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Anthony James. Consciousness and Portraits of Sacrifice

Into the surface

MILANO | BRAND NEW GALLERY | fino al 23 febbraio 2012

di MATTEO GALBIATI

Ci vuole molto coraggio ad aprire una nuova galleria e ad osare, soprattutto, un ardito programma di mostre che punta tutto sulla novità assoluta, oggi in un momento non certo favorevole. Ci vuol coraggio ad essere galleristi secondo una coscienza sperimentale che mira alla ricerca e alla conoscenza. Chiara Badinella e Fabrizio Affronti in questo sono bravi, eccellenti galleristi, ma in primo luogo va rilevato il loro essere anche storici dell’arte, e questo fa di gran lunga la differenza. L’impostazione da ricercatori, unita ad una ricca preparazione e ad un’attenzione ai fenomeni nel momento del loro verificarsi, indirizza e sostiene la radicalità delle loro preferenze, motivandone le scelte coraggiose: per la loro galleria hanno deciso, infatti, di offrire al pubblico italiano solo i nomi e le ricerche di giovani artisti stranieri che, sulla scena internazionale, hanno avuto già un notevole successo e apprezzamento incontrando il fiducioso favore e apprezzamento di pubblico e critica.

Badinella e Affronti portano a Milano visioni nuove, altri linguaggi che, tanto nella novità assoluta quanto nel confronto con la storia, arricchiscono la nostra conoscenza di preziosi frammenti e voci di una contemporaneità artistica mondiale che, spesso tanto ammirata quanto sconosciuta ed estranea alla nostra esperienza, è in costante evoluzione. Le loro intenzioni – a prova di questo ci sono tutte le mostre che hanno proposto dall’apertura – fanno stare stretto il concetto di galleria per il loro spazio, che si propone invece come una vera e propria piattaforma multiculturale che favorisce gli incontri e gli scambi, un luogo di mezzo dove trovare nuove e inattese connessioni davanti a ricerche ed opere inedite.

Sono due le mostre che lo scorso 12 gennaio hanno inaugurato: due mostre separate eppure correlate, fedeli sempre all’impostazione voluta dai due giovani galleristi.

Nei primi due grandi ambienti – entrati in galleria potremmo immaginare di esser tranquillamente in uno dei grandi spazi dell’Art District newyorkese – troviamo la collettiva Into the surface che offre un cospicuo gruppo di giovani artisti che impegnano una concezione tradizionale del mezzo pittorico e la trasformano lavorando su media anticonvenzionali. Il materiale inusuale, spesso già arricchito di proprie qualità ed esperienze, accentua il valore significante e creativo del medesimo processo pittorico. Nella specificità individuale di ciascun artista l’insieme delle scelte lascia vedere come la pittura estenda il proprio valore ibridandosi, in taluni casi, con altre tecniche quali la fotografia o la scultura, aprendo, in questo modo, una vasta gamma di approcci nella ri-definizione dell’immagine e del suo svelarsi agli occhi e all’esperienza.

Nelle altre sale, protette ed enfatizzate da una semi oscurità, incontriamo delle installazioni concepite e realizzate appositamente per l’occasione da Anthony James, alla sua prima mostra personale italiana. L’artista anglo-americano, famoso per la tumulazione dei resti carbonizzati della sua Ferrari, presenta in due grandi lightboxes trasparenti una piccola foresta tagliata di esili tronchi di betulla: moltiplicati da un gioco di specchi e trasparenze, immergono lo sguardo in uno spazio surreale e illusionistico in cui l’elemento naturale diventa quasi una reliquia feticisticamente dispersa e allontanata dall’esperienza reale e tangibile dell’uomo. L’espressione di James contamina e intreccia esperienze storiche come quella Pop e Minimalista, quella Astrattista e Surrealista, creando una fusione di linguaggi che si verifica poi attraverso i materiali e i mezzi più disparati e disorientanti. Significativo e intenzionale omaggio a Lucio Fontana sono Today is a Good Day #1 e #2: lastre di metallo specchiante, la cui superficie si corruga di fori e buchi realizzati dallo stesso artista che, sparando colpi di armi da fuoco (fucili e mitragliatori), enfatizza la violenza del gesto che al tempo stesso si fa distruttore e creatore. I buchi generati aprono un varco che ribalta la prospettiva di Fontana: in questo sappiamo aprirsi dal fronte dell’opera in cerca di una nuova spazialità celata oltre la superficie, mentre in James vediamo volersi ri-aprire – o forse liberare? – dal fondo.

I programmi e le scelte della Brand New Gallery danno il senso di un orientamento preciso e attento, confermato ancora da questa duplice mostra. Non si dica di trovarsi di fronte la solita sterile esterofilia modaiola. L’esperienza ci dice non essere così.

_Anthony James. Consciousness and Portraits of Sacrifice
_Into the surface (artisti: Aaaron Bobrow, Heather Cook, N. Dash, Alex Dordoy, Leo Gabin, Andrew Gbur, David Hominal, Erik Lindman, Nazarin Lotfi. Joseph Montgomery, Oscar Murillo, Hugh Scott-Douglas, Dan Shaw-Town, Ben Schumacher, Nick Van Woert, Ned Vena, Phil Wagner, Lisa Williamson)
Brand New Gallery
Via Farini 32, Milano
Info: www.brandnew-gallery.com
Entrambe le mostre fino al 23 Febbraio 2012

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