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INTERVISTA DI CHIARA CANALI A MEZZAPELLE-DERIU

Si è svolta a Roma la seconda edizione di ADD Festival-Arti Digitali 2011 – promosso dalla Provincia di Roma nell’ambito delle Giornate della Creatività – che quest’anno ha previsto oltre al consueto concorso per artisti emergenti dedicato alle opere video, anche una esposizione di opere, installazioni, performance live e una serie di incontri e seminari sui temi della comunicazione digitale, videoarte, teatro, cinema e videoclip.Tra i protagonisti dell’arte digitale internazionale, sono stati invitati a presentare le loro opere gli artisti Mezzapelle-Deriu, Nicola Evangelisti, Maurizio Bolognini, TagliaMani, Francesca Fini, oltre all’installazione Electronic Man di Salvatore Iaconesi e Oriana Persico, in omaggio al centenario di Marshall McLuhan.
Abbiamo incontrato il duo Mezzapelle-Deriu, particolarmente attivo tra Italia e Spagna, già vincitore del Premio Celeste 2008, la cui opera è in evidenza nella hall centrale di Macro Testaccio…

Chiara Canali: Per ADD Festival avete presentato il lavoro React the voidun’inedita installazione che si presenta come una distesa metamorfica di guanti in lattice, aggregati a grappolo, che si gonfiano e sgonfiano azionati dalla pressione dell’aria compressa. Quali significati e valori mette in circolo quest’opera?
Mezzapelle-Deriu:
Innanzitutto va precisato che nei nostri lavori non procediamo necessariamente attraverso un percorso razionale in cui pianifichiamo a priori i contenuti. Piuttosto affidiamo l’ideazione a un processo intuitivo che successivamente matura in fase di realizzazione. Ad ogni modo, questo momento scaturisce da temi d’interesse cui dedichiamo particolare attenzione e a posteriori riconosciamo immancabilmente il substrato di riflessioni da cui ha avuto origine il lavoro. React the void nasce sicuramente dall’osservazione dei contesti attuali in cui si assiste ad una esacerbazione dei difficili equilibri tra sistemi di controllo delle pressioni-tensioni e le reazioni nelle dinamiche collettive. Le tre centraline di controllo che regolano i flussi d’aria compressa, mantengono sempre i livelli di pressione entro i limiti dell’esplosione. Abbiamo utilizzato guanti in lattice perché ci interessava il loro valore oggettuale trasmutato nella dimensione altra dell’arte e per i vari e ovvi rimandi simbolici della mano come individualità e azione. Particolare attenzione è stata posta anche ai ritmi di “respiro” dei singoli guanti: il tappeto sonoro che si genera accompagna e sottolinea la componente emotivo-ansiogena dell’installazione.

Come si sviluppa nel vostro lavoro la pratica interattiva e come mai è così centrale in ogni opera progettata?
L’interattività che noi adottiamo non è prettamente orientata ad un’interazione tra opera e pubblico, come comunemente viene intesa, fatta eccezione per Idrofonie che è una sorta di strumento video-musicale. Piuttosto ci interessa creare quelli che potremmo definire organismi o ecosistemi autonomi in grado di produrre e reagire a sollecitazioni interne. Sicuramente la nostra ricerca si connota per un approccio scientifico caratterizzato dalla fascinazione per le leggi naturali cui è imprescindibilmente assoggettata la materia. Gli strumenti digitali divengono un mezzo che si interfaccia ad esempio con i tre stati dell’acqua in Do not touch, o con le leggi della fisica e della statistica in Pachinko. Non vorremmo ad ogni modo confinare troppo il nostro lavoro in un’unica direzione e in proposito recentemente abbiamo sviluppato anche progetti disegnati con software di grafica 3D e realizzati con sistemi di prototipazione laser come Dirittura d’arrivo.

Cosa vuol dire, per voi, sviluppare progetti di New Media Art e come vi relazionate con le potenzialità dei linguaggi digitali?
Le innovazioni in ambito tecnologico indubbiamente influiscono da sempre sui cambiamenti culturali e sulla percezione della realtà. Per noi è importante adottare i mezzi propri della nostra epoca che segnano e definiscono il mondo contemporaneo. In altri termini crediamo sia un processo inevitabile l’appropriazione da parte dell’arte dei mezzi del proprio tempo. Sicuramente questi linguaggi possono permettere lo sviluppo di nuove modalità espressive ma comportano anche il facile rischio dell’effetto fine a se stesso riducendo il lavoro a un mero e sterile esercizio di stile. Il nostro approccio verso i linguaggi digitali sta progressivamente maturando in nuove direzioni e in particolare i nuovi progetti non prevedono più l’utilizzo del video.

In che modo il contesto artistico di Barcellona, nel quale vivete e lavorate, vi ha permesso di progredire nella vostra ricerca artistica?
Da poco viviamo anche a Barcellona, città che ci ha attratto per la grande attenzione che rivolge alle tecnologie digitali e in cui abbiamo riscontrato anche un interessante fermento culturale. Tuttavia non siamo ancora riusciti a vivere in modo approfondito queste realtà perché, paradossalmente, da quando abbiamo deciso di vivere parte dell’anno oltre frontiera, siamo stati invitati e impegnati in Italia gran parte del tempo, ironia del destino…

Il progetto in breve:
Mezzapelle-Deriu. React the void
ADD Festival-Arti Digitali 2011
23-26 giugno 2011
Macro Testaccio
Piazza Orazio Giustiniani 4, Roma
Info: www.addfestival.com
www.mezzapelle-deriu.com
www.btfgallery.com

Mezzapelle-Deriu, “React the void”, 2011

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