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LISSONE (MB) | MAC – Museo d’Arte Contemporanea 14 settembre – 13 ottobre 2013

Intervista a ETTORE TRIPODI di Matteo Galbiati 

Alla sua prima mostra in uno spazio museale, Ettore Tripodi (1985) ha scelto di presentare una serie di lavori liberamente ispirati a L’immortale di Jorge Luis Borges. Secondo una prassi che gli è spesso consueta, il testo letterario diventa pretesto, fonte iniziale, per innescare quelle idee che il giovane artista andrà poi a sviluppare, modificare  e alterare nell’esecuzione delle sue opere. I suoi disegni, raffinati esempi di una perizia esecutiva meticolosa che si assimila a quella di antica prassi, favoriscono il susseguirsi narrativo di immagini che fondono e legano, in questo specifico progetto, le sue esperienze raggiunte nella fase precedente della sua ricerca con gli esiti ultimi che ha conseguito.
L’intreccio narrante e prolifico, del suo pensiero e della sua immaginazione, si trascrive in opere in cui il disegno si colma di memorie e simbologie, intrecciando nuovi codici possibili che, come nuove icone, si aprono alla diversificata possibilità di ogni singolo sguardo.
Abbiamo colto l’occasione per porre al giovane artista alcune domande.



Come è nata la tua passione per il disegno? Quali sono i tuoi modelli?
Disegno da sempre, per quel che ricordo… Ho diverse fotografie di me bambino in cui disegno. Non ho un modello in particolare, i modelli, come i pensieri e le nuvole, cambiano forma in continuazione e quel che mi piace oggi potrebbe non piacermi più domani.

Le tue opere, che hanno spesso un accento surreale, sono piccoli universi narrativi che celano al loro interno storie da decifrare. Come suggerisci al pubblico lo svelarsi di questi racconti?
Spero sinceramente di non essere così criptico da dover essere decifrato! Di solito mi pongo un pretesto da seguire o tradire, un binario che si piega all’occorrenza, una cornice-idea che deve poter contenere tutte le idee, le sensazioni, le emozioni che mi vengono in mente o che provo. In fondo il pubblico può non essere al corrente della cornice-pretesto che mi sono imposto: mi piace che l’immagine abbia poi vita propria e si riveli diversamente a seconda di chi guarda.

Ricorri alla tecnica mista: quali sono gli strumenti che prediligi per le tue opere? Come le “costruisci”? Come pensi alle immagini che vuoi ottenere?
Mista ma non troppo! In fondo i materiali che uso principalmente sono la carta l’inchiostro, gli acquerelli, le tempere. Ultimamente solo tempere e foglia d’oro. Solitamente mi viene in mente un’immagine che provo a disegnare, la disegno e non corrisponde a quello che avevo in mente (mai!), Questo è un bene, sarebbe noioso disegnare quel che ho in mente così com’è. Invece viene fuori sempre un’altra cosa e allora mi stupisco di quel particolare fuori controllo, così sopraggiungo ad un’altra idea che subito disegno, e così via.

Hai una cura nel lavoro che da più parti è stata definita affine a quella del miniatore. Cosa rappresenta per te la profondità del tuo lavoro nella sua parte più tecnica in fase di realizzazione e come si lega poi alla dimensione di senso dell’opera finita?
La tecnica in sé non ha per me un valore simbolico, è il mezzo di cui mi servo per esprimermi.

In questa tua ultima mostra La Città degli Immortali al Museo di Lissone – la tua prima in un museo – ha legato il tuo intervento al testo L’immortale di Jorge Luis Borges. Ci racconti i contenuti di questo progetto?
Tempo fa lessi quel racconto che svolge in prosa un esergo che mi ha molto colpito, dice più o meno: “Disse Salomone non ci sono cose nuove sulla terra, come pensò Platone tutto è ricordo, quindi Salomone diede la sua sentenza, tutte le novità sono dimenticanza”.
Allora m’è venuta in mente la figura di un miniaturista babilonese che si mette in testa di raccontare gli ultimi giorni della sua città, e assieme di salvare tutto il patrimonio letterario della sua civiltà, solo non può usare la parola, poiché ognuno ha la sua lingua. Decide allora di illustrare tutti i classici della letteratura che conosce.
Questo è il pretesto, il mio lavoro è stato quello di smontare i nostri classici e rimontarli di modo da crearne di nuovi.

Quali pensi possano essere gli sviluppi della tua ricerca, dove stai guardando?
Mi piacerebbe molto fare delle sculture. Sto pensando a questo…

A quali progetti stai lavorando per l’immediato futuro?
Il 24 ottobre partecipo al premio Cairo al Palazzo della Permanente di Milano; il 17 dicembre ho una mostra personale alla Galleria Opere scelte di Torino.

Ettore Tripodi. La Città degli Immortali
a cura di Alberto Zanchetta 

14 settembre – 13 ottobre 2013

Museo d’Arte Contemporanea
viale Padania 6, Lissone (MB)

Orari: martedì, mercoledì e venerdì 15.00-19.00; giovedì 15.00-23.00; sabato e domenica 10.00-12.00 e 15.00-19.00
Ingresso libero 

Info: www.museolissone.it

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