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SLOVENIA | Ptuj | Festival dal 6 al 13 luglio | Mostre fino al 9 settembre 2018

INTERVISTA A JERNEJ FORBICI e MARIKA VICARI di Livia Savorelli

A Ptuj, una delle città più vecchie della Slovenia, da sedici anni prende vita un Festival multidisciplinare che vanta presenze internazionali che amplificano il ruolo della città quale crocevia di culture, un evento di primo piano della programmazione culturale estiva europea. Si tratta di Art Stays, festival che funge da cassa di risonanza e da ponte tra luoghi e persone, sapendo dosare sapientemente cultura, tradizione, arte contemporanea e ricerca.
L’edizione 2018, il cui tema è quanto mai attuale, è Fragile, ed indaga la frammentazione dell’uomo contemporaneo mettendolo in relazione alle fragilità della materia. Ne parliamo con i direttori e curatori di Art Stays, Jernej Forbici e Marika Vicari.

Jernej Forbici e Marika Vicari

Partiamo dalle origini, raccontateci brevemente come nasce l’idea di dar vita ad un Festival d’arte in Slovenia… Nel corso della sua storia, con 15 edizioni all’attivo e una in corso, il Festival ha mantenuto la sua identità originaria o è andato via via modificandosi, assorbendo nuovi stimoli ed energie? Come l’arte contemporanea si è, nelle varie edizioni, confrontata con il tessuto urbano e sociale di Ptuj?
Il Festival ART STAYS nasce nel 2003, da un’idea di Vladimir Forbici di invitare giovani artisti internazionali a Ptuj e di creare un dialogo con le realtà artistiche attive in città. Già dal 2005 la direzione passa a noi (Jernej Forbici e Marika Vicari, ndr) ed il progetto cambia, diventando sempre più internazionale (arrivano artisti da tutto il mondo) e più multidisciplinare (spazia in tutti i campi delle arti visive ed entra spesso in dialogo anche con altre arti quali danza, musica, teatro, architettura…). Ogni anno vengono invitati curatori internazionali a collaborare alle programmazioni, istituzioni pubbliche e private, gallerie, progetti ed artisti mid carrer e giovani.

Art Stays 2017, Big is Beautiful, foto Albin Bezjak

Il 2012 è l’anno in cui Ptuj è città partner Capitale Europea della cultura ed il Festival apre i confini con un progetto ed una programmazione ancor più definita ed intensa. Viene descritto l’appuntamento estivo più interessante nel variegato programma estivo europeo e via via va affermandosi un ruolo di prim’ordine.
La città di Ptuj con ART STAYS diviene non solo il crocevia di culture diverse, la sua posizione geografica lo permette facilmente e si amplifica ovunque, ma si afferma come piattaforma d’eccellenza per artisti, curatori e addetti all’arte contemporanea provenienti da tutto il mondo. Il Festival ART STAYS vanta collaborazioni di eccellenza tra cui Antonio Arevalo, László László Révész, Anna Bálványos, Claudio Composti, Dionisio Gavagnin, il Ludwig Museum di Budapest, Fondazione Modena Arti Visive, Galerie Chantal Crousel di Parigi, Galleria Alfonso Artiaco di Napoli, Galeria Joan Prats di Barcellona, Galeria Adelantado di Valencia, Fondazione Bonotto di Vicenza, Prometeo Gallery di Ida Pisani di Lucca, per citarne alcuni.
L’arte contemporanea a Ptuj non è solo ospitata o presentata, molti sono gli interessanti progetti che sono stati creati in loco e che hanno visto la partecipazione attiva degli abitanti o di altri artisti locali (come i progetti di Cesare Pietroiusti, Lynn Book, Raphael di Luzio, Perino&Vele, Matthias Langer, The Anarchist Cookie Shop di Marek Schovánek, Do it dei BridA, Aqua Aerobika di Sasha Frolova, per citarne alcuni); la realizzazione di video e mappature della città con Movimento (Creative Label), Felipe Aguila, Paolo Angelosanto o Manuel Frara con The area of Bustle; complessi progetti di Gary Cass e Chandrasekaran, Zoie So, Zulkifle Mahmod, Marlon De Azambuja, Noriko Obara o nel contesto urbano come nel caso di Ilona Nemeth o Jasa.
L’aspetto interessante non è solo la partecipazione o l’essere soggetto (la città, il festival o…) della rappresentazione, poi tradotta o esperita nella creazione di opere d’arte contemporanea anche site specific, ma sta nel fatto che l’arte a Ptuj continua a dare con rinnovata forza ogni anno nuove energie, stimoli ed idee e a creare interessanti dialoghi e ponti tra i luoghi e le persone, tra la storia contemporanea e quella antica. Con la partecipazione al festival ART STAYS nascono spesso nuove collaborazioni tra gli addetti ai lavori e progetti ritradotti e poi portati in altri Paesi ed istituzioni.

Art Stays 2018, Videomapping di Movimento Creative Label duo, Simone Pucci & Federico De Benedictis. Courtesy Archivio Art Stays. Foto Albin Bezjak

I vari eventi che compongono il Festival, forti del doloroso momento storico che stiamo vivendo, ruotano intorno al tema della fragilità e della frammentazione. Ci introducete come questa tematica è stata sviluppata nelle varie mostre del Festival?

ART STAYS 2018, Ptuj. Maria Teresa Gonzalez Ramirez, mostra FRAGILE, a cura di Marika Vicari e Jernej Forbici. Courtesy Archivio Art Stays. Foto di Albin Bezjak

Il festival e tutti gli eventi che lo caratterizzano ruotano da anni attorno ad un tema centrale. Se le ultime passate edizioni si erano concentrate su temi quali Relation(s), Politic(s), Wunderkammer, Natur al(L), non è un caso che quest’anno abbiamo voluto presentare Fragile, un dialogo sospeso e a tratti inatteso tra le fragilità della materia, le infinite pieghe dell’arte, la frammentazione dell’uomo e del futuro, quello spesso inatteso o cercato stato, in cui un tempo o un’azione cambiano le proprietà delle cose, delle situazioni e delle emozioni, alle relazioni nella società contemporanea, del tessuto sociale, culturale storico e politico nonché la nostra stessa identità umana.
La mostra centrale attorno cui ruotano poi tutti gli altri progetti curatoriali e percorsi espositivi è senz’altro FRAGILE ospitata presso il Monastero Dominicano di Ptuj. Un monumentale complesso architettonico storico dove per la prima volta presenteremo le installazioni, sculture e video di Banu Cennetoglu, Polona Demšar, Federica Ferzoco, Maria Teresa Gonzalez Ramirez, Masbedo, Mladen Miljanović, Andrea Morucchio, Boštjan Novak, Artsiom Parchynski, Giuseppe Piscopo, Patrizia Polese, Santiago Sierra, Rósa Sigrún, Andrea Tagliapietra, Alice Zanin e Ai Weiwei, che dialogheranno tra loro sulla fragilità dell’arte, della materia, dell’uomo, delle sue relazioni e del nostro futuro. La mostra FRAGILE_MEMORIA CONFLITTO UOMO a cura di Carlo Sala alla Galerija Miheličeva, invece indaga le fragilità umane, partendo da un percorso espositivo che è tutto un crescendo, partendo e guardando alla frammentazione delle nostre identità e dei luoghi abbandonati con Silvia Camporesi proseguendo in una riflessione sulla percezione e sulla memoria con Paolo Ciregia e concludendosi con la rappresentazione della fragilità interiore con le foto di Mustafa Sabbagh.

Opening della mostra FRAGILE_MEMORY/CONFLICT/MAN, a cura di Carlo Sala. Courtesy Archivio Art Stays. Foto Albin Bezjak

Diversamente le altre mostre come GLASSTRESS curata da Koen Vanmechelen con la Fondazione Berengo alla Galleria della città, FRAGILE LEVITA di Luca Piovaccari a cura di Italo Bergantini alla Galerija FO.VI, GLASSPAINTING di Riccardo Costantini alla Galleria Magistrat, CRASH ME GENTLY di Dušan Fišer all’Art Factory e la mostra personale di Maria Fernanda Guzmán, alla Biblioteca della città centrano il focus sulla materia e dunque la frammentazione stessa dei materiali quali il vetro, l’erba, la carta e la creta.
Anche gli interventi di arte pubblica, le installazioni, il cinema (quest’anno presenteremo tra l’altro il film di Iwan Schumacher dedicato a Urs Fischer) ed infine i concerti, sono presentati a compendio della frammentazione dell’immagine, del suono, delle identità e delle tradizioni dell’uomo come materia del mondo.

Artist Talk con Koen Vanmechelen, artista e curatore di Glasstress Ptuj. Foto di Albin Bezjak

Tra le novità di quest’anno, importanti collaborazioni come quella con un evento di eccellenza come GLASSTRESS – basato su un inedito dialogo tra l’arte contemporanea e la tradizione del vetro di Murano – che, pur nato a Venezia, ha attualmente intrapreso una forma itinerante che prevede tra le varie tappe anche la Slovenia con Art Stays… Come nasce questa collaborazione e come si sviluppa?
La collaborazione con GLASSTRESS nasce da un desiderio di noi direttori e curatori del Festival. Potremmo quasi raccontarvi che proprio l’idea di FRAGILE, sia nata dal progetto che da anni promuove Adriano Berengo stesso con la sua Fondazione a Venezia. Questo perché guardiamo a GLASSTRESS come strettamente connesso da un lato ad un materiale comune ma affascinante – il vetro – dall’altro invece alla fragilità dei sogni, quelli che però animano i progetti più interessanti rispetto all’atto creativo (siamo entrambi artisti prima che curatori d’arte) e che permettono al visitatore di farne parte. L’idea di Adriano Berengo che ha portato alla creazione di GLASSTRESS, l’aspetto itinerante stesso, il progetto di Koen Vanmechelen, noto artista e curatore belga con la scelta di affiancare opere di artisti affermati ad altri meno noti, l’internazionalità sottesa al progetto, così pure l’interdisciplinarietà e l’apertura a 360° verso ogni forma dell’arte, sono le stesse idee che animano da anni il nostro Festival ART STAYS. Siamo perciò orgogliosi ed onorati di poter ospitare un progetto di così ampio respiro come GLASSTRESS Ptuj che presenteremo alla Galleria della città e vedrà la presentazione di opere uniche nel loro genere, nella ricerca formale o nell’uso del vetro con Ai Weiwei, Monira Al Qadiri, Jake & Dinos Chapman, Leonardo Cimolin, Josepha Gasch – Muche, Shane Guffogg, Brigitte Kowanz, Vik Muniz, Lucy Orta, Thomas Schutte, Gavin Turk, Koen Vanmechelen, Fred Wilson, Erwin Wurm.

Glasstress Ptuj, Koen Vanmechelen. Foto di Srdan Mohorič

…Ma non manca anche un focus sulla ceramica contemporanea slovena, curato dall’artista e curatore Dušan Fišer, dal titolo Crash me Gently?
Dušan Fišer è un noto artista e curatore d’arte che da anni collabora con noi non solo con il Festival ART STAYS ma anche con altri nostri progetti in diverse città europee nella promozione dell’arte slovena. A conferma di ciò, Crash me Gently, la mostra collettiva indaga le diverse forme ed usi della ceramica nel campo dell’arte contemporanea, spaziando tra opere più legate alla tradizione e altre più sperimentali e con carattere più installativo. Tra gli artisti Tanja Boh Sokolov, Dragica Čadež Lapajne, Milojka Drobne, Meta Kastelic, Ines Kovačič, Marija Rudolf, Nataša Sedej, Miljanjka Simšič, Mojca Smerdu, Jože Šubic, Ljubica Zgonc Zorko.

Milojka Drobne, Crash me Gently. Foto di Albin Bezjak

Per chiudere, descrivete in poche parole l’anima del vostro Festival invitando il pubblico italiano a raggiungervi in Slovenia…
Vi diamo appuntamento a Ptuj, invitandovi al nostro 16°Festival ART STAYS per riscoprire (anche se in vacanza o per una breve visita) e conoscere quanto cultura, tradizione, arte contemporanea e ricerca influiscono sullo sviluppo della nostra società. Soprattutto quest’anno, il 2018 eletto anno europeo del patrimonio culturale, la più antica città slovena, definita il tesoro dei millenni, si prepara a festeggiare nel 2019 i suoi 1950 anni di storia ed un legame tutto particolare con l’Italia.
Se molti sono i reperti storici che la caratterizzano nella sua conformazione geografica, architettonica e artistica, oggi l’arte contemporanea mondiale con un focus e contributo importante italiano, con il Festival ART STAYS è una delle nuove chiavi di accesso alle famose porte di Ptuj, una città a misura d’uomo tutta da scoprire.

Info: www.artstays.si

Opening di Crash me Gently. Foto di Albin Bezjak

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