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DOCVA – Documentation Center for Visual Arts
Milano

La pittura è oro. Tre occasioni per parlare di pittura in Italia (di Francesca Di Giorgio)

Quando si parla di pittura in Italia? Ma soprattutto, quando accade, come se ne parla? Parlare e scrivere di pittura sembra davvero difficile. Si è arrivati ad una situazione di stallo. Diciamocelo la critica contemporanea non sa che pesci prendere e allora il ciclo di incontri inaugurati al DOCVA di Milano arriva come un’occasione da prendere al volo. Il centro di documentazione per le arti visive di Fabbrica del Vapore apre le porte a dibattiti di cui fare tesoro per il futuro anche attraverso i materiali che vi saranno depositati e messi a disposizione del pubblico. In tre giornate, la prima lo scorso 29 ottobre, tre spunti di riflessione differenti ma complementari cui sono chiamati a confrontarsi ed esprimersi galleristi, critici, artisti e scrittori. Questioni aperte, insomma, nate nella maniera più classica, dai dialoghi di quattro “addetti ai lavori”: Luca Bertolo, Davide Ferri, Antonio Grulli, Maria Morganti. Sentite cosa ci dice Davide Ferri, raggiunto dalle nostre domande…


Francesca Di Giorgio: La pittura è oro. Tre occasioni per parlare di pittura in Italia. Tre tavole rotonde attorno al medium pittura. Un ciclo di incontri che prevede la partecipazione di professionalità e punti di vista differenti. Chi e cosa c’è dietro a questi appuntamenti?
Davide Ferri:
Due artisti (Maria Morganti e Luca Bertolo) e due curatori (Antonio Grulli e Davide Ferri). Poi molti invitati, per lo più critici, curatori, artisti e galleristi che negli anni hanno espresso posizioni differenti rispetto al medium pittura. Abbiamo, quindi, deciso di invitare non solo quelli che di pittura si sono occupati con continuità (tra questi abbiamo dovuto necessariamente escluderne alcuni) ma anche quelli che hanno manifestato un approccio diverso e, in alcuni casi, di dichiarata ostilità.
L’urgenza che ci ha spinto a proporre al DOCVA La pittura è oro ha poi a che fare con la constatazione che c’è una generazione di critici e curatori, a cui anch’io appartengo, che vorrebbe tornare ad occuparsi di pittura ma che manifesta questa intenzione con una specie di paura, di pudore, forse, perché lo fa all’interno di un vuoto critico che dura da molti anni, come rilevavano da tempo Maria e Luca.

Che tipo di impostazione avete dato al programma, come sono stati scelti i temi oggetto di dibattito e quale obiettivo vi siete prefissati?
L’obiettivo è semplicemente quello di fornire qualche strumento in più per parlare di pittura poi, possibilmente, di contribuire alla ripresa di un dibattito vivo. I temi proposti vengono fuori da una serie di incontri, lunghe discussioni che io, Maria, Antonio e Luca abbiamo fatto nel corso della scorsa primavera. Certamente siamo partiti da urgenze e opinioni diverse. Ci siamo confrontati in lunghe conversazioni (spesso fino a tarda notte e per alcuni giorni consecutivi!). Le nostre riflessioni sulla pittura (che talvolta prendevano forma in pregiudizi e resistenze) e i testi che abbiamo letto confluiscono nei tre incontri proposti. Abbiamo anche immaginato tre cornici dentro cui potessero intervenire non solo gli addetti ai lavori, ma anche chi la pittura la guarda da altri ambiti di ricerca.

Tre temi in tre giornate. Avete esordito il 29 ottobre mettendo in tavola: Pittura come racconto. Raccontare la pittura. Puoi riportarci in pillole un intervento dal taglio particolarmente interessante?
Il primo incontro era una discussione incentrata sugli effetti della ferita prodottasi tra pittura e narrazione (per lo più nel corso del XIX secolo) sul lavoro dei pittori di oggi. È vero che la pittura ci sembra avere meno strumenti di altri medium per raccontare il mondo in cui viviamo? Tiziano Scarpa, che è uno che la pittura contemporanea (e l’arte in generale) l’ha sempre guardata con molta attenzione, ha fatto un’appassionata riflessione attorno alla questione del dettaglio. Pare un problema ottocentesco ma credo che lui volesse dire che la narrazione, il racconto, è qualcosa che può sprigionarsi solo negli elementi di discontinuità interni al dipinto, nelle piccole cose che non tornano e che ti spingono altrove. Come se il dettaglio fosse una specie di cifra segreta. Scarpa raccontava anche della sua difficoltà a ritrovare questi stimoli nella pittura contemporanea. Come avevamo previsto molte cose interessanti riescono ad esprimerle meglio i non addetti ai lavori, quelli che guardano alla pittura facendo altro nella vita.

Venerdì 12 novembre è la volta di Esiste uno statuto speciale per la pittura? E, a seguire, venerdì 26 novembre, Il gap italiano. Di cosa si andrà a discutere?
La questione dello “statuto speciale” è un tentativo di verifica dell’autoreferenzialità del medium pittura e delle ragioni stesse della nostra proposta. Insomma: è vero che la pittura è un linguaggio specialistico e richiede una trattazione a parte? Quali sono i confini del medium? Siamo partiti dalla constatazione del fatto che sono i pittori stessi, talvolta, a non considerare pittori certi artisti che pur dipingono.
Il gap italiano è invece un’inevitabile riflessione sulla situazione italiana, messa a confronto con quella di altri paesi. È vero che in Italia critici, curatori e galleristi si accorgono con un certo ritardo di ciò che avviene nel mondo in fatto di pittura? E perché, salvo rare eccezioni, i nostri musei hanno dedicato così poche mostre alla pittura (soprattutto internazionale) limitandosi ad ampie panoramiche dedicate che finiscono talvolta per danneggiare la pittura?

Si vuole aggirare una questione fastidiosa che in Italia affiora ciclicamente sull’onda di alterne fortune del medium pittorico e che si interroga, con scarso successo, su una sua presunta morte/resurrezione. Esiste, secondo te, un punto di partenza dal quale iniziare una riflessione seria?
Proprio questo: iniziare una discussione facendo finta che la pittura non sia mai morta e che non debba rinascere da un giorno all’altro. Noi abbiamo stabilito, con una certa decisione, di tenere fuori dalle nostre tavole rotonde questa questione della morte e della rinascita del medium che è forse una delle ragioni per cui il dibattito critico sulla pittura, in Italia, è andato via via appiattendosi. E poi evitare quei toni spesso lamentosi che contraddistinguono molte discussioni sulla pittura quando a parlare sono i pittori stessi. Antonio Grulli direbbe che bisognerebbe iniziare a parlare di pittura con un poco di leggerezza in più.

Cosa resterà di questa esperienza? Metterete a disposizione dei materiali/risultati dei dibattiti in corso? Avete previsto un possibile sviluppo del progetto?

Ad ogni appuntamento proponiamo alcuni testi, che sono quelli che ci hanno accompagnato nel corso dei nostri incontri preparatori. Poi ci sono le immagini che scegliamo assieme ai relatori. Abbiamo inoltre deciso di aprire un sito, che avrà una durata temporanea, dove riproporremo i testi e le immagini e dove ci aspettiamo possano arrivare i contributi di chi ha cose interessanti da proporre. I video delle tavole rotonde dovrebbero essere presto visibili online. L’approdo naturale dovrebbe essere però una pubblicazione, che unisca, oltre ai contributi più interessanti emersi nel corso delle tavole rotonde, anche quei testi (saggi e articoli) sulla pittura che in Italia non sono stati ancora pubblicati e neppure tradotti. Ma il desiderio più forte, credo, è che qualcuno possa decidere di proseguire la discussione iniziata in Via Farini. Vedremo…


Il progetto in breve:
La pittura è oro. Tre occasioni per parlare di pittura in Italia.
A cura di Luca Bertolo, Davide Ferri, Antonio Grulli, Maria Morganti
DOCVA – Documentation Center for Visual Arts
Fabbrica del Vapore, via Procaccini 4, Milano
Info: +39 02 66804473
www.docva.org

Prossimi appuntamenti:
venerdì 12 novembre dalle ore 16.00 alle 19.00
Esiste uno statuto speciale per la pittura?
Intervengono: Stefano Arienti, Stefania Galegati Shines, Raffaele Gavarro, Alessandro Roma, Gianni Romano, Chiara Rusconi, Sean Shanahan, Andrea Viliani

venerdì 26 novembre dalle ore 16.00 alle 19.00
Il gap italiano.
Intervengono: Corrado Beldì, Edoardo Bonaspetti, Paola Capata, Helena Kontova, Marco Neri, Paolo Parisi, Roberta Tenconi, Fabio Tiboni, Giorgio Verzotti, Angela Vettese

In alto, da sinistra:
Marco Cingolani, “L’attentato al Papa”, 1990, olio su tela, cm 300×250
Marco Cingolani, “Battesimo Blair”, 2008, olio su tela, cm 200×150
In basso:
Luc Tuymans, “The architect”, 1997 , olio su tela, cm 113 x 144.5

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