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NAPOLI | Castel dell’Ovo | Fino al 3 ottobre 2015

di BEATRICE SALVATORE

Le sale di Castel dell’Ovo, dove è allestito il percorso della mostra (perché si tratta di un vero e proprio percorso, un breve viaggio nell’anima), sono immerse nella penombra e la sensazione che si prova, entrando, è di attesa, di sospensione.

Ina Otzko, Leviathan, 2015, polaroid (8)

Alle pareti o “appoggiati” dietro un angolo, come oggetti trovati lì per caso che però raccontano una storia, un momento, si aprono piccole scene, che Ina Otzko ― artista norvegese che presenta a Napoli la sua prima personale, curata da Maria Savarese ― ha creato usando differenti media e linguaggi, come le installazioni luminose, objet trouvé, semplici fogli dattilografati e soprattutto, fotografie, di grande formato o polaroid.

Sono qui, puoi sentirlo? È dunque un percorso unico, come un racconto ininterrotto fatto di frammenti, che racchiude più progetti artistici di Otzko, che vanno dal 2004 ad oggi, ma che sono aperti ad una lettura unica e si concludono idealmente con Leviathan, progetto fotografico (gli scatti sono polaroid, pellicola sottoposta a continui cambiamenti dovuti al tempo e alla luce) site-specific, pensato proprio nella città di Napoli e ambientato nel vulcano della Solfatara, luogo misterioso e carico di simbologia, metafora, per l’artista, di energie sotterranee e di continuo cambiamento di stato. L’impressione, forte è quella di un viaggio dell’anima, che arriva, ora, fino a qui. Piccoli brani di esperienza, resi con metafore visive, sono il cuore del desiderio di trovare finalmente un raccordo tra vissuto, sensazioni personali e un contesto più ampio, che in Otzko è rappresentato dalla natura che sprigiona energia in continua trasformazione.

Ina Otzko, Interiors 72-12, , 2012-13, baryt print, cm 70x105

Così, Otzko, utilizzando nelle immagini fotografiche o nei brevi video, soprattutto il suo corpo, nudo, come metafora della presenza o di possibile luogo di tensioni, mette in scena (Interiors è il titolo di questa serie fotografica) racconti intimistici dove la quotidianità rappresentata dagli oggetti e dalle ambientazioni di interni, appunto, sembra improvvisamente attraversata da una domanda, da uno squarcio aperto (il corpo nudo in pose “sospese”, perfino improbabili) nel tempo e nello spazio. I frammenti nel percorso continuano e danno il gusto di poter ricomporre un discorso, quello di tutti i “pezzi” che compongono l’esistenza, come note su un pentagramma che attendono di essere eseguite. Fulcro ideale sono alcune brevi frasi, frammenti scritti a macchina su leggeri fogli A4 e fissati alla parete con piccoli chiodi, tratti dal capitolo “Sulla Responsabilità” de La difficoltà di essere, di Jean Cocteau, intellettuale ed artista dalla creatività inquieta e nomade.

Ina Otzko, The Edge - Meditation on Space, 2008, baryt print, cm 110x165

Così, camminando sospesi e fra immagini di nuvole che disegnano spazi (è la serie The Edge – Meditation on Silence 2009 – 2015), ci si ferma ad assaporare: «Niente è più difficile di dar loro una forma, quella che ci permetterà di guardarli dritti in faccia. Tutto quello che era aperto si chiude. Tutto quello che era di aiuto, ci abbandonerà».

Ina Otzko. Sono qui, puoi sentirlo?
a cura di Maria Savarese

Castel dell’Ovo
Via Eldorado 3, Napoli

4 settembre – 3 ottobre 2015

Orari: dal lunedì al sabato 10.00 – 13.00; 15.00 – 19.00 Domenica 10.00 – 13.00
Info: +39 081 7954592 / 081 7954596-4588-4590 (Dipartimento Gabinetto, Servizio Eventi)
casteldellovo@comune.napoli.it


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