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INTERVISTA DI MATTEO GALBIATI

In occasione dell’ultima grande mostra personale che si è tenuta presso la Biblioteca Internazionale “La Vigna”, nell’appartamento detto Casa Gallo restaurata dal celebre architetto Carlo Scarpa, a Vicenza – sua città natale – abbiamo incontrato Manuela Bedeschi che ci ha accompagnato nella visione delle opere realizzate appositamente per questo impegnativo progetto espositivo…

Matteo Galbiati: Vedendo questi tuoi ultimi lavori non si può che rimanere colpiti dal grande impegno che hai profuso. Sono molti, di grandi dimensioni, ciascuno con un’identità molto forte eppure tutto pare essere così strettamente legato… Raccontaci questa tua esperienza.
Manuela Bedeschi:
Sono felice quando mi si presenta l’opportunità di poter esporre in un luogo non commerciale, quest’occasione è stata per me imperdibile, aggiungendo alla qualità estetica e strutturale del luogo il fatto di essere proprio una “casa”, cioè di rappresentare al meglio un tema che è sempre stato presente con importanza primaria fra i soggetti che ho trattato nel tempo. La decisione di esporre è stata velocissima, ma la definizione dei singoli lavori e della loro collocazione è stata invece lenta e molto pensata, e più volte rivista e cambiata, finché sono giunta all’allestimento attuale, che ho comunque deciso all’ultimo momento con l’eliminazione di un paio di opere che mi sono sembrate superflue. Tutto è stato fatto per l’occasione, con dimensioni pensate per le specifiche collocazioni, e con la ripresa della tela dipinta che non usavo da un po’, ma che qui mi si è presentata come obbligatoria. Al contrario, l’idea dell’opera esterna, proiezione in facciata del segno del quadrato che è stata la forma cui ho legato la maggior parte di questi lavori, è stata immediata e istintiva, senza dubbi o ripensamenti, e la sua realizzazione, sebbene impegnativa, mi ha dato grande soddisfazione, soprattutto attraverso il giudizio del pubblico.

Come si relazionano le opere con gli ambienti che sono tutti aperti, percorribili, senza sbarramenti né divisioni? La struttura e le linee volute da Scarpa per Casa Gallo come hanno influenzato la disposizione e la concezione delle opere?
Assolutamente sì, lo spazio che le doveva accogliere è stato determinante nel pensarle e deciderle. Il rispetto e l’ammirazione per questo luogo, il fatto che il mio percorso artistico, quando possibile, ha sempre cercato di dialogare con il luogo prescelto, tutto questo mi ha piacevolmente condizionato, sfidandomi a cercare di integrarmi con questi spazi pur rimanendo coerente con la mia personale ricerca artistica. Anzi trovando proprio nell’ambientazione e nel calcolo di questi spazi, così definiti e strutturati, l’elemento che, dialogando, sostiene le mie opere. La fluidità del luogo, suddiviso in zone solo da pareti morbidamente stondate irrigidite da profili di ferro, dà alle opere la possibilità di essere lette con naturalezza e con scorci visivi che le sovrappongono magicamente. Situazione unica e irripetibile.

Da cosa trae origine e spunto il titolo Doppio quadrato?
All’interno dell’appartamento, curato nei minimi dettagli, esiste un passavivande chiuso da una geniale “portina” a doppia anta che, aprendosi asimmetricamente, divide la parte centrale in due quadrati lasciandone uno per lato. Chiusa, può essere considerata un’opera a se stante; aperta, se ne legge tutta la genialità. Il mio titolo è un piccolo omaggio all’intelligenza e a quella “ricercatezza di buon gusto” cose che non è mai facile incontrare.

Da molti anni lavori con il neon, come è nato questo rapporto identitario con un non-materiale come la luce?
L’inizio è lontano, quando ancora la figurazione era ben presente sia nelle mie sculture che nella produzione pittorica, ma era soprattutto nelle installazioni, che avevo bisogno di aggiungere ad elementi di recupero, parti dipinte o modellate, un tocco luminoso che era rappresentato da semplici tubi al neon di colore base che appoggiavo qua e là, dove mi sembrava servisse luce e quando avevo bisogno di un contrasto forte. Un tubo al neon sapeva ben stridere, per esempio, con una vecchia inferriata arrugginita che veniva da chissà dove…

In cosa pensi si differenzi la tua espressione da quella di tutti gli altri artisti che hanno utilizzato o utilizzano lo stesso medium? Con quali senti di condividere uno stesso sentire? Quali invece sono stati per te modello e ispirazione?
Come tutti gli amanti dell’arte contemporanea, prima ancora che come artista, ho ben presente la produzione di tanta arte che ha prima proposto e poi imposto l’uso di questo mezzo, ritenendolo materiale pittorico e tecnologico allo stesso tempo. Ma i miei interessi personali si sono sempre rivolti a tutta l’arte povera italiana, che vedo rappresentata al meglio da Mario Merz, mentre nelle grandi avanguardie non finisco mai di incantarmi di fronte ad un Rothko.
In questo periodo, poi, sto rivedendo la sterminata produzione di Louise Nevelson e di Louise Bourgeois, che ritengo ancora sottovalutate. Questo per dire che, anche se uso il neon, mi sento molto vicina ad altre forme espressive che forse arrivano all’emozione con più immediatezza, creando quindi anche ad un livello interiore di affinità quel contrasto che ricreo spesso nei miei lavori, dove il tubo al neon può accompagnarsi ad una più morbida pittura.

Il tuo segno-gesto si preserva in un certo minimalismo, asciutto e chiaro, eppure le tue opere non sono mai fredde e infondo un sentimento irrinunciabile e innegabile. Come s’irradia questa emozione attraverso materiali industriali e antiaccademici?
In parte ho già risposto alla domanda precedente, cioè raccontandoti che ciò che mi piace e attira non è “freddo”, anzi mi piace aggiungere che mi sento anche un po’ decadente…
Ma quello che mi interessa è proprio arrivare a dare sensazioni spirituali e interiori con quelle opere dove c’è una pittura silenziosa che parla di luoghi della mente e del cuore e il neon, nelle ultime opere addirittura nascosto, diventa solo “luce” con tutte le accezioni spirituali e filosofiche che gli si possono dare.

Sai cosa è stato deciso riguardo alla scelta di mantenere l’opera posizionata sulla facciata esterna – preludio alle altre esposte in mostra – come installazione permanente? Cosa significa per te questo lavoro?
Tengo molto al grande lavoro esterno, in facciata, e già realizzarlo è stata una grande soddisfazione, ma di più ancora ne ho avuta dal consenso dei tanti visitatori che ne hanno capito lo spirito e chiedono che resti firmando una petizione in tal senso. Sarebbe un bellissimo segnale di voglia di contemporaneità attraverso un sottile segno luminoso, rispettoso della nobile facciata di questo palazzo cittadino – Palazzo Brusarosco Zaccaria – sede della biblioteca internazionale “La Vigna” che, attraverso la disponibilità del suo presidente il professor Bagnara, dimostra grande apertura verso il presente. Speriamo…

Sappiamo che tieni molto al confronto, tanto con gli artisti “maturi” quanto con i giovani, con i quali cerchi uno scambio di pensieri e di idee diretto. Questo desiderio di reciprocità penso sia segno di notevole apertura e denoti una voglia di fare che non si fa bastare mai nulla. Cosa rappresenta per te questo dialogo, soprattutto, con la nuova generazione?
Rappresenta il dialogo, appunto. Con i giovani puoi parlare, puoi ben confrontarti, puoi imparare molto e puoi mantenere un rapporto ottimale con la creatività, che per fortuna non accenna a calare e sta crescendo in qualità.

Quali sono gli artisti, tra i giovani, che, incontrati in questi anni, pensi siano destinati al succeso? Chi pensi sia meritevole di attenzione?
Fra i tanti… Francesco Candeloro, Valerio Anceschi, Cesare Galluzzo…

Un’artista instancabile, energica, piena di voglia di fare come te avrà già in vista altri progetti. A cosa stai lavorando? Puoi farci qualche anticipazione?
Sto lavorando a dei progetti per la prossima stagione, ma preferisco non fare ancora anticipazioni!

La mostra in breve:
Manuela Bedeschi. Doppio quadrato

a cura di Maria Lucia Ferraguti
presentazione di Massimo Donà
Biblioteca Internazionale “La Vigna” – Casa Gallo di Carlo Scarpa
Palazzo Brusarosco Zaccaria, Contrà Porta S. Croce 1-3, Vicenza
Info: +39 044 4543000
4 maggio – 25 giugno 2011

In alto:
“Seriale”, 2011, 6 elementi di neon e plexi, cm 50x50x50
In centro:
Particolare delle opere di Manuela Bedeschi ambientate negli spazi dell’appartamento detto Casa Gallo di Carlo Scarpa presso la Biblioteca Internazionale La Vigna, Vicenza
In basso:
In primo piano, visione parziale dell’opera “Dinamico”, 2011, tecnica mista su tela e neon, cm 75×304; in secondo piano “Sincopato”, 2011, tecnica mista su tela e neon, cm 70×412

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