolutamente scontato riuscirci: è troppo tempo che i privati sono lasciati soli ad operare – soprattutto nell’arte – e questa consuetudine ha disabituato a lavorare insieme per obiettivi comuni.
MiArt da un paio d’anni cerca di realizzare collaborazioni con quanti in città credono nella promozione e diffusione della contemporaneità: e così sono nati La Sfida, Vanessa Beecroft, Ibrido, l’Assessorato alla Cultura del Comune ma anche la “Giornata del Contemporaneo” con la NABA. E poi le tante sinergie, forse meno evidenti, con ACACIA, Università IULM…
Da tempo abbiamo deciso di smettere di lamentarci per quello che non c’è e di lavorare per esaltare quanto già esiste in città, in termini di risorse e di creatività.
Giacinto Di Pietrantonio: Come ho detto prima è imprescindibile riuscire in una grande impresa senza un lavoro di squadra interno ed esterno ed è quanto stiamo attuando con i partner sopracitati, ad esempio la relazione con il Comune Assessorato alla Cultura di Milano ha dato risultati importanti sia sul piano della visibilità sia del pubblico, siamo comparsi persino sul New York Times e le code per la performance della Beecroft sono un dato evidente, come lo sono i quasi diecimila visitatori della mostra Ibrido in una settimana, roba da record! Lo stesso si dica per la Festa Grande che avevamo organizzato con la NABA, nella quale con Marco Scotini abbiamo sviluppato e testato nuovi formati espositivi. Questi risultati fanno ben sperare non solo per le sinergie in atto, ma per quelle che possono produrre in aggiunta per il futuro, un futuro molto a portata di mano.

Nei precedenti incontri abbiamo parlato con Giorgio Verzotti dell’importanza di un costituendo museo d’arte contemporanea per la città di Milano. Su quale fronte interviene, nella pratica, un evento come MiArt?
Donatella Volontè: Penso che MiArt possa agire nel senso di creare una coscienza collettiva, di far uscire il dibattito dalla cerchia degli addetti ai lavori. MiArt in cinque giorni richiama oltre 35.000 persone che sentono il bisogno di condividere la contemporaneità, di avvicinarsi alle tante letture del presente che l’arte, nelle sue diverse forme, opera. E d’altra parte, penso che le istituzioni non possano rimanere insensibili a questa richiesta di cultura così ampia e diversificata. E poi un museo d’arte contemporanea, come dimostrano le esperienze nazionali e non, è un volano, capace di incidere sensibilmente sul carattere del territorio, di qualificarlo. Credo fermamente che a Milano sia tempo che all’intensa attività dei privati si affianchi l’iniziativa pubblica, per ribadire la centralità della cultura.
Giacinto Di Pietrantonio: L’assenza di un museo d’arte moderna e contemporanea, anche se quello moderno è in via di apertura nei prossimi mesi all’Arengario con il Museo del Novecento, è una mancanza grave per una città come Milano. Tutti speriamo nella spinta che può dare l’EXPO del 2015. Milano è l’unica città in cui la fiera d’arte, e quindi MiArt, precede le istituzioni museali moderne contemporanee e quindi serve a creare la coscienza della necessità di un museo d’arte contemporanea. Infatti la politica non può ignorare tutto ciò, non può far finta che non ci sia tale richiesta da parte di un numeroso pubblico. E se una città misura la sua dinamicità basandosi sul suo apparato fieristico (Milano è tra le prime al mondo) a maggior ragione bisogna rendersi conto che in tutto questo il Museo d’Arte Contemporanea è centrale.

Se doveste riassumere con diplomazia, ma senza riserve, cosa significa organizzare un evento fieristico – annessi e connessi – quali parole usereste?
Donatella Volontè: Posso tentare un riassunto del bello e del buono, ma anche del difficile e poco nobile, appunto gli annessi e connessi. E dunque: progetto – pianificazione – risorse – controllo di gestione – media – istituzioni – campagna pubblicitaria – immagine coordinata – gallerie – collezionisti – catalogo – editoria specializzata – layout – allestimento – relatori – curatori – conferenza stampa – pubblico – vernissage – vip lounge – stand – insegne – biglietteria – allestimento – smontaggio – rassegna stampa… edizione 2011.
Giacinto Di Pietrantonio: Incredibile ma vero, per prima cosa, per me è un grande divertimento e sono sicuro che visitando MiArt vi divertirete anche voi…

MiArt 2010
26 – 29 marzo 2010
Inaugurazione giovedì 25 marzo (su invito)
fieramilanocity, padiglioni 3-4
Ingresso Porta Teodorico 11
viale Scarampo, Milano
Info: + 39 02 48550420
www.miart.it

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