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L’immagine del suono non è certo il primo appuntamento che ha a che fare con la musica e che porta la firma di Luca Beatrice, in tanti riconoscono la sua cultura in ambito musicale e soprattutto l’abilità di tradurla in scrittura… (ricordo, tra gli altri, il testo sul lavoro di Fausto Gilberti, nostro “cover-artist” del numero #65 di giugno-luglio). Il progetto si presenta come un evento nell’evento, in contemporanea e in collaborazione con il Summer Festival di Lucca – con la direzione di Alessandro Romanini – che andrà a coinvolgere svariate sedi della cittadina in Lunigiana.
Qui, le immagini, per dirla con le loro parole, “suonano bene” in un percorso fitto ad intreccio di musica, parole e arte visiva. Luca Beatrice invita ad intendere l’arte come uno show ininterrotto…
L’arte, quella buona, come la musica, si riconosce al primo ascolto?


Francesca Di Giorgio: La musica è presenza costante nel suo lavoro, l’ha resa protagonista di mostre e pubblicazioni monografiche… Qual è la natura di questo nuovo progetto?

Luca Beatrice: La musica è una parte importante della mia vita: mi accompagna da sempre come una colonna sonora. Non c’è niente di meglio di poter unire questa grande passione al mio lavoro, e da sempre cerco di cogliere tutte le occasioni per trasformare la musica in immagini. Nel 2006, ad esempio, ho curato a Perugia Sound & Vision, la prima mostra dedicata interamente alle contaminazioni tra musica e arti visive e da poco è uscito in libreria un mio libro che tratta l’argomento in modo approfondito: Visioni di Suoni (Arcana, 2010).
Quello che mi ha conquistato del progetto è che L’immagine del suono è un vero e proprio festival artistico all’interno di quello musicale. Le mostre curate da me e da Alessandro Romanini formeranno un vero e proprio “percorso” parallelo a quello dei tanti concerti che si alterneranno sul palco di Piazza Napoleone.
Gli appassionati di arte potranno apprezzare l’alto livello delle opere scelte mentre gli appassionati di rock, a Lucca per seguire i concerti, potranno godersi come uno spettacolo nello spettacolo e sotto un nuovo punto di vista i lavori di miti indiscussi come Lou Reed e Patti Smith, che forse non tutti conoscono come artisti visivi.

Ci racconta come ha costruito la mostra e messo in relazione artisti internazionali così diversi?

Con Alessandro Romanini abbiamo pensato a un percorso che potesse offrire una suggestione quanto più completa sul territorio delle contaminazioni tra arte e musica: dalla fotografia, al videoclip, alla pittura.
Gli artisti scelti non sono così diversi: si tratta di una generazione di grandi artisti, creativi a 360 gradi che non hanno avuto paura di mettersi in discussione sperimentando anche in campi differenti dal loro.
La loro da un lato è una sfida pericolosa, se si pensa alle aspettative che si possono generare sulla qualità del prodotto che presentano ma dall’altra parte questi artisti possono contare sulla tranquillità che gli danno schiere di fan pronti a acclamarli e, perché no, anche a perdonare qualche ingenuità in nome di una credibilità guadagnata in carriere decennali.

C’è un’espressione anglosassone, “sounds good” (si sa l’inglese ha il dono della sintesi…) che, chiamando in causa il senso dell’udito del verbo “to sound”, viene usata per far intendere che le cose promettono bene… Quando le immagini diventano musica per le sue orecchie?
Tutto è musica per le mie orecchie! Mi piace guardare all’arte e allestire le mostre scegliendo i singoli pezzi come brani della scaletta di un concerto. L’arte come la musica è innanzi tutto uno spettacolo, alcune inaugurazioni sono come concerti con tanto di rock star, il curatore e gli artisti, e di fan che li seguono.

Sembra ci sia una mania (una su tutte) che l’arte visiva ha ereditato dal mondo della musica: hit list, classifiche di artisti, galleristi, curatori, direttori e così via… L’arte certo non si vuole esimere dalla amata/odiata “dittatura dello spettatore” ma qual è o sarà, secondo lei, il tormentone dell’arte nell’estate 2010?

Sicuramente so che quello della scorsa estate è stato il mio (e di Beatrice Buscaroli) Padiglione Italia alla Biennale di Venezia, record di polemiche e di successo di pubblico!
Per questa estate invece penso di più a un’assenza: in occasione della Biennale di Carrara a Maurizio Cattelan è stato impedito di compiere una delle sue opere-performance-burle. L’artista padovano avrebbe voluto sostituire provvisoriamente il monumento dedicato in città a Giuseppe Mazzini con una statua di Bettino Craxi, entrambe figure chiave nella storia del nostro paese. In seguito alle polemiche e al no della sovrintendenza Cattelan ha deciso di esporre la sua scultura nel cimitero monumentale di Marcognano. Questo lavoro, interpretato in chiave scandalistica avrebbe invece potuto avere significati profondi e drammatici come la paura dell’esilio, della lontananza, di morire lontano dalla patria e un forte valore anticonformista. Avrebbe potuto essere una vera hit!

Che mi dice, invece, riguardo l’esplosione del nuovo fenomeno che lei definisce “art-rock” e di cui ha scritto recentemente in occasione dell’opening di It’s Not Only Rock’n’Roll, Baby! alla Triennale Bovisa di Milano? È una mostra importata dall’estero come fenomeno alla moda oppure gli italiani sono troppo poco “rock”?

Ho parlato di un “nuovo art-rock”, quello storico invece è quello che ha giocato un ruolo da protagonista tra anni ‘70 e ‘80 con band come i Sonic Youth, a proposito del fenomeno sviluppatosi a partire dal 2001 quando la scena americana, che si temeva sarebbe rimasta congelata a causa dello shock dell’attentato al WTC, si è invece ripresa con un’esplosione di nuovi linguaggi creativi. Ad esempio quello del New Acoustic Movement di Devendra Banhart, di Bianca Casady delle CocoRosie e di Daniel Johnston: questi artisti sono stati selezionati per la mostra che cita e saranno esposti anche nell’Immagine del suono.
Se è vero che il rock, quello vero, qui in Italia lo abbiamo sempre preso in prestito da oltre oceano, a livello di contaminazione musica-arte la scena italiana si difende grazie a alcuni artisti con i quali mi piace lavorare e che presento anche a Lucca: Andy, ex Bluvertigo, Bugo, Tricarico, musicisti che si stanno affermando con successo anche in campo artistico.

La mostra in breve:
L’immagine del suono
a cura di Luca Beatrice e Alessandro Romanini
in contemporanea e in collaborazione con il Summer Festival di Lucca
Lucca:
Villa Bottini | Via Elisa 9
La Casermetta del Museo Nazionale di Villa Guinigi | Via della Quarquonia 4
Galleria Numero 38 | Via del Battistero 38
Inaugurazione venerdì 9 luglio 2010 alle ore 18.00 | Villa Bottini
Fino al 29 agosto 2010

In alto da sinistra:
Anton Corbijn, Iggy Pop, 1996, lightprint cm 68×68, collezione privata
Lou Reed, Topple, archival pigment print, cm  85×112
Daniel Johnston, Rock it prime jive, 2007, pennarello su carta, cm 51×38

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