Non sei registrato? Registrati.
MILANO | Cardi Gallery 21 gennaio – 11 aprile 2015

di KEVIN McMANUS

È stagione di grandi nomi alla Cardi Gallery di Porta Nuova, che propone una piccola ma, a suo modo, esaustiva antologica di una delle star della sua scuderia, Kenneth Noland (1924-2010). La mostra ripercorre le principali tappe della carriera del pittore americano, dai Target di fine anni Cinquanta fino alle più radicali sperimentazioni con le Shaped canvases del 1980. Una rassegna quantitativamente limitata, ma di alto livello qualitativo e, soprattutto, assai completa nel restituire la figura di un artista che visse sempre in modo critico il suo rapporto con il contesto culturale e curatoriale in cui era pienamente inserito.

Kenneth Noland. Opere 1958-1980, veduta della mostra, Cardi Gallery, Milano Foto Bruno Bani Courtesy Cardi Gallery

Visti da vicino, ad esempio, i suoi lavori a campitura “piatta” ci consentono di capire la duplicità del rapporto che legava Noland a Clement Greenberg (1916-1994): se quest’ultimo sostenne fin da subito il valore di queste sperimentazioni, faticava tuttavia a trovare in esse un convincente radicamento nella poetica dell’astrattismo statunitense degli anni Cinquanta, vedendo il pittore di Asheville più come un precursore delle tendenze “anti-pittoriche” degli anni Sessanta che come un acuto interprete degli sviluppi dell’Espressionismo Astratto.
Kenneth Noland. Opere 1958-1980, veduta della mostra, Cardi Gallery, Milano Foto Bruno Bani Courtesy Cardi GalleryPer Greenberg la non-pittoricità corrispondeva grossomodo all’estetica dello sharp edge, a quelle tendenze cioè, ben esemplificate – oltre che da Noland – da Frank Stella (1936), che addomesticavano la pennellata fino a conferire alla superficie un aspetto essenzialmente grafico, pericolosamente vicino – nei casi peggiori, ben lontani da Noland – al decorativismo. In quest’ottica, qualcosa non quadrava, e la figura di Noland, in Greenberg, rimaneva irrisolta.
Alcune opere esposte da Cardi, e non solo quelle più recenti, ci consentono di capirne qualcosa in più: Noland abbandonava sì il gusto della pennellata, ma non il trattamento materiale, fisico del colore. C’è in lui quel riferimento tautologico alla forma del medium che Michael Fried (1939) apprezzava in lui e, soprattutto, in Stella, ma rispetto al collega la natura cerebrale, linguistica di questo formalismo è assai più problematica. Le superfici di Noland sono sempre in discussione, la relazione supporto-forma configurandosi come un conflitto, come un gioco di punti di vista, piuttosto che come un reciproco rafforzamento: se in Stella l’occhio percorre la superficie dai lati al centro e viceversa, in Noland lo sguardo si frantuma in direzioni diverse, cerca uno sviluppo al di fuori della cornice, e una foto d’epoca riportata nel bel catalogo che accompagna la mostra, in cui l’artista accosciato “taglia” uno spazio a losanga da una tela disposta sul pavimento, sembra assecondare questa impressione. Per Noland, insomma, lo spazio delimitato dalla cornice è un confine da superare, e la forma, anziché essere dedotta dal supporto, è precedente ed eccedente rispetto ad esso.

Kenneth Noland. Opere 1958-1980, veduta della mostra, Cardi Gallery, Milano Foto Bruno Bani Courtesy Cardi Gallery

Alcuni lavori più tardi, esposti al piano superiore della galleria, mostrano poi un particolare trattamento del colore: una Shaped canvas, ad esempio, presenta una striscia rossa nella quale la superficie appare increspata, risultando del tutto diversa, dal punto di vista materiale, rispetto alle zone adiacenti. La proprietà dello strato di colore si allontana dall’otticità pittorica proposta da Greenberg come carattere essenziale della pittura “di tipo americano”, per una matericità tattile che avvicina l’opera allo status di oggetto. Noland si scosta dunque, parzialmente, dalle ricerche dell’astrazione “post-pittorica”, e si avvicina piuttosto ad alcune coeve tendenze europee (la Pittura analitica su tutte), ma soprattutto agli esiti di quelle ricerche, da Rauschenberg a Johns, con le quali doveva aver avuto familiarità negli anni di formazione al Black Mountain College, nella sua città natale.

Kenneth Noland. Opere 1958-1980
a cura di Annamaria Maggi
testo in catalogo a cura di Franco Fanelli

21 gennaio – 11 aprile 2015

Cardi Gallery
Corso di Porta Nuova 38, Milano 

Orari: tutti i gironi 10.00-19.00; domenica chiuso

Info: +39 02 45478189
mail@cardigallery.com
www.cardigallery.com

Condividi su...
  •  
  •  
  •  
  •  
  •  
  •  
  •  
  •