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FIRENZE | Piazza Signoria, Museo di Palazzo Vecchio e Forte di Belvedere | 15 aprile – 2 ottobre 2016

di GAIA VETTORI

Jan Fabre, Cercando Utopia (2003)
 Bronzo al silicio Searching for Utopia (2003)
 Silicon bronze Foto di Emiliano Cribari © Angelos Bvba

Jan Fabre, Cercando Utopia (2003)
 Bronzo al silicio Searching for Utopia (2003)
 Silicon bronze Foto di Emiliano Cribari © Angelos Bvba

Firenze, capoluogo toscano comodamente adagiato su fastosi cuscini rinascimentali, dal 15 aprile e fino al 2 ottobre 2016 viene scosso dalla presenza organizzata di centinaia di opere del celebre artista fiammingo Jan Fabre (1958, Anversa).
Con Spiritual Guards, curata da Joanna de Vos e Melania Rossi, sotto la direzione artistica di Sergio Risaliti, la culla del rinascimento italiano è finalmente violata: un percorso che si articola da Piazza della Signoria – che ospita le lucenti Searching for Utopia e The man who measures the clouds (American version, 18 years older) – passando per alcune stanze di Palazzo Vecchio (Quartiere di Eleonora, Sala dell’Udienza e alla Sala dei Gigli), fino ad arrivare al Forte di Belvedere, palcoscenico che ospita decine e decine di opere di Fabre (per lo più di natura scultorea), realizzate dal 1978 al 2016, ivi compreso il video della performance dall’artista in Piazza della Signoria il 22 aprile 2016.

Jan Fabre, “cavaliere della disperazione” e “guerriero della bellezza”, incarna l’ideale dell’artista a tutto tondo: pittore, scultore, attore, autore, essere umano, egli si muove strisciando sul terreno sporco della Vita e su quello purificato della Morte, evocando sensazioni ed emozioni ataviche, primordiali.
Le opere presenti a Firenze – nelle tre location – intendono sì instaurare un dialogo con i già presenti capolavori rinascimentali (basti pensare a Piazza della Signoria e al rapporto tra Searching for Utopia e la statua equestre di Cosimo I), ma sono anche assolutamente capaci di vivere in autonomia, vestali custodi e foriere di un messaggio volto a glorificare il potere dell’immaginazione, dell’Arte e dell’artista, guardiano spirituale, traghettatore di anime e corpi, da una sponda all’altra – in un incessante ping-pong – dell’esistenza umana, la quale è Vita, ma anche Morte, Piacere, ma anche Dolore, Conscio e Inconscio.

Jan Fabre, L’uomo che misura le nuvole (versione americana, 18 anni in più) (1998 - 2016) Bronzo al silicio The man measuring the clouds (American version, 18 years older) (1998 - 2016) Silicon bronze. Foto di Emiliano Cribari © Angelos Bvba

Jan Fabre, L’uomo che misura le nuvole (versione americana, 18 anni in più) (1998 – 2016) Bronzo al silicio The man measuring the clouds (American version, 18 years older) (1998 – 2016) Silicon bronze. Foto di Emiliano Cribari © Angelos Bvba

Spiritual Guards è summa dell’operato di Fabre e ospita alcuni dei suoi più celebri tòpoi.
In primis, gli scarabei iridescenti, protagonisti di alcune delle opere esposte presso Palazzo Vecchio, dall’artista considerati come computer primordiali, simbolo di quella concreta spiritualità terrena che connota tutta la sua produzione: insetti che solitamente provocano un moto di disgusto, eppure così affascinanti nella loro raffinata corazza lucente la quale nasconde e protegge un interno delicato e facilmente pronto ad essere corrotto.

Jan Fabre, Globo (1997) 
Buprestidi e scarabei dalle lunghe corna su fil di ferro e ghisa Globe (1997)
 Scarabs and long-horned beetles on iron-wire and cast iron. Foto di Emiliano Cribari © Angelos Bvba

Jan Fabre, Globo (1997) 
Buprestidi e scarabei dalle lunghe corna su fil di ferro e ghisa
Globe (1997)
 Scarabs and long-horned beetles on iron-wire and cast iron. Foto di Emiliano Cribari
© Angelos Bvba

Fabre, parente dell’entomologo Jean-Henri Fabre, non ha mai nascosto la sua ammirazione per queste creature, per lui guide di un passaggio dalla Vita alla Morte e quindi anch’essi guardiani spirituali.
Essi divengono sia parti tangibili di opere, come ad esempio quelli usati per il mappamondo posto nella Sala dell’Udienza presso Palazzo Vecchio e pronto a dialogare con l’opera di Ignazio Danti nella vicina Sala delle Mappe Geografiche, ma anche rielaborazioni in lucido metallo come i numerosi insetti con croci e bastoni che punteggiano il perimetro del Forte di Belvedere.

Jan Fabre, L’uomo che porta la croce (2015) Bronzo al silicio The man who bears the cross (2015) Silicon bronze Foto di Mauro Sani © Angelos Bvba

Jan Fabre, L’uomo che porta la croce (2015)
Bronzo al silicio The man who bears the cross (2015) Silicon bronze Foto di Mauro Sani © Angelos Bvba

Esseri invertebrati fragili e delicati eppure così forti e capaci, proprio come l’Essere Umano, il cui Corpo è Tutto. Tutto è Corpo: un Corpo a 360 gradi, fisico e metafisico, concreto e spirituale, erotico e mortale.
L’artista fiammingo, infatti, usa sovente il proprio stesso corpo in perturbanti performance – come fornitore ufficiale di concreta umanità tangibile senza dimenticarsi quindi fluidi e liquidi che da esso si generano – ma anche come soggetto scultoreo d’elezione, poiché “la scultura è uno dei tanti modo per rinnegare la morte”.
In Searching for Utopia, a cavallo di una cromata tartaruga, Fabre si raffigura dopotutto come un inesorabile traghettatore di essere umani verso un futuro incerto ma che lentamente e senza dubbio arriverà.
Un guardiano spirituale vive tra il suo essere armato e disarmato allo stesso tempo.
Un guardiano spirituale mantiene il potere dell’immaginazione.

Jan Fabre. Spiritual guards
a cura di Joanna de Vos e Melania Rossi
direzione artistica: Sergio Risaliti

Organizzazione della mostra e coordinamento: MUS.E

Piazza Signoria e Museo di Palazzo Vecchio, 15 aprile – 2 ottobre
Forte di Belvedere, 14 maggio – 2 ottobre
FIRENZE

 

Orari: Piazza della Signoria Accesso libero alla piazza
Palazzo Vecchio 15 aprile – 30 settembre
: tutti i giorni escluso il giovedì: 9 – 23
 giovedì: 9 – 14 ottobre
Tutti i giorni escluso il giovedì: 9 – 19 
giovedì: 9 – 14
Forte di Belvedere: tutti i giorni: 10.30 – 19.30 (ultimo ingresso ore 19.00)
Chiuso il lunedì

Info: www.musefirenze.it

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