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Giuseppe Ciracì e Gianni Moretti. Paper Heroes
Svetlana Ostapovici. Human warmth traces
Federico Arcuri. Tracks from diary


In occasione dell’imminente apertura di una rassegna di mostre personali dei giovani artisti Federico Arcuri, Giuseppe Ciracì, Gianni Moretti e Svetlana Ostapovici, promossa dall’Associazione Culturale scatolabianca presso il Gaya Art Space di Bali in Indonesia abbiamo posto alcune domande alla dinamica critica Martina Cavallarin, curatrice di queste esposizioni…

Matteo Galbiati: Prima di parlare del ciclo di mostre a Bali facciamo un passo indietro e raccontaci cos’è scatolabianca e la sua esperienza fino ad oggi?
Martina Cavallarin: scatolabianca è arte/vita, un’idea, una necessità. Nasce nel 2009 da un mio desiderio condiviso con gli artisti Federico Arcuri, Giuseppe Ciracì, Alfred Drago Rens, Davide Lovatti e Gianni Moretti. Scatolabianca è un’associazione culturale che ha l’intento di promuovere la giovane arte italiana, senza fermarsi al campo dell’arte visiva, ma aprendo e favorendo scambi e contaminazioni tra infiniti generi, essendo transnazionale, multiculturale, interdisciplinare.
In poco più di un anno abbiamo realizzato mostre e presentazioni a Milano, Venezia, Roma, Berlino, Lugano, dando la possibilità ad artisti sempre nuovi di presentare il risultato delle loro ricerche.

L’associazione rimane aperta a progetti e collaborazioni con altri artisti e curatori?

Uno degli scopi principali di scatolabianca è proprio quello di creare una rete tra artisti, curatori e pubblico, fitta ed elastica, in grado di aumentare esponenzialmente le possibilità di confronto e di crescita senza trincerarsi in piccoli orticelli che alla fine non servono a nessuno e tanto meno all’arte.

Cos’è il Gaya Art Space e come è nato il progetto con scatolabianca? Perché scatolabianca è arrivata a Bali?
Il Gaya Art Space è un bellissimo (ed enorme) spazio per l’arte contemporanea nato nel 2000 e che in 10 anni ha esposto il lavoro di artisti internazionali con grande interesse e curiosità. Scatolabianca è entrata in contatto con i curatori dello spazio – Marcello e Michela Massoni titolari del Gaya ceramic and design (www.gayafusion.com/ceramic) – proponendo una serie di mostre personali dei propri soci fondatori e l’intervento-incursione di Svetlana Ostapovici, artista invitata alla mostra Sant’Elena – La seduzione nel segno, da me curata come collateral della 53. Biennale di Venezia.
C’è stato un immediato interesse che si è concretizzato, nel giro di poco, in quest’avventura.

Come mai il desiderio di portare degli artisti italiani in un luogo così particolare?
Volendo banalizzare potrei rispondere “perché l’arte non ha confini”, volendo essere sincera… direi la stessa cosa! Non è un’ovvietà ma un elemento fondante: il nervo vibrante dell’arte è quello di girare, di fondere le proprie suole a forza di camminare, anzi di correre. Non una globalizzazione sulla carta ma una reale necessità di conoscenza e approfondimento di mondi sempre solo sfiorati. Per ciò il fatto di essere italiani o meno non fa differenza, questo progetto porta avanti il nostro bisogno di crescita. Altra ragione-motore di scatolabianca.

Le tre mostre in che modo s’inseriscono nella programmazione e nelle scelte del Gaya Art Space?

Sono tre mostre che portano al Gaya tre linguaggi diversi: pittura, fotografia ed installazione confermando la molteplicità e ricchezza di stimoli che il Gaya è in grado di catalizzare e riproporre ogni volta in una forma nuova.


Da sinistra:
Svetlana Ostapovici, “Human warmth traces”, 2010, tecnica mista su carta fotografica, cm 50×50
Federico Arcuri, “Arsenale”, 2009, acrilico su tela, cm 100×200
Gianni Moretti, “Requiem” (365 singhiozzi per Dawson), 2009, monotipo di inchiostro su fogli di calendario, dimensioni variabili

Ci sono quattro artisti, come è avvenuta la scelta di questi nomi? Come si struttura il progetto espositivo nel suo complesso?
Federico Arcuri sta trascorrendo un periodo a Bali e sta lavorando ad una serie di tele create site specific per il Gaya. Gianni Moretti è un artista che vive di contaminazioni – basa la sua ricerca artistica sulla destrutturazione, l’invisibile e le ipotesi di fallimenti – e ha trascorso dei lunghi periodi invitato in residenze tra Stati Uniti, Corea, Germania. Installa quindi un’opera potente e di grande formato negli spazi del Gaya.
Giuseppe Ciracì ha costruito tre installazioni formate da una moltitudine di carte e ha lavorato sul suo immaginario, lo ha riportato con segni a matita, sempre in bilico tra l’estrema precisione del suo talento raffinato e la scarnificazione linguistica delle immagini rappresentate.
Svetlana Ostapovici ha operato su visioni orientaleggianti e tracce di figure umane ottenute tramite una sofisticata apparecchiatura che rileva, con uno speciale sensore, l’energia termica emessa nell’ambiente da tutti gli elementi che lo compongono, prevalentemente dagli esseri viventi, vivificando le strutture rappresentate attraverso i forti e suadenti colori indonesiani.

Paper Heroes (Ciracì e Moretti), Tracks from diary (Arcuri) e Human warmth traces (Ostapovici): cosa contraddistingue e/o accomuna ciascuna mostra? Ci descrivi brevemente i contenuti di ciascuna?
MC – Paper Heroes è un’esposizione che vive e dialoga attraverso il confronto di due artisti (Moretti e Ciracì) che hanno lavorato con differente concettualità ed interrogazione sulla figura umana riportata sulla carta. Human warmth traces (Ostapovici) è un’esposizione fotografica che attraverso il supporto tecnologico mette in risalto e indaga, a sua volta, architetture e figure umane. Tracks from diary (Arcuri) è un ciclo che intellettualizza, attraverso la pittura, il rapporto dell’essere umano messo di fronte a sé stesso e alle proprie ed altrui paure.

Secondo quale intenzione si articolano i loro linguaggi e le loro poetiche?

Secondo ossessioni e necessità che rendono questi artisti incamminati in modo serio e costante nella ricerca della pratica artistica contemporanea.

Quali sono i progetti futuri di scatolabianca? Pensi a scambi con gli artisti indonesiani che potranno essere esposti in Italia?
Sì, è assolutamente necessario uno scambio di questo tipo. È qualcosa di stimolante e ricco ed apre un ventaglio di altre infinite possibilità. Nel futuro imminente di scatolabianca ci sono progetti di mostre e collaborazioni sia in Italia che all’estero. Nel 2010 si è avviato un programma nella scatolabianca project room @ Galleria delle Cornici di Lido / Venezia che continuerà a svolgersi in progressione a tempo indeterminato. Le mostre finora realizzate sono le personali di Giorgio Cassone, Alice Andreoli, Davide Lovatti, Gianni Moretti + Gary Marlowe, Andrea Contin + Boston Univerity Students, Giuseppe Ciracì, Paolo Buzzi.

Altre novità vi attendono?
Siamo in febbricitante attesa: uno spazio permanente di scatolabianca a Milano. Una piattaforma culturale… Per ora non possiamo svelare altro!

Le mostre in breve:
14 luglio: Giuseppe Ciracì e Gianni Moretti. Paper Heroes
24 luglio: Svetlana Ostapovici. Human warmth traces
2 agosto: Federico Arcuri. Tracks from diary
A cura di Martina Cavallarin
Gaya Art Space
Jl. Raya Sayan, Ubud, Bali, (Indonesia)
Info: +62 (0)361979252 – 979253
Www.gayafusion.com
www.scatolabianca.com
Fino a settembre 2010

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