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VERBANIA | Palazzo Viani Dugnani | 4 giugno – 30 ottobre 2016
VERBANIA | Villa Giulia | 25 giugno – 2 ottobre 2016

Doppia intervista a FEDERICA RABAI e MICHAEL JAKOB di Matteo Galbiati

Il verbano da sempre evoca scenari suggestivi e ameni scorci dove la presenza del lago ha plasmato un paesaggio incantevole e toccante, un luogo dove l’arte e la passione per la natura hanno nei secoli trovato modo di confrontarsi e contaminarsi reciprocamente. In occasione della riapertura del Museo del Paesaggio a Palazzo Viani Dugnani, Verbania ospita, nello stesso museo, la mostra 150 Troubetzkoy 1866-2016 mentre la cornice di Villa Giulia accoglie Immaginare il giardino, due mostre che mettono in evidenza proprio il legame fortissimo tra l’arte e la natura che si respira in questo bellissimo territorio. Abbiamo incontrato Federica Rabai e Michael Jakob, curatori delle due esposizioni, che ci hanno accompagnato nella scoperta di questi due progetti da annoverarsi tra le mete di questa estate:

Paolo Troubetzkoy, Mia moglie, databile al 1911, gesso patinato bronzo, 183x80x76 cm

Paolo Troubetzkoy, Mia moglie, databile al 1911, gesso patinato bronzo, 183x80x76 cm

Cosa significa riaprire il Museo del Paesaggio di Verbania con queste due mostre? Come si legano rispettivamente all’identità, alla storia, alle collezioni e all’ambiente culturale di questo luogo?
Federica Rabai
– Figlio del Principe Russo Pietro Troubetzkoy (ambasciatore russo in Italia) e della cantante lirica Ada Winans, Paolo nasce sulle sponde del Lago Maggiore nel 1866, a Intra (quartiere sassonia). Nel ‘67 si trasferisce poco più in alto, a Ghiffa, dove il padre aveva acquistato diversi terreni e aveva fatto costruire la Villa di famiglia, poi cenacolo artistico e luogo di incontro della cultura ottocentesca. Troubetzkoy ama molto l’Italia e il Lago Maggiore, tanto da tornarci spesso dopo i suoi grandi viaggi in Francia, Russia e America. Diverse sono le foto che lo ritraggono in barca a vela sul Lago Maggiore. Al termine della sua vita affitta uno studio a Suna (Verbania) dove trascorre i periodi estivi, dividendosi tra il Lago e la sua abitazione francese. Era doveroso riaprire il museo, dopo quasi tre anni di chiusura, con un’esposizione interamente dedicata a questo grande artista, ancora troppo inesplorato e sconosciuto in Italia, ma che ha dato tanto al nostro Paese amandolo e arricchendolo della sua arte. Per sua stessa volontà il nostro museo possiede 340 gessi provenienti proprio dai suoi due atelier (di Suna e Neully-sur-Seine) e questo indica il forte legame che l’artista provava per la sua terra natia e il Museo, prima Istituzione culturale del territorio già riconosciuta all’epoca, sia dagli artisti che dai mecenati.

Micahel Jakob – Il giardino è un tema classico in riva al lago. Il Lago Maggiore vanta da secoli giardini che hanno caratterizzato la storia dei giardini europei, come per esempio quelli delle Isole Borromee. Inoltre, Verbania ha lanciato da anni una manifestazione importante come Editoria e giardini, senza dimenticare la tradizione vivaistica, le collezioni di camelie, ecc… Insomma l’ambiente culturale del lago Maggiore appare ideale per una riflessione sul fenomeno del giardino in genere.

Immaginare il giardino, veduta della mostra, Villa Giulia, Verbania Pallanza

Immaginare il giardino, veduta della mostra, Villa Giulia, Verbania Pallanza

Quali scelte avete fatto rispettivamente?
Rabai
– Gli spazi del piano terra della sede principale del Museo a Palazzo Viani Dugnani ospitano, in un percorso sobrio ed equilibrato, le opere dell’artista Troubetzkoy, ogni sala presenta un aspetto della vita dell’artista accompagnato da foto storiche provenienti dall’archivio fotografico del museo e pannelli per il pubblico, oltre che da utili didascalie ragionate che raccontano al visitatore qualche aneddoto riguardante le opere esposte e da alcuni video. Quello che presentiamo è un racconto, il racconto della vita del Principe Troubetzkoy e dei suoi rapporti con l’alta società, per la maggior parte conosciuta proprio nella sua villa di famiglia sulle sponde del Lago Maggiore o grazie ad alcuni incontri avvenuti proprio tra le mura domestiche.

Jakob – La scelta è stata quella di privilegiare un aspetto assai poco conosciuto: la rappresentazione dei giardini nelle incisioni dal Seicento all’Ottocento, e pure nei filmati d’avanguardia degli anni ’60 e ’80.

Paolo Troubetzkoy, Nudo femminile, s.d., gesso colorato policromo, 52x38x26 cm

Paolo Troubetzkoy, Nudo femminile, s.d., gesso colorato policromo, 52x38x26 cm

Di Paolo Troubetzkoy ricorre il 150° della nascita, una concomitanza “felice” data la ricchezza delle collezioni del museo? Quali pezzi compongono la mostra, quale percorso ha creato?
Rabai
– In mostra sono presenti 150 opere tutte provenienti dalle collezioni del Museo del Paesaggio che ne possiede 340 in totale, frutto di una generosa donazione avvenuta dopo la morte dell’artista – ma su sua stessa volontà – da parte del fratello minore Luigi e della seconda moglie dello scultore. Lungo otto sale il pubblico potrà conoscere la famiglia del Principe russo Troubetzkoy, i suoi maestri, i mecenati e gli incontri illustri che gli arricchirono la vita, come quello con Bernard Shaw, Gabriele D’Annunzio e Tolstoj. Poi ancora i soggetti preferiti (le eleganti figure di signora, i bambini, gli animali e i nudi femminili) e i diversi materiali con i quali lavorava più spesso; il breve, ma importantissimo, periodo russo e la sua partecipazione a numerosi concorsi per la realizzazione dei grandi monumenti alle glorie nazionali. Infine una preziosa, anche se parziale, ricostruzione dell’amato studio francese attraverso l’analisi di alcune foto storiche provenienti dall’archivio fotografico del museo del paesaggio. 

Cosa si mette in luce dell’artista? Anche rispetto al contesto e al luogo?
Rabai
– La sua vita veramente “internazionale”, molto intensa e ricca di esperienze e di incontri. In ogni Paese frequenta i più importanti salotti aristocratici e alto borghesi, i circoli artistici più alla moda, attori e attrici della Hollywood del tempo, cantanti e principi. La mostra mette in luce la sua internazionalità e il suo successo nato proprio a Verbania, grazie alle sue doti e all’intuito di alcuni grandi maestri che frequentavano Villa Ada come Giuseppe Grandi e Daniele Ranzoni. Di Troubetzkoy colpisce la sua anti-convenzionalità nei ritratti e la sua innovazione nell’esprimere e nel declinare in scultura alcuni temi. Famoso è il suo monumento ai caduti di Pallanza, uno dei monumenti ai caduti più anti-retorico e dolce della storia.

Paolo Troubetzkoy, Gruppo di signore in poltrona

Paolo Troubetzkoy, Gruppo di signore in poltrona

Troubetzkoy ha avuto importanti collaborazioni e commissioni all’estero, rendendolo uno degli artisti italiani più richiesti e di successo della sua epoca, come mai resta poco conosciuto al grande pubblico italiano?
Rabai
– L’opera di Troubetkoy, probabilmente, era stata considerata troppo innovativa per la sua epoca, molto conosciuto tra gli esperti d’arte ma – da sempre – poco “popolare”. Un artista internazionale che ha lasciato più segni all’estero che nella sua terra natia, l’Italia, anche se molte sono le sue opere presenti in musei italiani e i suoi monumenti ufficiali in tutta la Nazione. Abbastanza incomprensibile questo oblio in Italia ancora oggi, forse artista troppo d’elite? … Speriamo di poter contribuire con questa mostra alla riscoperta di un grande artista come lui, se lo merita. 

Viene definito “impressionista” pur essendo uno scultore, cosa significa?
Rabai
– Troubetzkoy inizia la sua formazione nell’ambito della scapigliatura lombarda con Daniele Ranzoni e Tranquillo Cremona, ma è nel suo periodo francese che acquisisce la cifra stilistica ispirata proprio dallo scultore Rodin e dal pittore Boldini, da molti – infatti – è ricordato come “lo scultore impressionista’. Era un grande fautore del “ritratto dal vero”, che cogliesse i sentimenti e i tratti caratterizzanti dei suoi modelli, le sue opere comunicano “emozioni”, non sono mai semplici ritratti. I pittori dell’Impressionismo dipingono la vita di Parigi nell’Ottocento: la vivacità notturna nei caffè del quartiere di Montmartre, le ballerine e i musicisti dell’Opéra, le gite estive in riva al fiume, i cieli e le coste francesi. La loro rivoluzione consiste nel ritrarre la luce e i colori come i veri soggetti dei loro quadri, con una pittura che ancora oggi conserva immutata la sua freschezza e che ha aperto la strada a tante sperimentazioni artistiche successive. Il movimento nasce a Parigi grazie a un gruppo di artisti di talento che desidera portare avanti l’insegnamento della scuola realista: rappresentare sulla tela la realtà quotidiana come noi la vediamo, senza troppi dettagli e rifiniture che sfuggono alla vista, un concetto nuovo per l’epoca, perché gli artisti prima di loro erano soliti dipingere scene storiche o mitologiche, paesaggi o nature morte, seguendo il gusto del pubblico e le indicazioni dell’Accademia dove si insegnavano le Belle Arti. Troubetzkoy, infatti, rifiuta tutte le costrizioni e gli studi Accademici.

Immaginare il giardino, veduta della mostra, Villa Giulia, Verbania Pallanza

Immaginare il giardino, veduta della mostra, Villa Giulia, Verbania Pallanza

La mostra a Villa Giulia parla invece di giardino: cosa suggerisce esattamente titolo, Immaginare il giardino? Come si vive e immagina un giardino?
Jakob
– Il titolo rimanda al fatto che la nostra conoscenza nel caso dei giardini si basa soprattutto su materiali visivi: oggi fotografie e filmati, e nel passato disegni, incisioni, stampe d vario genere. La maggior parte della gente nel passato poteva soltanto immaginare i giardini, visto che si viaggiava raramente. Le stampe portavano agli interessati, amanti dei giardini, cultori del bello, l’immagine dei giardini lontani. Nel contempo, le immagini divulgate servivano da modello per creare nuovi giardini. Se si pensa poi al fatto che col tempo quasi tutti i giardini spariscono e/o vengono trasformati, ciò che rimane è proprio l’immagine fissata in un momento dato.

Il percorso espositivo segue due modalità differenti, si divide quasi in due capitoli. Quali sono? Come si strutturano?
Jakob – Diciamo che c’è un tema principale, maggiore: quello della rappresentazione dei giardini dal Seicento all’Ottocento, un itinerario illustrato attraverso delle bellissime stampe romane, olandesi, viennesi, nonché francesi (quelle di Le Rouge, che documentano le novità europee del Settecento). Il tema minore è, a mo’ di contrappunto, la visione del giardino nei filmati sperimentali della seconda metà del Novecento. Queste opere non raccontano il giardino; cercano piuttosto di pensarlo come una forma estetica maggiore, come luoghi di sorpresa e di sperimentazione.

Immaginare il giardino, tavola tratta dal 3° Volume: Giardini/ Tomo III della raccolta Le Rouge, Villa Giulia, Verbania Pallanza

Immaginare il giardino, tavola tratta dal 3° Volume: Giardini/ Tomo III della raccolta Le Rouge, Villa Giulia, Verbania Pallanza

Quali opere compongono questa esposizione? Che periodo comprendono? Quali pezzi particolari ha scelto di esporre?
Jakob
– Abbiamo scelto delle opere eccezionali per la loro rarità e per la qualità grafica. Le otto tavole del Vasi, per esempio, che illustrano i grandi giardini romani non si vedono quasi mai. Forse è addirittura il giovane Piranesi che ha collaborato a questo progetto. Le due raccolte olandesi di fine XVII secolo, dimostrano anch’esse che editori e proprietari di giardino erano sempre alla ricerca dei migliori artisti dell’epoca. Le Rouge, di cui mostriamo 58 tavole, è l’autore di una formidabile enciclopedia per immagini del giardino europeo. La sua opera verrà interrotta soltanto dalla Rivoluzione Francese.

Come sono evoluti il concetto, la pratica e la “forma” del giardino nel tempo? Come li racconta la mostra?
Jakob
– Il giardino è in costante evoluzione. Durante alcune epoche s’è imposto un certo stile, per esempio quello italiano del Quattro e Cinquecento, o quello detto “alla francese”, seicentesco, o ancora quello chiamato “stile inglese” (o anglo-cinese, pittoresco) del Settecento. Dall’Ottocento in poi si assiste ad una crisi stilistica che perdura nella nostra epoca. Lo si evince benissimo dall’opera di Rudolf Siebeck, di cui mostriamo alcune tra le più belle tavole. Dagli anni 1820 in poi non si sa più come disegnare i giardini, poiché tutto sembra essere già stato realizzato. Nasce quindi uno stile eclettico, anzi, direi quasi postmoderno che mescola svariati stili, elementi, forme. La mostra racconta in modo lineare lo sviluppo storico, pur illustrando anche il momento in cui diventa difficile identificare un solo linguaggio dominante nell’arte dei giardini.

Immaginare il giardino, veduta della mostra, Villa Giulia, Verbania Pallanza

Immaginare il giardino, veduta della mostra, Villa Giulia, Verbania Pallanza

Come si legano tra loro le due esposizioni?
Rabai
– Le esposizioni in qualche modo celebrano il territorio attraverso la presentazione di due aspetti importantissimi che ancora oggi lo rendono famoso nel mondo: il grande mecenatismo culturale che porta alla nascita delle grandi ville e ai loro giardini storici. Anche la famiglia Troubetzkoy entra in questo aspetto, il padre di Paolo aveva una forte passione per la botanica tanto da acquistare 90.000mq di terreno a Ghiffa per costruirci la villa di famiglia, poi cenacolo artistico di rilevante importanza, e la sua enorme serra dove coltivava le specie più preziose e rare di piante esotiche e nostrane.

Jakob – In modo molto naturale: il giardino è sempre anche un luogo dove la scultura è presente. Nel contempo, non va dimenticato che Troubetzkoy ha vissuto in bellissime ville con giardini altrettanto magnifici in riva al lago Maggiore e che quindi la presenza del giardino appare indispensabile nella sua vita artistica. 

Doveste dare un suggerimento, perchè sono mostre che vanno viste?
Rabai
– Vanno viste perché sono una grande opportunità per scoprire o riscoprire personaggi, luoghi o aspetti che hanno fatto grande un territorio facendolo entrare nella storia e nella cultura nazionale e internazionale, perché sono piacevoli e allestite in due luoghi storici ricchi di fascino e perché completano una piacevole giornata sul Lago Maggiore.

Jakob – Perché è un’occasione unica per vedere delle rarissime opere che ci permettono di riflettere e di sognare. 

150 Troubetzkoy 1866-2016
a cura di Federica Rabai 

4 giugno – 30 ottobre 2016

Palazzo Viani Dugnani
Via Ruga 44, Verbania 

Immaginare il giardino
a cura di Michael Jakob

25 giugno – 2 ottobre 2016

Villa Giulia
Corso Zanitello, Verbania Pallanza 

Orari: Palazzo Viani Dugnani da martedì a venerdì 11.00-18.00; sabato domenica e festivi 10.00-19.00; Villa Giulia da martedì a venerdì 14.00-18.00; sabato domenica e festivi 10.00-18.00
Ingresso a ciascuna mostra intero €4.00; ridotto €2.50; scuole €1.00; gratuito per disabili e un accompagnatore; biglietto cumulativo per le due mostre €6.00

Info: Museo del Paesaggio
+39 0323 556621
segreteria@museodelpaesaggio.it
www.museodelpaesaggio.it

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