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MILANO | Fabbrica Eos | 5 aprile – 4 maggio 2016

Intervista a DARIO GOLDANIGA di Matteo Galbiati*

Lo studio dell’artista è solitamente il tempio delle sue creazioni, il luogo magico dove le idee e i pensieri trovano modo di concretizzarsi e realizzarsi, un caso particolare, invece, quello di Dario Goldaniga (1960) che nello studio organizza pensieri e raccoglie opere, mentre la parte “operativa” la svolge direttamente presso una fonderia dove, come un alchimista, raccoglie gli scarti, le colature di altre fusioni, forme che, sfuggite dal diventare opera, sono riabilitate nelle sue nuove visioni. Goldaniga restituisce vita e dignità artistica a lacerti di nobili materiali da fusione che, altrimenti, sarebbero destinati all’oblio. Come un aruspice ne legge il nuovo destino trascritto nelle sue opere.

Dario Goldaniga, World Map, 2016, assemblaggio di colature di bronzo, 100x220 cm, esemplare unico

Dario Goldaniga, World Map, 2016, assemblaggio di colature di bronzo, 100×220 cm, esemplare unico

Il tuo non è uno studio, ma un vero e proprio luogo di “produzione”: operi, infatti, direttamente nella fonderia. Perché è così determinante questo luogo per lo sviluppo della tua scultura, tanto da aver rinunciato allo studio vero e proprio?
Da una decina d’anni, infatti, lavoro alle mie opere in una fonderia artistica. Il motivo è che non utilizzando più la tecnica tradizionale della fusione a cera persa, che non richiede la presenza continua dell’artista, ma assemblando dei pezzi di scarto delle fusioni, saldo il bronzo direttamente in loco, e questo è impossibile da realizzare in uno studio.
Alla fonderia artistica De Andreis a Rozzano ho trovato un ambiente straordinario con competenze ed esperienza eccezionali, coloro che vi lavorano mi supportano, mi consigliano, cercano sempre di trovare soluzioni migliori, per arrivare ad un risultato che mi corrisponda.
Senza questo ambiente, queste persone, questa amicizia, non sarei mai riuscito a dar forma a quell’intuizione che inizialmente mi ha spinto a lavorare il bronzo “direttamente”.

Prendere gli scarti delle colature generati dalle fusioni utilizzate per realizzare opere di altri artisti non rappresenta una mera operazione di riciclo, è invece un’operazione concettuale molto più raffinata e sottile…
Mi hanno sempre affascinato quei brandelli di materia di metallo che non riescono ad entrare in una forma e si raffreddano all’esterno, prendendo le forme più stravaganti e casuali, ma anche metterne in luce la concretezza, la loro unicità, la tendenza all’infinito e all’imprevedibilità.
Come diceva Flannery O’Connor: “Una cosa è fantastica perché è tanto reale, e tanto reale da essere fantastica”.
Mettere insieme tutti questi pezzi è per me trovare una configurazione che li comprenda, un tentativo di trovare un mio mondo, dare loro un corpo dotato di peso e di spessore. La mia vita di artista e di insegnante comincia proprio dai particolari che vedo e da come li vedo, la ricerca di un rapporto tra particolare e generale, tra piccolo e grande, tra parte e tutto, tra casuale e causale.

Dario Goldaniga, Mappa Stellare, 2016, incisioni su lavagna, 90x120 cm, esemplare unico

Dario Goldaniga, Mappa Stellare, 2016, incisioni su lavagna, 90×120 cm, esemplare unico

Come procedi nelle operazioni che ti portano alla scultura? Quali passaggi segui? Come la materia influenza la tua azione, agendo tu con pezzi che sono, di fatto, ready made?
Non procedo secondo un progetto prestabilito, mi lascio guidare dalle forme che trovo e che mi piacciono di più, seguo quelle che assecondano la forma che mi interessa. È come suonare senza spartito, improvviso, mi esprimo nell’attimo stesso, faccio uscire immediatamente tutto, ogni risultato quotidiano per me è un miracolo, una cosa inaspettata che non conoscevo prima, una grande emozione.

Quali contenuti vuoi che comunichi allo spettatore?
Non so precisamente quale contenuto uno spettatore possa cogliere, non credo molto ai significati univoci, credo che l’emozione che ho provato nel realizzare un’opera, trasmetta una specie di contagio per far cogliere, a chi guarda, un interesse reciproco al mio.

La tua ricerca non si concentra unicamente sulla scultura di bronzo, si compone anche di lavori su carta, ardesie… Quali suggestioni ci danno? Dove si volge il tuo sguardo?
Le carte sono una conseguenza del lavoro in bronzo, praticamente sono sottostanti al lavoro che vado a costruire, non sono altro che la traccia dei vari passaggi di saldatura, levigatura, lucidatura: una sindone, un lenzuolo che ha raccolto i segni di qualcosa che è avvenuto.
Queste carte posseggono un forte aspetto drammatico, ricolme come sono di bruciature e tratteggi generati dagli spari della saldatura, un’esperienza discordante se paragonata alle opere in bronzo dove prevale lo splendore, ma, ciononostante, espressioni di un’unica idea.
Le ardesie, invece, sono delle incisioni su pietra, precisamente proprio lavagne, lavagne scolastiche, usate e logorate, oggetti straordinari e consueti, ricchi di temi stratificati nel tempo. In esse disegno delle immaginarie mappe stellari tessendo esili disegni, una sorta di orientamento visionario per sconfiggere un grande disordine, o meglio un ordine così complesso che non riusciamo a comprendere. Come nei segni geometrici e fantastici del passato si descrivevano un’infinità di costellazioni anticamente concepite per indicare una direzione, un approdo sicuro, una meta.

Dario Goldaniga, World Paper, 2016, saldature su carta, 100x220 cm, esemplare unico

Dario Goldaniga, World Paper, 2016, saldature su carta, 100×220 cm, esemplare unico

Come ci riassumi la tua poetica e quali sviluppi pensi potrà avere la tua ricerca?
Sicuramente questo nasce dalla suggestione che certi oggetti, certi materiali, hanno su di me, come se mi spingessero a trovare una forma per dare a questo fascino una visibilità, un valore nuovo.
Gli sviluppi sono imprevedibili perché non parto mai da un’idea prestabilita, ma dalla suggestione e dai cambiamenti che la vita mi regala.
Un anno fa non avrei mai pensato di incidere delle lavagne, ma poi le ho trovate, le ho messe da parte, l’affinità e familiarità che emanavano hanno messo in moto un nuovo processo creativo.

Prossimi progetti? Qualche desiderio?
Progetti ne ho tanti, ma la “regola” dei miracoli è che accadono inaspettatamente.

*Intervista tratta da Espoarte #92

 

Dario Goldaniga. Io sono qui
a cura di Ivan Quaroni

5 aprile – 4 maggio 2016

Fabbrica Eos
Piazzale Baiamonti 2, Milano

Info: www.fabbricaeos.it

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