Non sei registrato? Registrati.
PARIGI | La Cinémathèque Française | 7 marzo – 5 agosto 2012

di Christian Ghisellini

«Noi non dobbiamo paragonarci a persone normali, siamo artisti»
Jack Napier: Joker (Jack Nicholson) – BATMAN, Tim Burton U.S.A 1989

Il 7 marzo ha inaugurato a Parigi una mostra che segna una tappa fondamentale del percorso del cartone animato nell’arte. Questo evento, così importante, nasce in America. Stiamo parlando de l’Exposition Tim Burton.
Ci sono molti artisti che, negli ultimi tempi, hanno deciso di fare loro il media animato e il suo linguaggio espressivo, in alcuni casi questi stessi artisti nascono animatori filmaker o altro per poi, solo in un secondo tempo, esprimersi più liberamente in arte.

L’esempio di Tim Burton, però, è unico e fondamentale per vedere il punto di svolta dell’emancipazione di un linguaggio riservato, fino a ieri, ai bambini. La mostra nata al MoMA e ora arrivata in Europa ci rammenta che Burton è uno dei pochi che si ricorda cosa vuol dire essere bambini e che non scende a compromessi con la sua natura.
Nella mostra c’è tutto il suo mondo, un universo che abbiamo imparato a conoscere nei suoi film, ma anche molto di più. Non si tratta di un semplice evento che riassume la sua filmografia e la amplia con uno sterile making of del dietro le quinte. Appena entrati, capiamo che quello che ci aspetta è qualcosa di diverso, qualcosa che va oltre il semplice linguaggio cinematografico e che abbraccia mondi della comunicazione visiva fino ad ora solo tangenti alla sua opera. Così la fotografia, la scultura e l’installazione entrano a far parte del suo linguaggio e ci restituiscono una visione artistica completa e avvolgente.

All’entrata ci attende un corridoio, che funge da perfetta introduzione, perché l’oscurità viene spezzata solo da disegni realizzati con colori fluorescenti che come sogni emergono dal subconscio dell’autore permettendoci di entrare nel vivo della mostra. Non troviamo ad attenderci il mondo delle grandi produzioni cinematografiche e animate ma quello più intimista, sognante e poetico, quel fantastico universo da lui creato nella serie di poesie: Morte malinconica del bambino Ostrica e altre storie (Melancholy Death of Olster Boy) edito in Italia da Einaudi, restituito in un’installazione ricca di elementi interattivi e ludici dove lo spettatore entra lui stesso a far parte del gioco. Non puoi che rimanere divertito nel vedere i bambini, accorsi alla mostra con i genitori, restare affascinati dalla scultura animata del personaggio di “Robot Boy” che si accende e apre la propria testa richiudendola con fragore metallico, così come le risate che accompagnano la proiezione dei corti animati della serie, nata a seguito del successo scaturito dalla pubblicazione del libro. Le risate dei più piccoli ci guidano alla visione, sottolineando che gli elementi più divertenti sono proprio quelli più grotteschi e truculenti, una serie nata e sviluppata sulla rete grazie all’allora nuovo e interessante formato “Flash”, non è vincolata da rigide censure televisive o cinematografiche e ci restituisce un sadico divertimento.

La mostra ti scorre attorno e sei travolto da centinaia di disegni, costumi di scena sculture di mostri e di mondi, molti dei quali li riconosci come vecchi amici e altri, che incontri per la prima volta, ti sembrano già familiari perché prodotti da un’allucinata coerenza. I video scandiscono il tempo restituendoci la crescita dell’artista attraverso i primi corti, ti riportano a lui disegnatore e animatore dei Disney studio, ma non apprezzato e capito – perché troppo distante da quella visione rassicurante e conformista – sarà presto allontanato. Solo molti anni dopo il suo successo cinematografico, soprattutto grazie al grande riscontro di pubblico di pellicole come BATMAN del 1989 (tratto dall’omonimo fumetto), gli permetteranno, da prima quella libertà stilistica e creativa che oggi solo pochi si possono permettere nel mainstream Hollywoodiano, poi lo riporteranno alla stessa Disney che terrà saldamente tutti i diritti delle idee sviluppate durante la sua permanenza all’interno dello studio. Svincolato da tutte quelle restrizioni e impedimenti, riuscirà a produrre quel capolavoro assoluto che è tutt’oggi tra le meraviglie dell’animazione: Nightmare Before Christmas.
La mostra ci restituisce un artista completo, nato come animatore e disegnatore ma trasfigurato nel suo percorso non in un semplice regista ma in un vero demiurgo di mondi incantati e poeticamente grotteschi.

Tim Burton. L’Exposition

La Cinémathèque Française
51 Rue de Bercy, Parigi

7 marzo – 5 agosto 2012

Info: www.cinematheque.fr

LEGGI L’ARTICOLO Le Ombre Oscure di Tim Burton

Condividi su...
  • 7
  •  
  • 1
  •  
  •  
  •  
  •  
  •