Non sei registrato? Registrati.
MILANO | Poliart Contemporary | 3 marzo – 14 aprile 2012

Intervistaa MARCELLO DE ANGELIS di MATTEO GALBIATI

Tornano a Milano, in una nuova mostra personale, le opere di Marcello De Angelis che, per questa occasione, si rinnovano nel contenuto e nella formulazione presentando superfici integralmente monocrome, in cui i soli protagonisti rimangono l’unico colore, espresso in consistenze metallescenti, e la luce che lo intercetta e con il quale dialoga. La tecnica dell’injection painting – Marcello spreme il colore sulla tela con una siringa – permette di modulare segni dalle consistenze corpose che creano delle textures tese tra controllo chirurgico e libertà emotiva, tra razionalità e passionalità.

Matteo Galbiati: Iniziamo dal primo dato rilevante: conoscevamo il tuo lavoro in cui modulavi forme e atmosfere ricavandole da un dialogo cromatico calibrato e attento nell’accostamento dei toni. Ora ci presenti dei monocromi. Come sai arrivato a questa scelta?
Marcello De Angelis:
Il dialogo cromatico rimane sempre. È uno degli elementi principali della mia ricerca. In quest’occasione il colore è in dialogo con se stesso grazie al contributo indispensabile della luce. È un’evoluzione più intimistica e personale del rapporto luce–colore.

Rimaniamo sul colore, tu prediligi sempre delle tinte metallescenti, colori che risentono degli effetti della luce. Perché è così importante questa rivelazione cangiante nell’opera?
Dal 2002, quando ho iniziato a sperimentare la mia tecnica pittorica (injection painting), ho sempre usato tinte metallescenti anche se i primi lavori non risentivano di effetti cangianti così rilevanti. È stata un’evoluzione graduale che, partendo dalla creazione di superfici piane, mi ha portato alla composizione strutturale di volumi modellati dalla luce. L’uso di cromie metalliche mi permette di creare questi volumi plastici e dinamici partendo da superfici bidimensionali. Per creare il volume non ricorro all’uso di un metallo come Alviani, o di un’estroflessione come Castellani o Bonalumi, ma, come ho già sottolineato, è il rapporto luce-colore che crea questi effetti ottico-dinamici.

La luce, così fondamentale per te, ti occorre anche per legare l’opera all’attimo e al luogo della sua verifica?
La luce è di fondamentale importanza ed è lei a creare “l’attimo”. Quando vado a fotografare le mie opere in studio, gli operatori professionisti si trovano spesso in difficoltà nel rendere al meglio la resa cromatica nell’immagine fotografica. Al variare della fonte e dell’intensità di luce, muta anche la resa cromatica complessiva sulla superficie pittorica: i volumi plastici cambiano, si modificano e vengono a crearsi nuovi punti di vista. Paradossalmente questa verifica non è strettamente correlata alle zone gestite con l’injection painting, è soprattutto legata alla superficie di fondo, che io considero sempre più spesso “mistica”: nel momento in cui stendo le tinte di preparazione del fondo, non sono in grado di controllare la modalità di asciugatura dei colori e, di conseguenza, il risultato finale.

Le forme, i colori, il segno concorrono a creare un ritmo, che si rinnova ad ogni sguardo. Possiamo considerare questi spazi fluttuanti come in perenne trasformazione? Ti interessa questa mutabilità?
Mi piace pensare che i miei lavori abbiano una vita propria, un’estensione del mio pensiero che continua a mutare dinamicamente ad ogni sguardo.
Per assurdo rappresentano l’ossimoro della mutabilità – impermutabile.

Pensi che la tua tecnica, tanto peculiare e personale, applicata al monocromo, riesca a variare, forse rinnovare, la percezione di questo genere di opere che guardano all’assoluto?
Non è solo monocromo, la mia tecnica impone anche un volume preciso, geometrico e definito che la luce crea e scolpisce. Spesso chi sceglie di esprimersi attraverso la monocromia lo fa per manifestare, attraverso questa, una ricchezza formale in continuo mutamento. L’arte dell’ultimo secolo ne è ricca.

M’incuriosisce l’immagine di vastità che si rileva da queste tue nuove opere. Lo sguardo sembra risucchiato in una spirale che sprofonda nell’infinito. Quanto conta quest’estensione spazio-temporale? Dove conduce?
Conduce ad un’analisi introspettiva… “Così tra questa immensità s’annega il pensier mio: e il naufragar m’è dolce in questo mare.

Possiamo considerare evidente un legame che intercorre tra le tue opere e la musica? Sappiamo che per l’inaugurazione interverranno musicisti e un soprano… Come avete pensato a questo rapporto e a questo scambio?
È un legame che si genera ad ogni evento. Per ogni inaugurazione viene composto e presentato un brano musicale, una colonna sonora che rappresenti la poetica artistica in chiave sonora. L’arte al servizio dell’arte! La compositrice Paola Samoggia, per la realizzazione del brano dedicato alle mie opere, si è ispirata proprio ad esse: ha avuto modo di conoscere sia il mio pensiero artistico che i miei lavori. Il risultato di tale ricerca tuttavia mi è ancora sconosciuto: avrò modo di ascoltare il brano solo durante l’inaugurazione!

Sei evidentemente un pittore – pur non utilizzando in toto il pennello – quale pensi sia oggi il destino della pittura?
Credo che attualmente la vera ricerca pittorica – e sottolineo ricerca – sia trascurata da buona parte degli artisti. Certo, essa deve necessariamente convivere con numerosi altri media e deve avere delle correlazioni con l’epoca in cui viviamo. Non si può parlare di destino della pittura o destino dell’arte se non esiste una ricerca. E oggi questa ricerca è quasi scomparsa.

Marcello De Angelis. L’orizzonte degli eventi
a cura di Leonardo Conti

PoliArt Contemporary

Viale Gran Sasso 35, Milano

Inaugurazione sabato 3 marzo 2012 , ore 18.30
3 marzo – 14 aprile 2012

Orari: martedì – mercoledì – giovedì 16.30 – 19.00 | venerdì e sabato 10.30 – 13.00, 16.30 – 19.00
gli altri giorni per appuntamento
Info: 02 70636109 – 388 6016501 –info@galleriapoliart.com


Condividi su...
  •  
  •  
  • 1
  •  
  •  
  •  
  •  
  •