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Quella della Biennale è formula ormai collaudata del mondo dell’arte in Italia e all’estero. Al contrario di molti altri fenomeni contemporanei, spesso nati sull’onda di riflessioni globalizzate e poco aderenti al reale, sembra stia dando interessanti risultati in termini di continuità – merce rara e molto gradita – e di (ri)scoperta di luoghi e situazioni al passo dell’arte. 
Abbiamo chiesto a Chiara Canali di parlarci di un progetto, la Biennale Gherdëina – in Val Gardena, ad Ortisei (BZ) – giunto alla seconda edizione e che vede quest’anno la sua curatela. C’e spazio per parlare di scultura – di “quando” e “dove” lo sia, per lei, nel vero senso del termine – di appartenenza al territorio, di tradizione e rinnovamento e perché no… di confronti critici di cui l’arte si nutre e da cui trarre solo giovamento.

Francesca Di Giorgio: È la tua prima volta da curatrice per la Biennale Gherdëina? Come e quando è avvenuto l’incontro e la collaborazione con questo territorio?
Chiara Canali: In effetti questa è la mia prima occasione come curatrice di questa Biennale, tuttavia considerando la peculiarità della manifestazione e la bellezza dei luoghi, sarei lieta di poter proseguire questa collaborazione nelle prossime edizioni per sviluppare ulteriormente i valori di cui si fa portatrice. È stata Doris Ghetta, della Galleria Ghetta di Ortisei, che mi ha voluto in questo itinerario nella Val Gardena anche in ragione del fatto che già conoscevo la scuola scultorea della zona avendo seguito da vicino per lungo tempo il lavoro di Aron Demetz, uno dei protagonisti della precedente edizione.

Hai pensato ad un percorso cittadino, ricongiungendo la scultura ad una destinazione urbana imprescindibile a garantirne una sincera lettura. Le opere di Holzknecht, Kammerer, Messner, Moroder e Senoner saranno installate nel centro storico di Ortisei…
Il percorso delle opere si snoda nella zona pedonale del centro storico che consiste in una via in pendenza, con scorci sulle rocce dolomitiche e sulle pendici del Monte Rasciesa. La scelta dell’itinerario lungo questo sentiero pedonale intende interagire sia con gli spazi urbani della città sia con l’ambientazione e i punti di vista della vallata. Le visuali delle opere tengono conto da un lato della natura e del paesaggio come sfondi originari della scultura, dall’altro delle architetture e delle costruzioni come linee essenziali con cui si relaziona.

Puoi darci qualche anticipazione su come gli artisti indirizzeranno la visione dello spettatore? Nuovi punti di vista, prospettive…

Se la domanda del libro Quando è scultura è spostare l’ago della bilancia dal “che cosa” al “quando” è scultura, in considerazione non solo della sostanza ma anche della funzione, con questa occasione espositiva io vorrei sollecitare l’attenzione sul “dove è scultura”, in riferimento non solo all’origine storica, geografica o sociale di una scuola o di un artista, ma anche alla collocazione o alla destinazione finale della scultura, in costante rapporto alle condizioni di veduta e alle sollecitazioni di un luogo. Lo scultore è un conquistatore di spazi, un costruttore di segni che devono entrare in rapporto diretto con il mondo, opponendosi all’ambiente circostante oppure adattandosi alle sue prospettive e catturandone le energie presenti.


Da sinistra:
Peter Senoner, “COR”, 2008-09, fusione di bronzo, vetro di criolite, cm 270x75x80. Foto: Dario Lasagni. Courtesy mostra interregionale 2009, collezione Joachim Rubner, Italia
Gerlad Moroder, “Smaterializzazione dell’essere”, 2010, roccia rossa di porfido del Monte Rasciesa

Tutti gli artisti invitati hanno vissuto, o vivono e lavorano tutt’ora, in Val Gardena. Parlare di artisti locali, in questo caso, assume un’accezione particolarmente significativa, mi riferisco al forte senso di appartenenza che gli artisti coinvolti in questo progetto hanno per il loro territorio pur avendo un curriculum internazionale…
Questi artisti sono gli ultimi e i più giovani di una serie di scultori che, senza soluzione di continuità lavora nella regione della Val Gardena. Artisti che sono nati, cresciuti e vivono tutt’ora in una comunità con un’identità forte e coesa come quella ladina della Val Gardena, ma sono al tempo stesso artisti che hanno studiato o si sono formati nella cerchia della cultura mitteleuropea di Monaco e Vienna, oppure hanno fatto esperienze professionali a Parigi, New York, Tokyo. Nonostante le radici comuni che li legano al territorio e alla tecnica dell’intagliare il legno, il confronto con un background internazionale, oltre ad allargare il raggio di azione di questi artisti, ne ha plasmato la poetica e ne ha diversificato gli strumenti linguistici.

Nel testo in catalogo sottolinei come la scultura contemporanea, non debba essere più considerata debitrice di una tecnica o di un materiale tradizionale quale è il legno. Dove si spostano i termini della questione?
Gli artisti qui coinvolti producono vere e proprie statue o sculture secondo i principi plastici dello sbozzare e dello scolpire il legno o la pietra, e contemporaneamente sono aggiornati sulle più moderne tecniche di produzione meccanica o seriale, dall’assemblaggio del ferro alla lavorazione a laser dell’alluminio. Ricordo al proposito, al di là della statua in legno di Holzknecht, la fusione in bronzo e vetro di criolite del messaggero di Peter Senoner, le sculture smaterializzate nella roccia rossa di porfido del Monte Rasciesa di Gerald Moroder, la stella costituita con lastre di alluminio ossidato di Philipp Messner, l’assemblaggio di Wilma Kammerer. ll fatto che ognuno di essi abbia utilizzato materiali distinti contribuisce a fare di questo elenco un ventaglio di differenze sostanziali.
Tuttavia, la metodologia di lavoro e l’esperienza della manualità sono questioni essenziali, considerate all’interno di una pratica che tiene conto del volume, della massa e della tecnica, e non vengono destituite dall’idea, dall’invenzione e dall’effetto scenico.

Rispetto alla Biennale Internazionale di Scultura di Carrara – attualmente in corso – quali sono le finalità di questo progetto biennale?

Nella Biennale Gherdëina si parla di scultori e di sculture. La presenza stessa del manufatto scultoreo mi sembra invece sia venuto a mancare nella concezione del progetto di Carrara, dove si parte certamente da un luogo con una forte tradizione legata alla lavorazione del marmo, ma per minarne le fondamenta attraverso il concetto stesso di Post-Monument. La mostra di Carrara mi è sembrata pretestuosa e banale rispetto alla consistenza vera e propria delle opere e degli artisti – spesso nemmeno lontanamente assimilabili alla categoria degli scultori perché provenienti da altri linguaggi espressivi – che hanno in alcuni casi basato le loro opere su trovate futili, senza senso e gratuite come nella non-scultura di Giorgio Andreotta Calò o nell’escremento di Paul McCarthy. In questa Biennale ad Ortisei si vogliono affermare dei valori, non negarli, semmai si vogliono allargare gli orizzonti di una tradizione, con la volontà da parte degli artisti di imprimere nel corpo spettacolare della scultura i significati esistenziali ed emotivi della contemporaneità.

La mostra in breve:
Biennale Gherdëina
a cura di Chiara Canali
Ortisei, zona pedonale
Info: + 39 0471 777600
www.biennalegherdeina.it
www.valgardena.it
19 luglio – 1 ottobre 2010
Inaugurazione lunedì 19 luglio 2010 alle ore 18.00

Artisti coinvolti nel progetto: Arnold Holzknecht, Wilma Kammerer, Philipp Messner, Gerald Moroder, Peter Senoner

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