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RIMINI | Museo della Città di Rimini | 10 gennaio – 08 marzo 2015

intervista a RENATO BARILLI di Ilenia Moschini

La terza edizione della Biennale dei Giovani Artisti Italiani, organizzata dall’Accademia di Belle Arti di Bologna, presenta i lavori di ventinove artisti (tutti nati attorno agli anni Ottanta), selezionati dai critici Renato Barilli, Guido Bartorelli e Guido Molinari; una scelta che parte dalla convinzione che viviamo in un periodo fervido e multiforme in cui le tendenze artistiche sono tutte in gioco e si intrecciano ibridandosi tra di loro. Dopo l’avvio bolognese, l’esposizione è stata infatti allestita sino al 19 dicembre scorso presso i locali della stessa Accademia, la mostra si sposta a Rimini, al Museo della Città, dove inaugurerà il 10 gennaio e resterà aperta sino all’8 marzo 2015.

A pochi giorni dall’opening riminese abbiamo intervistato uno dei curatori, il professor Renato Barilli, rivolgendogli alcune domande riguardo la nuova scena artistica italiana che procede senza gerarchie interne, ma attraverso connessioni produttive e vicendevoli.

Simona Paladino, In linea d’aria, 2014

Può descriverci brevemente la mostra e le ragioni che hanno spinto lei e i due co-curatori, Guido Bartorelli e Guido Molinari, a presentare questa rassegna?
Noi partiamo dal presupposto che in Italia ci sia una creatività incessante, manifestata non solo nei lunghi intervalli riportabili alla misura classica della generazione, pari a circa un ventennio, ma con ritmo assai più fitto, per cui conviene condurre indagini molto più ravvicinate, nella certezza che il vivaio non delude, ovvero, detto in termini marinareschi, si può constatare che le riserve si rinnovano rapidamente, non bisogna attendere a lungo per vedere il mare ripopolarsi. Il che, sia ben chiaro, avviene in tutte le parti del mondo, e non solo nel nostro Paese. Oggi esiste una creatività diffusa spalmata sull’intero pianeta, essendo cessata la tradizionale supremazia del nostro Occidente. E a questo incremento senza pari si è aggiunto anche l’apporto delle donne artiste, assai scarso nel secolo scorso. Da qui l’opportunità di condurre sondaggi a tempi brevi. La misura della biennale in questo senso appare ideale, come dimostra la fitta frequenza di manifestazioni di questo taglio in tutte le parti del mondo. A dire il vero, però, l’evento che più si avvicina a questa Biennale Tre portava il titolo, anch’esso con indice iterativo, di Officina Italia 2, con riferimento a una ormai lontana Officina Italia del 1997. Devo anche dire che sono costretto a questa insistenza sul solo territorio nostrano a causa della diminuzione costante dei contributi provenienti dall’Assessorato alla Cultura della Regione Emilia Romagna: arrivano solo pochi soldi con cui ci si può muovere solo sul piede di casa, chiedendo generosi sacrifici agli artisti.

Federico Lanaro, Focus, 2013, foto di Giuliano Panaroni

Se, come voi stessi affermate, in questo periodo storico non prevale nessuna tendenza artistica ma tutte le istanze sono in equilibrio dinamico tra eclettismo e ibridazione, quali sono stati i criteri adottati per scegliere gli artisti e le opere da esporre?
I criteri cui mi sono attenuto assieme ai due colleghi, presenti accanto a me già in occasioni precedenti, scaturiscono proprio dalla diagnosi generale da cui siamo partiti, si tratta cioè di andare a frugare entro i vari filoni oggi coesistenti, cercando di cogliere i casi che li rappresentano con più forza e originalità, al di fuori di facili conformismi. Certi requisiti, novità di soluzioni, forza e abilità con cui vengono condotte, ricompaiono pur nel mutare delle poetiche e delle tecniche impiegate, anche se risulta opportuno dare ascolto a ciascuna di esse, attraverso validi rappresentanti.

Andrea Grotto, Battle Plan II, 2014

Guido Bartorelli, durante la conferenza stampa di presentazione del progetto, ha asserito che rispetto al passato in cui esistevano movimenti o gruppi che dettavano le linee di ricerca, oggi il vero soggetto interessante è il soggetto collettivo che si muove e si relaziona attraverso collegamenti e scambi reciproci. È d’accordo con questa affermazione? Quali sono i tratti essenziali che delineano questa nuova entità?
La mancanza di leader in queste selezioni di giovani potrebbe essere l’effetto naturale del fatto stesso che ci si rivolge a esperienze iniziali, diamo tempo al tempo a ciascuno di questi protagonisti, consentiamogli di crescere e di subire feconde mutazioni. Ma certo tra i connotati più tipici di questa creatività generalizzata di cui ho parlato subito in apertura c’è senza dubbio il venir meno di picchi isolati e svettanti a favore di un tessuto medio.

Bounty Killart, Voluptatis Venerae (particolare), 2014

Visitando la mostra emergono alcuni aspetti quali il ritorno della pittura e dell’elemento naturale, una forte componente oggettuale e riferimenti a correnti artistiche storiche quali, per esempio, Minimalismo e Arte concettuale. Dunque, qual è l’indice di differenziazione che caratterizza i lavori degli artisti presentati all’interno di questa manifestazione?
In coerenza di quanto già detto, questa rassegna è una giudiziosa ed equilibrata antologia di quanto di meglio si pratica nelle varie tendenze e tecniche, con qualche oscillazione in su e in giù, come avviene per i titoli in borsa. Per esempio, si registra un certo arretramento della foto, e anche di un concettuale “puro e duro”, mentre si impongono le installazioni, più che mai site specific, capaci cioè di utilizzare a meraviglia l’articolazione degli spazi messi a disposizione, utilizzandone anche certi recessi, o aperture di vani e di porte. Inoltre pur nel mezzo del ricco arco di soluzioni di questo genere si nota uno spostamento verso esiti “soffici”, pronti cioè a utilizzare materiali ben lontani dalla freddezza e rigidità dei metalli. Ma forse la nota più caratteristica è il ritorno in forze della vecchia signora, della pittura, benché in modi originali, ben lontani dal famigerato quadro da cavalletto, e invece pronti ad adattasi alle pareti e ad animarle in modi vari e intriganti.

Cristina Treppo, Pavimento (particolare), 2014

Questa edizione della Biennale Giovani è la terza di una serie iniziata nel 2006. È possibile rintracciare affinità e divergenze di queste iniziative svoltesi nel corso di circa un decennio e fare così il punto della situazione riguardo alla giovane arte italiana?
Per arrivare al numero tre, abbiamo insistito soprattutto su mostre in questa sede delle Belle arti. Ce n’era stata una corrispondente a un Premio DAMS, quasi pegno della solidarietà tra un corso universitario come quello destinato alle Discipline delle arti, musica e spettacolo (questo lo scioglimento corretto del famoso acrostico) e l’istituzione accademia di belle arti, al di là di inutili e nocive separazioni che purtroppo il sistema legislativo italiano mantiene e anzi ribadisce. La Biennale Due, svoltasi proprio nella sede anche oggi usata, aveva per così dire una finalità applicata, presentava cioè bozzetti intesi come proposte per andare a svilupparne progetti di arredo urbano, a due o a tre dimensioni, previsti cioè per pareti di edifici o per piazze o crocevia comunque all’aperto.

Lucia Veronesi, Paesaggio senza titolo#7, 2014

Crede ancora nelle Accademie come spazi laboratoriali e luoghi di innovazione capaci altresì di creare un network con la città e le altre istituzioni culturali? A questo proposito, nello specifico del contesto bolognese, pensa che si possa giungere in un futuro prossimo alla fusione, da lei più volte auspicata, tra Dipartimento delle Arti e Accademia e far sì che questa unione potenziale possa essere da esempio anche per altre realtà italiane?
Come detto sopra, ci avevamo provato, a condurre manifestazioni che risultassero da una totale confluenza di Università e Accademie. Purtroppo quell’esperimento è cessato, per colpa del partner universitario, cioè di un DAMS che ha perso l’iniziale vivacità. Ma l’obiettivo di una completa confluenza e identificazione tra le due strutture resta sempre attuale. In definitiva è solo il nostro Paese, assieme a pochi altri nel mondo, a mantenere una simile stupida, ingiustificabile separazione tra il fare e il riflettere criticamente. Si noti che tante facoltà, o dipartimenti, visto che le prime sono state cancellate dalla recente riforma Gelmini, si pensi a medicina, a veterinaria, ad agraria, uniscono un aspetto teorico a uno di necessaria applicazione manuale diretta, esattamente come accade nelle Accademie. Sono solo i settori umanistici che, del tutto a loro danno, pretendono di conservare una anacronistica ripugnanza rispetto a un momento di applicazione diretta sul campo, a sporcarsi le mani, subendo un ultimo e vacuo retaggio di concezioni rinascimentali.

BG3. Biennale dei Giovani Artisti Italiani
a cura di Renato Barilli, Guido Bartorelli e Guido Molinari

 Artisti: Sara Benaglia, Francesco Bertelé, Giulia Bonora, Bounty Killart, Chiara Camoni, Federica Delpiano, Niccolò Morgan Gandolfi, Gabriele Garavaglia, Nicola Genovese, Laura Giovannardi, Marco Gobbi, Roberta Grasso, Andrea Grotto, Federico Lanaro, Dario Lazzaretto, Gemis Luciani, Daniela Manzolli, Cristiano Menchini, Damiano Nava, Valerio Nicola, Simona Paladino, Emmanuele Panzarini, Fabrizio Prevedello, Roberto Pugliese, Alessandro Roma, Angelo Sarleti, Cristina Treppo, Adriano Valeri, Lucia Veronesi

10 gennaio – 08 marzo 2015

Museo della Città di Rimini
via L. Tonini 1, Rimini

Orari: dal martedì al sabato, ore 8.30 – 13.00 e 16.00 – 19.00
domenica e festivi 10.00 – 12.30  e 15.00 – 19.00
lunedì chiuso

Info: musei@comune.rimini.it
www.ababo.it

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