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MATELICA (MC) ǀ Palazzo degli Ottoni ǀ 25 aprile – 19 giugno 2016

Intervista a ROCCO DUBBINI e GIOVANNI GAGGIA di Milena Becci

Nel 1962 decede in circostanze mai chiarite il Presidente dell’ENI Enrico Mattei. Nel 1972 Pier Paolo Pasolini inizia a scrivere Petrolio, romanzo rimasto incompiuto, dura denuncia della politica contemporanea, e nel 1974 pubblica Cos’è questo Golpe? Io so sul Corriere della Sera. Il 2 novembre 1975 il suo corpo martoriato, travolto dalla sua stessa auto, viene ritrovato in uno spiazzo dell’Idroscalo di Ostia. “L’ intellettuale scomodo”, la cui morte rappresenta ancora un mistero, è fonte d’ispirazione per il progetto IoSo, in viaggio per Pasolini, nato dall’idea di Rocco Dubbini e Giovanni Gaggia, che, fin dalla sua prima tappa espositiva a Matelica (MC), in cui la curatela della mostra è stata affidata a Verticale d’Arte e Stefano Verri, coinvolge artisti, curatori, collezionisti, galleristi ed intellettuali. Abbiamo intervistato i due artisti ideatori per farci raccontare il progetto in movimento, che nasce per essere condiviso e che sarà ospitato in altre sedi.

Gonzalo Orquìn e Davide Dormino per "IoSo"

Gonzalo Orquìn e Davide Dormino per “IoSo”

Partiamo dalla genesi: come è nato IoSo? Quando e come è stata la prima volta che avete parlato del progetto?
Giovanni Gaggia:
Ero di ritorno da Cremona, dove si era appena conclusa la mostra Nuovi Codici e in auto avevo le mie opere, fra cui il Taccuino della Memoria di Bologna e Palermo sul quale un poeta bolognese scrisse “Io so PPP.”, e MANTRA, di Rocco Dubbini, ispirata a Supplica a Mia Madre. L’idea di IoSo è nata in quel momento. Ho chiamato immediatamente Rocco ed abbiamo iniziato a discutere sui quarant’ anni trascorsi dal 1975.
Rocco Dubbini: Si stava avvicinando la data del quarantesimo anniversario della morte di PPP e, un po’ inibito dalla speculazione che stava avvenendo intorno alla figura dell’intellettuale, mi stavo interrogando sul significato di alcune azioni estetiche che apparivano qua e là sui muri di Roma. Poco dopo mi arrivò la telefonata di Giovanni. In realtà la genesi del progetto coincide con un flusso di incontri, scambi e idee che abbiamo condiviso sin dalla mia prima mostra a Casa Sponge. In quell’occasione installai due opere, MANTRA e un disegno maniacale degli occhiali refertati dalla polizia a Via dell’Idroscalo, Gli occhiali che sapevano vedere.

Per la prima tappa espositiva è stata scelta Matelica. Perché avete deciso di partire dalle Marche?
GG: Le Marche, Matelica, il capitolo scomparso di Petrolio.  Si narra che il contenuto del capitolo del libro raccontasse un’altra vicenda buia della storia italiana, la tragica morte di Enrico Mattei che, proprio da Matelica, iniziò l’avventura imprenditoriale che lo porterà a fondare l’ENI. Ci sembrava giusto partire proprio da qui.
RD: Matelica rappresenta il legame tra il nostro territorio e la figura di Pier Paolo Pasolini. L’ultimo romanzo incompiuto dell’intellettuale, Petrolio, racconta  delle torbide vicende dell’ENI, del malcostume italiano e della corruzione morale dilagante, tema già trattato dallo scrittore nelle pagine del Corriere. Il complesso romanzo avrebbe raccontato, attraverso le figure dei Carlo, l’ambiguo Eugenio Cefis, rimettendo in campo la misteriosa morte di Enrico Mattei. La scelta della città marchigiana non vuole assolutamente essere testimonianza della verità sulla morte di Pasolini e fondamentale è stata l’immediata adesione al progetto da parte dell’Amministrazione Comunale.

Rocco Dubbini e Gianni Dessì per "IoSo"

Rocco Dubbini e Gianni Dessì per “IoSo”

Quali sono gli autori che hanno finora aderito al progetto e in che modalità lo hanno fatto?
GG: I contributi ospitati nella prima tappa, oltre ai nostri, sono quelli di Gianni Dessì, Davide Dormino, Alessandro Fonte, Gonzalo Orquìn, Roberto Paci Dalò, Giacomo Rizzo, Mario Dondero e Pietro Ruffo. Abbiamo scelto opere in bianco e nero che non fossero strettamente legate alla tragica morte del poeta, ma alla sua parola: Alessandro Fonte racconta Lampi sull’Eni; Gianni Dessì ci invita a cercare e scrutare una piccola scintilla, la luce contenuta ne La Scomparsa delle Lucciole; l’amore per il suo Tevere trasuda nell’opera di Davide Dormino e la parola e il cinema sono presenti nel lavoro di Roberto Paci Dalò.
RD: Eravamo coscienti della produzione di opere importanti riguardanti gli innumerevoli ambiti di ricerca di Pasolini da parte di tanti artisti/amici e lo scopo di questo progetto era anche quello di effettuare una ricognizione intorno a questo tema. Ne è scaturita una selezione eterogenea e straordinariamente equilibrata in cui vengono esaltati tutti i linguaggi dell’arte contemporanea. Tra gli altri, apre la mostra Mario Dondero, purtroppo recentemente scomparso, con la fotografia di Pasolini e la madre Susanna. Dobbiamo la sua partecipazione alla Dottoressa Angela Felice del Centro Studi di Casarsa e alla figlia Maddalena che ci ha prestato il famoso ritratto.

Cosa rappresenta la figura di Pier Paolo Pasolini per voi?
GG: La libertà d’agire e la responsabilità politica (Polis-etica) dell’intellettuale. Ho fondato una struttura indipendente, ho curato mostre, fatto performance, scritto articoli, disegnato, ricamato e messo in scena pièce teatrali; sono stato criticato e a volte attaccato, ma sempre, in quei momenti, ho trovato al mio fianco una figura come quella di Pier Paolo Pasolini.
RD: Pasolini accompagna da sempre il mio immaginario di figlio della cultura Comunista Proletaria a partire dagli anni ‘70. E’ straordinario per me riscoprire ciclicamente come questo intellettuale abbia teso un filo rosso che, dal dopoguerra italiano, giunge fino ai giorni nostri a 40 anni dalla sua morte, attraverso la poesia, la politica, la letteratura e il cinema. La mia prima opera su Pasolini risale ai primi anni ’90: si trattava di un tappeto realizzato in pneumatico riciclato che ritraeva le sembianze e la sagoma del poeta morto all’Idroscalo di Ostia. Questa opera non venne mai esposta perché rifiutata dalle gallerie e dai curatori del momento.

Rocco Dubbini, Mantra

Rocco Dubbini, Mantra

Nelle vostre opere in mostra emerge un legame differente con la parola di Pasolini…volete parlarcene?
GG: La parola e la suggestione sono il fil rouge di tutta la mostra. Nella mia opera, il Taccuino della Memoria di Palermo e Bologna, sul quale il poeta bolognese Nibali scrive IoSo citando l’articolo di Pasolini per il Corriere della Sera, è la parola dell’intellettuale che si fa portavoce di integra verità: “…Io so. Ma non ho le prove. Non ho nemmeno indizi. Io so perché sono un intellettuale, uno scrittore, che cerca di seguire tutto ciò che succede, di conoscere tutto ciò che se ne scrive, di immaginare tutto ciò che non si sa o che si tace; che coordina fatti anche lontani, che mette insieme i pezzi disorganizzati e frammentari di un intero coerente quadro politico, che ristabilisce la logica là dove sembrano regnare l’arbitrarietà, la follia e il mistero…”.
RD: La mia installazione si intitola MANTRA, pensiero che agisce, come rimarca nei suoi testi Stefano Verri. Si tratta di un Mandala composto dalla parola MAMMAMIA, cristallizzazione della più bella poesia/dichiarazione di Pasolini, Supplica a mia Madre. L’opera è stata realizzata nel luogo dell’omicidio del poeta, scrivendo il mandala  mediante l’asportazione della terra dell’Idroscalo. Nella parola sono condensati i tre momenti della poesia, l’invocazione mammamia, la negazione mammamai e l’implorazione miamamma. Dalle testimonianze dei giornalisti risulta che, la notte dell’omicidio, i presenti all’Idroscalo sentirono le grida strazianti di qualcuno che invocava sua madre.

IoSo, in viaggio per Pasolini. Prima tappa
a cura di Verticale d’Arte e Stefano Verri

Artisti partecipanti: Rocco Dubbini, Giovanni Gaggia, Gianni Dessì, Davide Dormino, Alessandro Fonte, Gonzalo Orquìn, Roberto Paci Dalò, Giacomo Rizzo, Mario Dondero, Pietro Ruffo

25 aprile – 19 giugno 2016

Palazzo degli Ottoni
Piazza Enrico Mattei 1, Matelica (MC)

Orario: venerdì, sabato e domenica 16.30-19.30 e su appuntamento

Info: +39 0737 781858
iosoperche@gmail.com

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