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NAPOLI | PAN Palazzo delle Arti di Napoli | 15 ottobre – 7 novembre 2017

Intervista a LAURA GIARDINO di Chiara Serri

Nelle nuove opere di Laura Giardino, realizzate appositamente per il PAN di Napoli, la signora scompare. In passato ritratte in pose discinte, successivamente defilate, spinte da prospettive incongrue ai margini della scena, le sue figure abbandonano definitivamente la tela. Escono dal campo visivo, invitando lo spettatore a prendere il loro posto, tenendosi ad un corrimano o spingendo un maniglione antipanico. Assenti fisicamente, sono presenti negli oggetti comuni, nella banalità – per nulla rassicurante – di luoghi che appartengono al vivere quotidiano. Spazi anonimi, certo, ma ridisegnati dall’uso di colori acidi e luci irreali che gelano la narrazione, creando un senso di generale sospensione in cui è impossibile risolvere l’enigma di fondo e scoprire ciò che è accaduto o ciò che presto accadrà. Sensazioni ambivalenti che la curatrice Marina Guida individua come tratto distintivo della ricerca di Laura Giardino, tra atmosfere noir e graffiante ironia.

Laura Giardino, FLOOD 11, 2017, tecnica mista su tela, 60x50 cm

Laura Giardino, FLOOD 11, 2017, tecnica mista su tela, 60×50 cm

Prima personale istituzionale in Italia e prima collaborazione con la curatrice Marina Guida. Come è nato il progetto Out of Field?
Marina Guida ha visto le mie opere nello stand della Galleria Area\B ad ArtVerona nel 2017, si è interessata alla mia ricerca ed ha invitato me ed Isabella Tupone ad esporre a Napoli. Ci siamo trovate così in sintonia, anche dal punto di vista umano, che il lavoro è stato fluido: autonomia, massima libertà e punti di vista condivisi.

Cosa si intende per Out of Field e cosa intendi tu in particolare?
Nei miei quadri c’è molto “fuori campo”. Grandangoli, prospettive che precipitano, che salgono, sovrabbondanza di punti di fuga che portano a deformazioni prospettiche. Credo che la lettura della curatrice sia stata soprattutto questa. Spesso mi hanno fatto notare che anche le opere di piccole e medie dimensioni sul muro sembrano grandi. Hanno bisogno di spazio. Dal mio punto di vista, il “fuori campo” assume anche un valore inclusivo. Mi piace includere chi guarda, “tirare dentro” lo spettatore.

Parli di grandangoli… Il costante riferimento al cinema?
Mi nutro di cinema. È una delle forme d’arte che frequento di più, anche quando non è arte (ride, n.d.r.). Si tratta di un tipo di visione che ho maturato negli anni e che gli altri notano sempre. I miei tagli, però, sono estremi, da cinema psichedelico. Confesso di guardare più film che quadri…

Nel 2013 ti avevamo incontrata in occasione della personale So Quiet… a Milano. Da allora le novità sono parecchie, soprattutto dal punto di vista cromatico…
Da So Quiet… lo stacco è netto, ma se si considerano le mostre in mezzo il passaggio è un po’ più graduale. Ora i colori sono estremi, potenti, saturi e azzardati (con i colori ti prendi un rischio, e anche forte). Avevo bisogno di spingermi oltre, di sperimentare. Non voglio annoiarmi dipingendo.

Nelle opere esposte ricorre spesso il rosso magenta, steso per velature, che va ad evidenziare zone topiche, profonde, misteriose della scena…
Quasi tutte le tele hanno avuto inizio da una base magenta, quindi l’accordo con quel colore è fondamentale. Non so spiegarne il motivo. Forse perché crea una luce tra le più irreali. Il rosso tende all’onirico e al misterioso.

Quali sono i luoghi che frequenti abitualmente con la tua pittura?
Dipingo luoghi senza una particolare identità o identificabilità, ma possibilmente frequentati. Scelgo spazi che appartengono a tutti, nei quali è facile identificarsi. La figura a poco a poco è sparita e, se ancora c’è, è collocata in posizione defilata. Al suo posto metto una sedia, una macchina, un corrimano, elementi che portano l’osservatore a diventare esso stesso protagonista.

Un elemento di novità è costituito dalla presenza ricorrente dell’acqua. Che valore assume per te l’elemento liquido?
Mettere l’acqua è un po’ come fare un taglio nel quadro. Si crea uno spazio altro, inaccessibile in quanto sommerso e per questo affascinante. L’opera si apre così ad una nuova dimensione…

Progetti per il futuro?
Diversi, tra i quali la collaborazione con una galleria olandese e un’altra personale in uno spazio pubblico entro la fine del 2018, ma per ora la mostra di Napoli sta assorbendo tutte le mie energie…

Laura Giardino nasce nel 1976 a Milano, dove vive e lavora.
www.lauragiardino.net

Eventi in corso:
Laura Giardino. Out of Field
a cura di Marina Guida
Promossa da Assessorato alla Cultura e al Turismo del Comune di Napoli
In collaborazione con Galleria AREA\B, Milano
Catalogo edito da E20 Progetti, con testo critico di Marina Guida

15 ottobre – 7 novembre 2017

Inaugurazione: sabato 14 ottobre, ore 17.30

PAN Palazzo delle Arti di Napoli

Via dei Mille 60, Napoli

Orari: da lunedì a domenica ore 9.30-18.30, chiuso il martedì
Ingresso libero

Info: +39 081 7958651
pan@comune.napoli.it

Galleria di riferimento:
Galleria AREA\B, Milano
www.areab.org

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