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La prima di un ciclo di interviste dedicate a MiArt 2010 è rivolta a Giorgio Verzotti protagonista quest’anno del primo “capitolo” di un nuovo progetto: un catalogo/saggio – il primo di una serie – che traccia la storia delle gallerie italiane oppure se si vuole, come sottolinea Verzotti, «la storia dell’arte italiana attraverso le sue gallerie». Tra qualche anticipazione sul concept del primo saggio – che ripercorre gli anni delle neoavanguardie (1967/1977), epoca delle sperimentazioni, dello sconfinamento, del tentativo di mescolare l’arte alla vita – gli chiediamo anche qualche battuta sul suo ruolo all’interno del Fondo Acquisti…

Francesca Di Giorgio: La diffusione di eventi fieristici, in Italia e all’estero, da tempo si è allontanata da un immaginario squisitamente “commerciale” per entrare in una dimensione progettuale e culturale tout court.
Il catalogo/saggio, a cui le è stata affidata la cura critica, va in questa direzione. Cosa rispecchia questa scelta editoriale?

Giorgio Verzotti: Rispecchia lo spirito del tempo, diciamo così. Proprio perché le fiere d’arte si vogliono sempre di più caratterizzare anche come eventi culturali e non solo commerciali, si moltiplicano al loro interno eventi di tipo espositivo o “convegnistico”, per esempio per promuovere i giovani artisti o per approfondire sul piano anche teorico o storico certe tematiche collaterali al mercato dell’arte, come il ruolo del collezionismo privato o quello dei musei. Allo stesso modo i cataloghi delle fiere non sono solo l’elenco delle gallerie che hanno partecipato ma riflettono questa molteplicità di interessi.

Può raccontarci in breve il “piano dell’opera”, la sua struttura e la sua particolarità?
Il piano dell’opera è semplice. Abbiamo voluto dedicare i cataloghi del MiArt, di questa e delle prossime edizioni, alla storia delle gallerie italiane, una storia che ancora non era stata tentata se non limitatamente a certi periodi o luoghi. È sembrato da un lato un giusto riconoscimento al ruolo svolto dai mercanti nel promuovere l’arte moderna e contemporanea in un paese in cui fino a pochi anni fa mancavano drammaticamente le strutture pubbliche, e dall’altro un argomento come ho detto non ancora affrontato con uno sguardo storico e generale. La nostra ambizione è coprire l’intero Novecento, e poi giungere fino ad oggi, con una serie di saggi che saranno più tematici che meramente cronologici, altrimenti si rischia la noia.

Il corredo iconografico pubblicato in catalogo, così come la campagna promozionale di MiArt, quest’anno si avvale del contributo fotografico di Armin Linke. Com’è nata questa collaborazione e qual è il tema portante del suo lavoro?

Il tema portante è sempre Milano: l’anno scorso c’era Gabriele Basilico che la fotografava dall’esterno e in bianco e nero, quest’anno Armin ci mostra una Milano tutta a colori e tutta ripresa in interni…

Il suo impegno con MiArt è duplice: curatore del catalogo, appunto e membro – insieme a Massimiliano Gioni – del Comitato Scientifico per il Fondo Acquisti. Ci spiega in cosa consiste il suo ruolo e gli obiettivi dell’Associazione?
L’indicazione è quella di acquisire opere per il costituendo museo d’arte contemporanea di Milano. Con la speranza che, essendoci le opere, si faccia presto anche il museo! Come l’anno scorso anche quest’anno punteremo sui giovani, così avremo la possibilità anche con budget un po’ ristretti di acquisire un buon numero di opere rappresentative del nuovo che già vive con noi.

La fiera in breve:
MiArt 2010
26 – 29 marzo 2010
Inaugurazione giovedì 25 marzo (su invito)
fieramilanocity, padiglioni 3-4
Ingresso Porta Teodorico 11
viale Scarampo, Milano
Info: + 39 02 48550420
www.miart.it

In alto:
Armin Linke per MiArt 2010

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