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MILANO | Galleria Milano | 30 gennaio – 29 marzo 2014

di KEVIN McMANUS 

Strana “fortuna” quella di Carl Grossberg (1894-1940). Tra i più significativi esponenti della Neue Sachlichkeit, apprezzato e quotato in patria, non ha mai trovato nella letteratura di settore lo spazio di colleghi quasi coetanei come Otto Dix e George Grosz. Di lui sono note alcune immagini – le turbine innanzitutto – il più delle volte trangugiate nell’accumulo di “cartoline” relative a quel cruciale periodo della pittura tedesca ed europea in generale.

Carl Grossberg, Berlin Rheingold, 1928, acquerello su carta, 40x50 cm

In Italia, poi, il nome di Grossberg sfugge a buona parte delle letture, anche specifiche, sul tema, con l’importante eccezione della rassegna Il Realismo in Germania, curata da Emilio Bertonati nel 1971. Eppure Grossberg è una figura assai rilevante dal punto di vista storico: pur essendo grossomodo coetaneo, come detto, di Dix e Grosz, è toccato solo perifericamente dalla koiné espressionista dell’immediato dopoguerra, e già negli anni che precedono la mostra, curata da Hartlaub a Mannheim, appare affascinato, più che dalle caricature sociali dei colleghi, da un macchinismo declinato – nonostante il richiamo ad alcuni precedenti Dada –  secondo una raggelante resa oggettiva dell’ingranaggio, della pelle del macchinario; un approccio sensuale alla macchina che informa poi tutta la sua ricerca post-1925, distinguendola ancora una volta da quelle, più note, dei compagni di viaggio.
Carl Grossberg, Zandvoort, 1925, olio su tela, 60x50 cmUn parziale risarcimento storico è offerto dalla Galleria Milano, sempre attenta alla profondità culturale delle sue iniziative, che nelle proprie sale, allestite con la consueta sobria essenzialità, propone una rassegna di dipinti, disegni e litografie di Grossberg eseguiti tra il 1920 e il 1937. La prima caratteristica che si nota, nell’osservare questi lavori, è la loro capacità di uscire dalla cornice, di creare un ambiente. Non si tratta di particolari soluzioni prospettiche o comunque spaziali; non c’è nulla di “barocco” o di teatrale in queste vedute, che si tratti di paesaggi urbani, di interni o di ritratti di macchine. Piuttosto, è il modo di mostrare i luoghi e le cose a porsi in modo particolare, non tanto come una rappresentazione, quanto come una domanda. Queste stanze ci interrogano, ci risucchiano nell’enigma della loro fredda autoevidenza. Il fruitore diventa un testimone, un abitante inquieto di queste scene in cui la precisione dei dettagli non è mai illustrativa, ma sempre funzionale alla dinamica interna del quadro, al movimento che, nella sospensione della scena, l’occhio di chi guarda si trova costretto a compiere. In questa dinamica, l’assenza totale di figure umane appare come una logica conseguenza, più che come una causa; così il lacerante Interieur del 1935 non appare come un luogo abbandonato dagli uomini, ma piuttosto come una versione moderna e architettonicamente impeccabile, in stile Bauhaus, di uno scenario primigenio in cui l’uomo non ha ancora messo piede, uno scenario fatto sì di forme note, ma arrangiate con uno straniamento formale, un design tanto asettico nelle linee quanto inospitale, inumano.
Completa la mostra un catalogo, nell’usuale formato della Galleria Milano, corredato di belle immagini e preceduto da uno stimolante testo del curatore Antonello Negri, che entra in questi temi con la solita penetrante incisività.

La visionarietà oggettiva di Carl Grossberg
a cura di Antonello Negri

30 gennaio – 29 marzo 2014

Galleria Milano
Via Manin 13 – Via Turati 14, Milano
 

Orari: da martedì a sabato 10.00-13.30 e 16.00-20.00
Ingresso libero
 

Info: +39 02 29000352
info@galleriamilano.com
www.galleriamilano.com

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