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NAPOLI | MADRE – Museo d’Arte Contemporanea Donna Regina | 14 novembre 2015 – 15 febbraio 2016

Intervista a Boris Mikhailov di Micole Imperiali

Il Madre di Napoli – in collaborazione con Incontri Internazionali d’Arte e Polo Museale della Campania, VillaPignatelli-Casa della fotografia – presenta Io non sono io, la mostra del fotografo ucraino Boris Mikhailov (1938) curata da Andrea Viliani ed Eugenio Viola e, per la prima volta, presentata da un’istituzione pubblica italiana dopo che, nell’autunno 2015, Camera-Centro Italiano per la Fotografia di Torino, fino al 10 gennaio, dedica all’artista l’importante monografica Ukraine.
Definita dagli stessi curatori come “mostra necessaria”, l’esposizione dedicata all’artista ucraino ripercorre la sua attività fin dagli esordi – la fine degli anni ’60 del secolo scorso – attraverso cinquant’anni di storia dolente, drammatica, fatta di cambiamenti traumatici e radicali, a cui dà voce con forte carica vitale, nell’espressione della spinta del soggetto alla reazione al contesto vissuto.

Boris Mikhailov. io non sono io Veduta delle sale / serie Yesterday Sandwich e Superimpositions, Museo Madre, Napoli Courtesy Fondazione Donnaregina per le arti contemporanee, Napoli Photo © Amedeo Benestante

La ricerca di Mikhailov, in passato più volte boicottata dal regime sovietico, mostra con ironia un mondo alla rovescia, la verità scomoda celata sotto la retorica, dove il corpo umano nella sua quotidianità – sempre protagonista – va oltre lo spazio politico che rappresenta per scuotere, porre domande, e risvegliare.
La fotografia, in questo senso, è per l’artista lo strumento necessario a comprendere spazio e tempo, e contemporaneamente – come afferma Viliani – «rappresenta un’arte che trascende il dato specifico, come tutta la grande arte. Riesce ad essere se stessa e allo stesso tempo universale. Ci ricorda che alcune modalità espressive non perdono la loro potenzialità se si supera quello specifico momento storico».
È il caso, ad esempio, del Barocco napoletano, che Mikhailov rivive attraverso l’autoritratto che si affianca ai due dipinti in mostra del Ribera “San Paolo Eremita” (1638 ca., Collezione Alberto Del Genio) e “Santa Maria Egiziaca” (1651, Collezione Museo Civico Gaetano Filangieri, Napoli), nell’espressione del destino dell’uomo che, seppur mortale, è carico di forza nella resistenza, nella necessità di riscatto.
Mikhailov innesca un cortocircuito, sovverte e crea percorsi alternativi alla via segnata. Propone un salto di prospettiva, qualcosa che stona e mostra la possibilità che trascende la regola data, la realtà definita.
E di tutto questo abbiamo voluto parlare con lui.

Ritratto Boris Mikhailov / Portrait of Boris Mikhailov Photo © Amedeo Benestante

Cos’è per te la fotografia e come ha segnato la tua particolare storia individuale prima e dopo aver lasciato l’Ucraina?
La fotografia per me è un’affermazione, l’opportunità di fare dichiarazioni importanti sul qui e ora. Mi ha aiutato ad esprimere velocemente ciò che percepivo della vita in un determinato momento, a mostrare il mio modo di vivere ciò che stava succedendo. La maggior parte delle volte ciò che affermo è espresso non in una sola fotografia, ma in una serie. Se fosse possibile dividere la mia attività in fasi ne individuerei due: una prima relativa al secolo passato – in cui rientrano i lavori risalenti al tempo precedente alla caduta dell’Unione Sovietica – e una seconda che guarda alla contemporaneità – che abbraccia tutto ciò che ho fatto dopo quel particolare momento di crollo.

Quanto per te la rappresentazione della realtà ucraina è denuncia dell’universalità della condizione umana?
Cosa s’intende per denuncia dello “stato” umano? Penso che l’umano resti umano, sempre. Se si analizzano le mie fotografie, la differenza tra l’una e l’altra serie è il tempo: nelle diverse epoche storiche l’uomo ha avuto altrettanto diverse questioni sociali legate al suo essere, così come diversi modi di interpretarle, rispetto ad esempio a cosa lo Stato può e non può, o deve e non deve. La serie “At Dusk”, per esempio, segna la fine della speranza che il governo potesse cambiare la vita degli uomini. In “Case History” quello che emerge è l’universale incapacità di agire, aiutare, risolvere.

Boris Mikhailov, By the ground

La quotidianità che ritrai nelle tue fotografie ha una forte carica vitale e allo stesso tempo dolente. Penso a “By the ground” (1991) o a “Salt Lake” (1986) Cosa significa per te questo contrasto?
Nei miei lavori analizzo spesso tre componenti dinamiche: la società e le sue metamorfosi nel tempo – come si vede ad esempio nelle serie “Salt Lake” e “The Earth”, dove andando oltre l’apparente somiglianza i valori espressi sono ben diversi, trattandosi nel primo caso della violenza esercitata sull’ambiente dall’imposizione industriale, contrastante con la calma dei soggetti ritratti, e nel secondo l’avversità del caso, il destino tragico -. Seconda componente sulla quale rifletto attraverso la mia fotografia è il senso soggettivo dell’umano, riflesso sulla realtà. Vedi la placidità dei soggetti in “Salt Lake” o il senso di terribilità, espresso dalla sovrapposizione che ho eseguito in “The Earth”.
La terza componente è il fattore estetico, espresso dalla creazione fotografica in sé e dagli aspetti formali di quanto ritratto, vedi ad esempio il campo bianco intorno all’immagine in “Salt Lake” che sottolinea il riferimento classico e l’associazione di momenti storici che considero paralleli, metodo che guida il mio modo di lavorare e che spiega il color marrone di queste immagini.

Boris Mikhailov. io non sono io Veduta delle sale / Mikhailov - de Ribera, Museo Madre, Napoli  Courtesy Fondazione Donnaregina per le arti contemporanee, Napoli Photo © Amedeo Benestante

Nelle tue serie – vedi ad esempio “I Am Not I” (1992) che dà il nome alla mostra, ”The Wedding” (2005), o l’autoritratto che realizzato appositamente per l’esposizione al Madre si contrappone e allo stesso tempo rimanda ai due dipinti del Ribera – il corpo umano è protagonista, con ritratti e autoritratti, e con esuberante sensualità e insieme ironia marca uno spazio politico che supera per poter risvegliare una concezione altra delle cose. Ci spieghi la centralità del corpo e della sua nudità nelle tue opere? Cosa ti permette di esprimere?
Il corpo umano è per me occasione, strumento necessario per parlare della società. Attraverso di esso posso vedere ed esprimere una varietà di concetti come per esempio la diversa importanza che il corpo assume nel tempo, il senso del comune che traspira da esso, il senso dell’anonimo e del pubblico, il significato della posa… E qui mi ricollego alla mia concezione di fotografia: un’operazione dinamica, dove gli scatti si modificano e completano nel tempo.

 

Boris Mikhailov. Io non sono io
a cura di Andrea Viliani ed Eugenio Viola

14 novembre 2015 – 15 febbraio 2016

Madre, Museo d’Arte Contemporanea Donnaregina
Via Settembrini 79, Napoli

Orari: lunedì, mercoledì, giovedì, venerdì, sabato 10.00 ⋅ 19.30 — domenica 10.00 ⋅ 20.00
La biglietteria chiude un’ora prima / martedì chiuso / lunedì ingresso gratuito

Info: +39 081 19313016
info@madrenapoli.it
www.madrenapoli.it

 

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