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VITULANO (BN) | GiaMaArt studio | nuova sede

Intervista a GIANFRANCO MATARAZZO di Martina Adamuccio

C’era una volta in un paese lontano, nascosto tra un paesaggio incantevole e l’altro, uno spazio dedicato ai lavori di un tempo.
Qui, di padre in figlio, venne tramandato l’amore per l’arte, l’arte di far nascere cose nuove come quella di far nascere emozioni. Trascorsero gli anni e Gianfranco Matarazzo, il bambino ormai adulto, diventato gallerista di GiaMaArt studio, amava come il padre far vivere grandi emozioni e, così, con i suoi sogni e le sue speranze, fece rivivere uno spazio per lui magico, in cui la logistica si sposava con la creatività e in cui le sensazioni che si provano ora guardando un’opera, sono simili alle scintille che nell’officina del padre si vedevano scoppiettare. Ma, forse, le stesse scintille che l’opera fa vivere dentro di noi altro non sono che una traccia del padre per farci ricordare di lui e del suo profondo amore per l’arte del fare che, nonostante il tempo, giunge a noi, anche grazie, certamente, all’amore di Gianfranco per il suo lavoro…

Il 3 novembre scorso hai inaugurato la nuova sede di GiaMaArt dove passato e presente vivono nello spazio come un continuum, in cui il solo filo conduttore pare essere l’emozione…
Nel nuovo spazio espositivo, cui sono legato per ovvi motivi affettivi, il passato torna a vivere e, quindi, a far parte del presente, attraverso una linearità dovuta in primis al fatto che quel posto era adibito alla creazione già nel passato e torna ad essere oggi un luogo privilegiato in cui la creatività, la sensibilità e l’estro degli artisti hanno modo di manifestarsi ed essere apprezzati. In secondo luogo perché quella che era l’officina di mio padre, attraverso l’arte e la pittura, rivive e torna a creare, trasmettendo anche nel pubblico un’emozione ulteriore rispetto alle sensazioni che già evoca l’opera d’arte in sé.

Come risponde il tuo territorio allo spazio e all’arte?
La GiaMaArt sorge in un posto paesaggisticamente incantevole, tuttavia non c’è una grande vitalità legata all’arte contemporanea e il contesto culturale è ancora poco abituato all’idea di uno spazio dedicato “solo” all’arte. Diversi progetti e grandi idee in questo senso restano ancora legate a poche persone di buona volontà o, come nel mio caso, a giovani pieni di speranze. Del resto, basta pensare agli artisti nati nella nostra provincia e trapiantati altrove.
Le Istituzioni e gli Enti, inoltre, non intervengono in maniera concreta, creando collaborazione e sinergia con certe iniziative, anche per l’assenza di fondi e i continui tagli alla cultura. Se si considera poi che spesso quei pochi fondi vengono spesi anche male, si capisce facilmente perché nelle nostre piccole realtà il rapporto con l’arte rimanga ancora, se non difficile, quantomeno travagliato. Spesso, anche taluni “addetti ai lavori” latitano o non mostrano interesse e curiosità adeguati verso le poche realtà operanti sul territorio. Negli ultimi anni, comunque, proprio grazie al mio progetto, c’è stato un notevole avvicinamento del pubblico all’arte. Tale pubblico, composto soprattutto di giovani, si è dimostrato molto sensibile a recepire il messaggio artistico e diversi sono i giovani collezionisti che guardano con interesse all’opera d’arte, anche come forma di investimento, e che sempre più spesso rinunciano al possesso di un bene alla moda per acquistare una tela e incrementare, così, la loro collezione personale.
Pur non dimenticando il forte senso di appartenenza che mi lega a questo territorio e considerando anche il momento economico difficile che il nostro Paese e il Sud Italia in particolare sta vivendo, mi sto muovendo in modo da aprirmi anche agli scenari internazionali, usufruendo dei potenti mezzi di comunicazione che la tecnologia oggi mette a disposizione di tutti e che annullano le distanze.

Il nuovo spazio nasce da esigenze diverse, pratiche, ma soprattutto, forse, “spirituali”. Come credi si rapporteranno le tue nuove esposizioni al contesto e ciò che per te rappresenta?
L’esigenza di espandermi con la mia galleria è certamente legata a motivi logistici e di spazio; tuttavia il fatto di aver potuto finalmente riaprire quel locale al pianterreno, chiuso dalla prematura scomparsa di mio padre, ha per me un significato più profondo e personale: è un sogno realizzato. Mi piace definire il cambiamento di destinazione d’uso come passaggio “da arte ad arte”, nel senso che sulla “fucina” di mio padre, le cui mani esperte forgiavano prodotti in ferro di pregio, ha preso vita uno spazio espositivo che genererà una serie di eventi di qualità che attireranno nuovo interesse, suscitando emozioni in chi vorrà partecipare.

Tra i tuoi artisti di galleria non figura neanche un artista straniero…
Nella prima fase del mio progetto, anche per fini pratici, ho preferito dare spazio ad artisti italiani, soprattutto giovani, proprio perché è mia intenzione valorizzare e far conoscere soprattutto gli artisti emergenti. Tuttavia, da sempre seguo con interesse il lavoro di diversi artisti stranieri e spero quanto prima di avere l’opportunità di far esporre artisti che gravitano intorno alla mia galleria anche all’estero e, al contempo, di allestire nel mio spazio espositivo mostre di artisti stranieri.

Con la creazione di questo nuovo spazio, credi si possa aprire anche un nuovo capitolo per altri linguaggi?
Il mio progetto sarà comunque sempre incentrato principalmente sulla pittura, ma non escludo l’apertura ad altri linguaggi.

Progetti per il 2013?
Fino al 26 gennaio continuerà la personale di Stefano Bolcato The party is over.
Sono diversi i progetti in cantiere e i miei programmi per il futuro sono carichi di speranze. Nell’immediato, vorrei concludere una serie di eventi già programmati, come la personale dell’artista che dovrò selezionare nei prossimi giorni come membro della Giuria del premio “ORA”. Chiuderò questo mio primo ciclo di attività ad aprile, con la mostra personale di Fernando Zucchi, curata da Alessandro Trabucco, che include una serie di opere ispirate allo sport e per la quale ho ritenuto opportuno coinvolgere anche il CONI, che si è dimostrato subito disponibile a collaborare nella realizzazione dell’evento. Nel frattempo, non trascurerò di dedicarmi alla riorganizzazione generale di quello che era il mio progetto iniziale, in programma da tempo e concretizzatasi proprio con l’espansione nella nuova location al pianterreno.

GiaMaArt studio
Via Iadonisi 32, Vitulano (BN)

Orari: martedì/sabato dalle ore 17.oo alle 20.00 e su appuntamento

Info: +39 0824 878665
info@giamaartstudio.it
www.giamaartstudio.it

Mostra in corso:
Stefano Bolcato. The party is over

a cura di Carolina Lio
3 novembre 2012 – 26 gennaio 2013

 

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