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Diego Dutto. Evolutionae

di Francesca Di Giorgio


Sempre più attratto da temi e soggetti “simbolici”, il lavoro di Diego Dutto si sta progressivamente evolvendo, allontanandosi da ciò che negli ultimi anni ha reso riconoscibile la sua ricerca. Da un ideale bestiario ispirato ad animali arcaici a soggetti che riportano la mente a «virtù e valori mitici, leggendari, quasi estinti».
Le tematiche di cui si fanno portavoce le sue creature ibride sono talmente conosciute da sembrare retoriche ma stimolano, invece, la mente dell’artista a competere con il linguaggio contemporaneo con estrema sintesi e forza comunicativa…

Francesca Di Giorgio: Guardando un tuo lavoro possiamo immaginare ciò che può attrarre, da un punto di vista formale, uno spazio che unisce cultura del design e arte contemporanea… Come siete entrati in contatto?
Diego Dutto: Fin da piccolo andavo a fiere e mercati dell’antiquariato con mio padre ed è da quei remoti momenti che ho i primi ricordi di aver conosciuto Marco (Marco Cappello n.d.r.). La passione comune per l’antiquariato, il modernariato e l’arte ci accomuna e si perde ormai nella notte dei tempi, in un certo senso ci conosciamo da sempre. Dal primo incontro sono passati almeno venticinque anni e da allora confronto e stima sono cresciuti di pari passo. Un amico sincero e operoso nel dare aiuto e visibilità con tutti i mezzi e le forze a sua disposizione.

Con il termine Evolutionae non espliciti a quale universo aspirino le tue creature. Specie ibrida, in transito. A quale “tempo” appartengono?
La primissima soluzione del quesito, che mi verrebbe da dire, è che sono creature del futuro di una lontana galassia… anche se mi intriga molto di più pensare che arrivino dal passato e solo ora veniamo in contatto con entità così evolute per colpa di una nostra arretratezza. Se guardo al passato vedo cose straordinarie che oggi non si realizzano più, per tempi e maestrie impiegate, veri esempi di unicità ed eccezionalità.
Il pensare che le mie creature possano venire alla luce come fossero fossili o reperti millenari di scavo aumenta il contrasto e fa nascere il dibattito su cosa è evoluzione e ciò che non lo è. La risposta forse più ovvia a questo punto è che non hanno un tempo e uno spazio di nascita; l’evoluzione così come la bellezza è sì negli occhi di chi guarda, ma è ancora più vero che è negli occhi di chi è capace ad osservare.

È interessante notare come i tuoi primi modelli di riferimento siano animali antichi dall’aspetto primordiale… Chi è stato il primo ad ispirarti e cosa mantieni del loro carattere nella metamorfosi a cui li sottoponi?
Il mio primo modello, al quale sono molto affezionato, è stato quello di una tartaruga caretta caretta, sia per motivi dimensionali, sia per motivi puramente legati ad una personale simpatia verso questo animale, veloce e dinamico tra le acque marine.
 Le uniche caratteristiche che effettivamente credo di mantenere sono la leggerezza e la dinamicità che già possiedono, in quanto l’intero assetto della conformazione viene completamente rielaborato e stravolto. Al cambiamento delle forme, affusolate e plasmate, tipiche del design industriale, associo materiali e finiture specifiche delle carrozzerie automobilistiche, restituendo così una nuova miscela che non solo racchiude e concentra il senso di vita e non-vita, ma abbraccia fortemente aspetti tecnologici e formali del nostro tempo. Lo stadio finale dell’elaborazione, caratterizzato dall’uso di grafiche ed elementi dal forte stile race-replica, attribuisce alle mie “creature evolute” un temperamento decisamente sportivo.

Nike è la divinità greca che incarna la vittoria… nel progetto che porta il suo nome che tipo di “valori” vuoi richiamare?
Il progetto Nike ha come tema principale l’eterna ambizione e voglia dell’uomo di volare, un volo sia reale che metaforico, che può indurre a pensieri folli e ad azioni estreme. Ma volare è una capacità meccanica o spirituale? Dipende dalla caparbietà di chi vuole staccare i piedi da terra per avvicinarsi al cielo o da una qualche innovazione tecnica che lo possa permettere? Il sottile confine della soluzione è probabilmente a metà, così come ognuna è alla base dell’altra. Solo la tenacia rende possibile la realizzazione di innovazioni che possano permettere grandi progressi.
 Nike vuole mettere in risalto il forte significato e valore simbolico che le ali suscitano; una vittoria, così come la riuscita di un’impresa difficile può essere intrapresa e superata da ogni individuo con intelligenza, determinazione e costanza. “Per aspera ad astra”, è certamente il modo più sintetico ed efficace per spiegare l’essenza espressa da Nike, con la volontà di volersi dotare di un paio di ali, capaci di mettere nelle giuste condizioni di credere nella realizzazione dei nostri progetti e delle nostre battaglie e per poter superare le difficoltà di tutti i giorni. La vittoria è dunque di chi si prodiga con impegno nella riuscita dei propri obiettivi, al di fuori di meccanismi clientelari o dinamiche legate ad un vantaggio reciproco. Da qui nasce la storia di un eroe dal sapore antico, capace di imprese epiche, quasi dal carattere mitologico, dalla forte ostinazione nel raggiungere un obiettivo, tanto irraggiungibile quanto essenziale per la riuscita dei propri intenti e per la realizzazione di se stesso.

All’interno del processo che fa nascere un tuo lavoro parli del ruolo dell’uomo come “deus ex machina”
Il ruolo dell’uomo come “deus ex machina” è basilare per la comprensione del processo che lega il rapporto tra creatore e creatura, dove il primo determina e controlla completamente l’esistenza della seconda, tanto da configurarla e mutarla a proprio gusto e piacimento. Se nel teatro greco serviva per risolvere intricate situazioni dalle quali difficilmente si sarebbe trovata una soluzione positiva senza l’intervento di una figura divina, nel processo creativo di una mia opera il ruolo di “deus ex machina” è sicuramente interpretato dal sottoscritto, adoperandomi in ogni fase di lavoro per determinare il finale, o meglio, l’esito finale che più credo appropriato per l’aspetto delle mie “creature”.

La mostra in breve:

Diego Dutto. Evolutionae
Marco Cappello Vintage and Design
Via Palazzo di Città 21/B, Torino
Info: +39 011 4361245
www.marcocappello.com
Inaugurazione giovedì 24 febbraio 2011 ore 18.30
25 febbraio – 31 marzo 2011

In alto, da sinistra:
“Nike”,installazione, resina, alluminio, led intermittenti e vernici metallizzate
“Res Viva”, 2009, resina, acciaio, vetro, legno, inchiostro rosso e vernici metallizzate, cm 80x80x210
In basso:
“Mantha”, 2009, resina, alluminio, vetro, led e vernici metallizzate, cm 130x105x40

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