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ROVERETO | Paolo Maria Deanesi Gallery | 12 aprile – 2 giugno 2013

Intervista a IGOR EŠKINJA di Gabriele Salvaterra

Alla Paolo Maria Deanesi Gallery una nuova personale di Igor Eškinja (artista di copertina – Espoarte #58 aprile-maggio 2009, ndr), la seconda in questo spazio, con i lavori degli ultimi due anni. Soprattutto opere fotografiche e un’installazione che indagano le apparenze della realtà, impiegando i dispositivi tradizionalmente deputati alla rappresentazione oggettiva – la galleria, il fondale fotografico, la fotografia – per rivoltarli in macchine creatrici di illusioni.
“Ottenere una discontinuità con elementi normalmente utilizzati per neutralizzare e unificare” così sintetizza il curatore Daniele Capra la scelta di Eškinja e le opere presenti. Ne abbiamo parlato con l’artista.

Ho cominciato a conoscere le tue opere a partire dal tappeto di polvere presentato a Manifesta 7 nel 2008. Il tuo lavoro sembra utilizzare inganni ottici o inversioni nei materiali per deludere la prima impressione: la realtà dell’immagine si riconosce solo dopo una prolungata osservazione. Sei interessato a un discorso percettivo?
Più che al discorso della percezione sono interessato a quello della trasformazione. Mi interessa partire da una situazione e da materiali che quasi non percepiamo, come la polvere o i nastri adesivi, e trasformarli in qualche cosa di diverso attraverso l’immagine.

Qui in mostra infatti la maggior parte delle opere sono immagini fotografiche, perché non hai voluto allestire l’oggetto direttamente nella galleria?
Mi piace utilizzare l’anamorfosi perché crea oggetti fatti nella realtà ma che sono visibili soltanto attraverso la tecnologia, attraverso un unico punto di vista offerto dall’obiettivo fotografico. In questo modo si crea il paradosso di un’arte che non è fatta per gli uomini ma per le macchine.

Per le macchine?
Sì, se vai a un concerto o a una festa vedi un sacco di gente che invece di godersi lo spettacolo lo registra con il cellulare o la videocamera. Non dico che sia giusto o sbagliato, è un fatto. La gente oggi ha bisogno della registrazione e di un filtro tecnologico per rendersi conto di vivere qualcosa. Inoltre gran parte della nostra sensibilità si forma sui documenti come immagini, foto o cataloghi. Così cerco di creare immagini che siano subito documento e che escludano volutamente la nostra esperienza diretta.

Cosa ti ha spinto ad interessarti alla carta seamless, utilizzata normalmente nei fondali fotografici?
Mi interessa perché è un materiale che serve a togliere le cose dal contesto, allo stesso modo del white cube nel quale la carta è stata allestita. Sono entrambi elementi quasi invisibili che servono a fare risaltare qualcos’altro. La carta è un non-oggetto, un elemento secondario che qui diventa protagonista.

Così le dai un carattere?
Sì, diventa qualcos’altro attraverso un processo di illusione e ribaltamento, è un materiale che rappresenta un non-spazio e in questo modo raddoppia le condizioni della galleria, anch’essa luogo asettico.

Quindi anche la fotografia, con la sua oggettività, partecipa a questo ribaltamento: un medium tra i più trasparenti utilizzati per creare un’illusione?
Proprio così!

Igor Eškinja. Infinity paper
a cura di Daniele Capra

12 aprile – 2 giugno 2013

Paolo Maria Deanesi Gallery
Via San Giovanni Bosco 9, Rovereto (TN)

Orari: giovedì, venerdì e sabato: 16.00 – 20.00
altri giorni su appuntamento

Info: +39 0464 439834
gallery@paolomariadeanesi.it
www.paolomariadeanesi.it

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