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VERONA | Studio La Città | 21 febbraio – 30 aprile 2015

di SIMONE REBORA

Mentre le sale principali sono occupate dal grande progetto di Eugenio Tibaldi – da noi intervistato proprio in questa occasione ci spostiamo lateralmente nella piccola video room, per scoprirvi una mostra che rasenta il limite del non-evento, specie a confronto con la squillante, ironica e invadente operazione attigua. Se da una parte la ricerca artistica era finalizzata a trasmettere un messaggio tanto scomodo quanto attuale, qui torniamo invece alla dimensione primordiale dell’esperienza estetica. La bianchezza dei muri torna dominante, e si confonde quasi con l’anodina opalescenza dei lavori esposti. La percezione si avvicina al suo grado zero, a-percettivo, fino a quando dallo sfondo si coglie emergere la traccia di qualcosa.

Herbert Hamak. Point Alpha, veduta dell'installazione esterna, Studio La Città, Verona

Herbert Hamak (1952) torna così a Studio La Città, a poco più di un anno dalla sua ultima personale in questi spazi, per proporre il suo point alpha di una nuova fase di ricerca. A dire il vero, le prime tracce erano già affiorate negli anni precedenti, come nella collettiva De Rerum Natura curata da Angela Madesani, sempre presso Studio La Città. Lì, a essere sottoposte al suo peculiare processo di stratificazione resinosa, erano le visioni paesaggistiche di Caspar David Friedrich.
Per l’attuale progetto, curato da Marco Meneguzzo, invece, a emergere dalla trasparenza sono oggetti caricati di un mistero primordiale, potenziato dal fatto di non essere semplici objet trouvé, ma manufatti realizzati dall’artista stesso. Alle forme minimali e monocromatiche del passato, che si richiamavano ai ritmi e alle proporzioni della grande architettura o della natura stessa, si sostituisce un’indagine che punta all’origine del fare artistico. Il tutto senza perdere di vista il percorso già tracciato, sintetizzato dall’intervento installativo sulla facciata della galleria.

Herbert Hamak. Point Alpha, veduta della mostra, Studio La Città, Verona

In questa chiave, la scelta del titolo aiuta a capire come il punto di ripartenza non sia uno zero, ma un segno già carico di valori pregnanti, per quanto indefiniti. E anche la scelta degli oggetti incorporati (se non ci sostiene la vista, ci aiutano i titoli…) si richiama a una memoria pressoché archetipica: dalla Venere di Willendorf alle statuette Ushebti, fino a un ancor più allusivo Mummy portrait. L’alfa dell’arte è appunto questo parto affatto asettico, ma che porta con sé il peso di un’esperienza di vita e di storia. L’Alpha Point di Herbert Hamak è un assaggio di quanto avremo modo di vedere nella sua produzione successiva. E il suo tratto compassato, quasi sottotono, pare proprio in linea con ciò a cui accenna. Lontano da ogni rivelazione: è il processo stesso del rivelare.

Herbert Hamak. Point alpha
a cura di Marco Meneguzzo

in contemporanea

Eugenio Tibaldi. Red Verona
a cura di Adele Cappelli 

21 febbraio – 30 aprile 2015 

Studio la Città
Lungadige Galtarossa 21, Verona 

Orari: da martedì a sabato 9.00-13.00 e 15.00-19.00

Info: +39 045 597549
info@studiolacitta.it
www.studiolacitta.it

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