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RACCONIGI (CN) | Real Castello di Racconigi | 16 giugno – 13 ottobre 2013

Intervista a CLAUDIO CERRITELLI di Francesca Di Giorgio

Quella in corso è la seconda edizione della Biennale Internazionale di Scultura realizzata nel Parco del Castello di Racconigi ma, di fatto, la settima, in ordine di tempo, contando i precedenti di Villa dei Laghi nel Parco Regionale della Mandria (due edizioni) e di Castello di Agliè (tre edizioni)…
In uno dei parchi più belli d’Italia Claudio Cerritelli cura la “sua Biennale” guardando alle edizioni precedenti e introducendo alcune novità sugli artisti e gli spazi coinvolti con l’obiettivo di «interagire senza soggezione con il maestoso scenario del Parco di Racconigi»…

Pensare lo Spazio: dialoghi tra Natura e Immaginazione… Quali elementi di continuità ha mantenuto e quali invece le novità introdotte?
Rispetto alle edizioni precedenti (le prime due curate da Victor De Circasia, le tre successive ad Agliè e la prima a Racconigi da Luciano Caramel), l’attuale esposizione si pone sotto il segno della continuità, del resto condivido pienamente l’impostazione dinamica che la Biennale Internazionale di Scultura si è data fin dagli esordi perseguendo sia l’idea d’interazione dialettica tra scultura e contesto ambientale sia la dimensione estensiva e vitale delle opere come segni di una pluralità culturale ricca di creatività e fantasia. In tal senso, il titolo dell’attuale rassegna rende in modo esplicito l’esigenza di legare il pensiero della scultura alla qualità architettonica e paesaggistica del luogo in cui si colloca. Lo straordinario scenario del Parco del Castello di Racconigi permette alla scultura di dialogare con il respiro ambientale della natura in modo sempre diverso e con differenti ritmi spaziali, tali da sollecitare molteplici possibilità di fruizione da parte degli spettatori. Alcuni elementi di novità sono stati inseriti attraverso il coinvolgimento di alcuni punti del percorso prima non utilizzati, per esempio la collocazione di una scultura galleggiante sullo specchio d’acqua come ulteriore momento di dialogo con la natura del luogo. Va sottolineato che, al di là del progetto espositivo preliminare, la messa in scena reale delle opere è dovuta alla sensibilità dello scultore Riccardo Cordero (Presidente dell’Associazione Piemontese Arte) che ha seguito la loro collocazione con un senso di equilibrata distribuzione dei pesi percettivi relativi ai vari linguaggi. Un altro elemento di novità è rappresentato dalla sezione dedicata agli artisti storici italiani, con opere collocate nei suggestivi locali sottostanti la Serra della Margaria della Reggia Sabauda, indicazione di una memoria della scultura che non dovrebbe essere mai ignorata per comprendere le radici della sperimentazione plastica attuale.

Quali sono stati i punti di riferimento che hanno guidato la scelta degli artisti e delle opere?
Per quanto riguarda la selezione italiana mi sono proposto di documentare prevalentemente gli scultori che non avevano mai esposto in questa manifestazione, tuttavia mi sono concesso la possibilità di qualche eccezione, anche perché assai nutrito è l’elenco degli artisti di valore che hanno partecipato alle edizioni precedenti.
Per ciò che riguarda gli scultori tedeschi e spagnoli mi sono avvalso, oltre alle mie conoscenze precedenti, di un’ottima documentazione raccolta da Cordero (con il coordinamento di Maria Elisabetta Todaro) all’interno della quale ho operato le mie scelte, soprattutto in relazione alla qualità ambientale delle opere e alla loro tenuta espositiva.

La vocazione internazionale è dichiarata dalla selezione di 62 sculture di grandi dimensioni realizzate da artisti provenienti da Italia, Spagna e Germania… Come si è attivato il dialogo con lo spazio del Parco del Real Castello di Racconigi e con i nomi “storici” della scultura italiana?
La convinzione principale è che di fronte a un parco di grandi dimensioni come quello di Racconigi non sia possibile competere in termini monumentalistici, è necessario piuttosto creare un percorso di sollecitazione dello spazio. Ciò che conta è interpretare il luogo nei punti più idonei ad accogliere i diversi linguaggi della scultura, attivare zone anche segrete della natura, dialogare sia con gli spazi aperti sia con situazioni più definite, valorizzando le opere per il loro aspetto esplicito ma anche per quello che esse comunicano dall’interno, nei dettagli e nelle pieghe della loro forma. Penso che il percorso realizzato in questa edizione sia uno dei più efficaci percorsi possibili, esso evoca molteplici relazioni tra natura e immaginazione, esprime una complessa visione ambientale di cui sono molto soddisfatto, proprio perché fa pensare alle molteplici potenzialità espansive della scultura. Questo senso di apertura è fondamentale per non limitare la forza comunicativa delle opere, la qualità polisensoriale della loro dimensione costruttiva, la capacità di ogni singola opera di interagire senza soggezione con il maestoso scenario del Parco di Racconigi.

Pensando ancora a un contesto internazionale, dove la dimensione del “parco sculture” ha avuto molta diffusione e fortuna, supportata anche da contributi pubblici (penso ai Paesi Bassi e non solo), quali crede siano le peculiarità della Biennale Internazionale di Scultura di Racconigi e come crede si sia evoluto questo progetto nel tempo?
Non v’è dubbio che la singolarità di questa rassegna promossa dalla Regione Piemonte e organizzata dall’APA sia da collocare all’interno del panorama di analoghe iniziative che si è andato sviluppando negli ultimi decenni con lo scopo di rifondare un ruolo sociale della scultura, una sua presenza vitale nella cosiddetta contemporaneità. Al pari di quanto è avvenuto e avviene in tutta Europa, anche in Italia si è sviluppata una crescente attenzione pubblica e privata nei confronti del genere “parco-sculture”, inteso sia come inserimento stabile di opere sia come esposizione temporanea “en plein air”. Mi vengono in mente alcuni esempi tra i più noti nel nostro Paese, dall’esperienza di “Campo del sole” a Tuoro sul Trasimeno alla Fattoria di Celle a Santomato (Pistoia), dal Museo all’aperto di San Gimignano a quello di Morterone nei pressi di Lecco, dal Parco di sculture di Santa Sofia in Romagna a quello privato della Fondazione Ca’ la Ghironda nei pressi di Bologna. Inoltre: dalle sculture in pietra e ferro a Ozieri nel sassarese a quelle installate a Tortolì nel nuorese, fino all’esperienza denominata “Fiumara d’Arte”, percorso realizzato da Antonio Presti tra Tusa e Santo Stefano di Camastra, in Sicilia. Non sono soltanto parchi in senso stretto ma anche itinerari di sculture immerse nel territorio, inserite nelle caratteristiche mutevoli del paesaggio, segni per stimolare una coscienza sociale dell’arte attraverso un processo di qualificazione estetica di ambienti spesso privi di identità. Il problema è quello della continuità, di superare l’occasionalità degli eventi, di saper programmare situazioni espositive che durano nel tempo, attraverso un reale radicamento nei vari territori, al fine di avvicinare con sempre maggiore efficacia sia i cittadini residenti sia il pubblico mutevole dei visitatori. Si tratta di offrire percorsi della scultura capaci di diventare un riferimento costante per il confronto tra vari linguaggi e differenti culture.
In tal senso direi che è ammirevole lo sforzo con cui la Biennale Internazionale di Scultura porta avanti il suo progetto con il desiderio di rafforzare il suo ruolo nel contesto espositivo europeo, anche in virtù di quella incomparabile cornice ambientale che è rappresentata dal Parco e dal patrimonio architettonico-culturale del Castello.

Periodo molto ricco di progetti per lei: dalla Biennale di Scultura alla giuria del Premio Nocivelli, fino a un’importante mostra/progetto intorno alla figura del Maestro Eugenio Carmi…
Dai lontani anni ’80 in poi, la mia attività si è sempre rivolta ad esplorare l’arte di tutte le generazioni, non è dunque sorprendente che io mi stia occupando di progetti dedicati alla valorizzazione dei giovani artisti e agli entusiasmi persistenti dei cosiddetti maestri, termine forse un po’ retorico che tuttavia ben si addice a personaggi che sono in scena da oltre mezzo secolo, e intendono continuare a sognare attraverso la pratica della loro arte.
È questo il caso di Eugenio Carmi (1920) che esporrà una recente serie di vetri (realizzati mirabilmente in collaborazione con l’artigiano Lino Reduzzi) nella mitica galleria del Deposito a Genova, legata all’esperienza multidisciplinare degli anni Sessanta. Vorrei segnalare anche la mostra antologica dello scultore Piero Cattaneo (1929-2004) che sto curando per vari sedi istituzionali della città di Bergamo insieme con la figlia Marcella Cattaneo, storica dell’arte, un esempio di ricognizione storico-critica dell’opera di un artista defilato, ma di indubbia qualità tecnico-creativa. Altre mostre dedicate ai singoli autori dell’attualità non m’impediscono di proseguire la ricerca per un libro sulla pittura di paesaggio del ‘900, quasi per confermare che l’immagine della natura costituisce, accanto alle poetiche della pittura e scultura di segno astratto-costruttivo, un versante persistente delle mie frequentazioni culturali. A questi interessi andrebbero aggiunte altre direzioni di ricerca ma non mi sembra il caso di esternare troppo le proprie ossessioni.

Biennale Internazionale di Scultura, Racconigi 2013
Pensare lo Spazio: dialoghi tra Natura e Immaginazione
a cura di Claudio Cerritelli

Artisti:
gli italiani: Sergio Alberti, Italo Antico, Gabriella Benedini, Giuseppe Bergomi, Enzo Bersezio, Alessandra Bonoli, Giovanni Campus, Angelo Casciello, Nino Cassani, Ettore Consolazione, Nello Finotti, Sergio Floriani, Massimo Ghiotti, Roberto Lanaro, Italo Lanfredini, Piera Legnaghi, Umberto Mariani, Eliseo Mattiacci, Franco Mazzucchelli, Igor Mitoraj, Marcello Morandini, Giuseppe Pirozzi, Graziano Pompili, Valerio Righini, Davide Scarabelli, Paolo Schiavocampo, Mauro Staccioli, Antonio Trotta, Sergio Zanni, Nane Zavagno

sezione storica riservata a: Angelo Bozzola, Carmelo Cappello, Andrea Cascella, Sandro Cherchi, Pietro Consagra, Agenore Fabbri, Michele Festa, Quinto Ghermandi, Umberto Mastroianni, Umberto Milani, Augusto Perez, Pierluca, Giò Pomodoro, Vittorio Tavernari

gli spagnoli: Vicente Baron Linares, Lluis Cera, Ramon De Soto, Natividad Navalon, Miquel Navarro, Jaume Pensa, Rablaci, Susana Solano, Mar Solis

i tedeschi: Jörg Bach, Ingrid Hartlieb, Jürgen Knubben, Armin Göhringer, Johannes Pfeiffer, Werner Pokorny, Klaus Prior, Robert Schad, Hartmut Stielow

16 giugno – 13 ottobre 2013

Real Castello di Racconigi
Via Morosini 1, Racconigi (CN)

Orari: da martedì a domenica ore 10.00 – 19.00

Info: www.ilcastellodiracconigi.it

 

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