Non sei registrato? Registrati.
Parma | Cubo Gallery | fino al 28 giugno 2018

Intervista ad ALESSANDRA CALÒ di Chiara Serri

Da una serie di lastre fotografiche di vetro, scovate quasi per caso nei mercatini dell’antiquariato, nasce Secret Garden – il progetto artistico di Alessandra Calò più complesso e probabilmente più longevo – perfezionato e sviluppato nel tempo. All’interno di una scatola nera, metafora stessa della memoria, sono inseriti ritratti di donne dall’identità perduta e reliquie di natura. La luce si accende e l’occhio dell’osservatore crea una nuova immagine, supportata dalle parole di tante autrici contemporanee che hanno adottato uno sguardo, facendolo proprio. Storie raccontate in prima persona nelle quali è possibile identificarsi, ritrovando il proprio vissuto. Da piccola mostra allestita diversi anni fa nell’ambito del circuito off di Fotografia Europea a Reggio Emilia, Secret Garden è diventata oggi un’installazione complessa, allestita alla Cubo Gallery di Parma con il supporto di Andrea Saltini e Sergio Taddei. La natura, come spiega l’artista stessa nell’intervista che segue, è uscita dalla scatola, occupando lo spazio della galleria, che diviene “contenitore” da esplorare. “Un gioco onirico ed emozionale – scrive Marta Santacatterina nel testo di presentazione – tra il dentro e il fuori, tra microcosmo e macrocosmo, tra conscio e inconscio”.

Alessandra Calò, Secret Garden, Cubo Gallery, Parma

Secret Garden è un progetto cresciuto negli anni per germinazione Come e quando è nato? Lidea  ad esso sottesa?
Secret Garden è un progetto nato nel 2014. L’idea era quella di raccontare – in maniera simbolica – la possibilità che ognuno di noi ha di riscoprire se stesso, attraverso una “messa a fuoco” interiore. Gli elementi che compongono l’opera sono materiali d’archivio e contemporanei: ritratti fotografici femminili su lastre negative, che da anni fanno parte della mia ricerca; erbari tridimensionali da me composti; testi letterari contemporanei scritti da autrici che hanno voluto condividere questo percorso. Ciascun ritratto con relativo giardino viene inserito all’interno di una scatola nera e posto su un piedistallo con cassetto, che custodisce un racconto. Attualmente le donne di Secret Garden sono circa trenta, ma per l’installazione alla Cubo Gallery di Parma ne ho scelte quattordici. Si potrebbe paragonare Secret Garden al “paesaggio interiore” (o giardino segreto) che si nasconde a prima vista, ma che può essere scoperto da chi è capace di guardare oltre l’apparenza. Un concetto che parte da me, ma che vuole essere esteso e trasformato in un messaggio universale, senza limiti temporali: per questo motivo ho scelto di dar voce – attraverso i racconti di autrici contemporanee – a ritratti di donne arrivati a noi senza ulteriori dettagli sulla loro vicenda biografica. Un doppio binario sul quale viaggiano il tempo reale e quello dell’immaginazione, facendo decadere l’esigenza di una lettura chiara e fedele, ancorata all’immagine.

Alessandra Calò, Lucia, 2017, dalla serie Secret Garden, testo di Silvia Salvagnini

Dopo aver letto i testi scritti da autrici tra loro così diverse, è possibile rintracciare alcuni temi ricorrenti?
Le autrici invitate a partecipare al progetto sono state scelte per il loro “timbro”, per l’ironia, l’impegno e il coraggio nel portare avanti i propri ideali. Tra i tanti nomi, vorrei ricordare Marcia Tambutti Allende, Alessandra Sarchi, Letizia Cesarini (alias  MariaAntonietta), Emmanuela Carbè, Faezeh Mardani, Violeta Medina, Mara Redeghieri, Daniela Brogi, Silvia Salvagnini… La visione in soggettiva rende ogni racconto un diario personale, ma allo stesso tempo allargato ed estremamente attuale: nell’accostarsi all’opera lo spettatore può sbirciare dentro all’intimità di queste donne, può leggere frammenti di un’esistenza di gioie e dolori, solitudine, sogni, e seguire i fili individuali intrecciati a un percorso collettivo verso una maggiore libertà ed emancipazione.

Perché scegli solo lastre con ritratti femminili? Ha senso parlare oggi di femminismo?
In tutti i miei progetti c’è un forte riferimento a ciò che può rappresentare l’universo femminile: natura, segretezza, mistero, sensualità, genesi. Le voci delle donne sono storicamente quelle meno ascoltate. Con questo progetto ho provato a raccontare la loro storia. Attualmente, più che parlare di femminismo, bisognerebbe fare qualche seria riflessione sul genere umano…

Per creare una connessione con il territorio, di mostra in mostra cerchi di relazionarti con una scrittrice del posto. Lautrice di Parma è Beatrice Baruffini
Ad ogni autrice viene chiesto un nome per la donna ritratta nella lastra scelta. Beatrice Baruffini racconta la storia di Irma e di tutte le donne che, nei giorni delle barricate parmigiane contro il Fascismo, “si spesero per correre tra i rioni e portare cibo, munizioni, messaggi ai loro uomini…”.

Alessandra Calò, Secret Garden, Cubo Gallery, Parma

Allinterno di ogni scatola, e anche allesterno, hai riprodotto un erbario tridimensionale. Il ruolo dellelemento naturale? Come avviene la fusione con il ritratto?
La “fusione” avviene attraverso la visione e la messa a fuoco su due livelli. È questo il caso in cui l’immagine si trasforma in fotografia e viceversa. È l’occhio umano a doverla comporre: la somma dell’immagine preesistente (ritratto di donna) e delle ombre create dal giardino interno (la scatola è retroilluminata) crea una nuova immagine, differente per ogni occhio che si poserà su di essa. L’esplosione del giardino all’esterno della scatola, ma all’interno della galleria, rende la galleria stessa un “contenitore” da scoprire, attraverso l’“esasperazione” dell’elemento botanico. È una scenografia nata dalla collaborazione con Andrea Saltini e Sergio Taddei quando, nel 2016, abbiamo studiato Secret Garden per il Festival della Fiaba.

Il riferimento allerbario, così come il testo letterario nascosto nel cassetto, ci rimandano a Emily Dickinson, al suo amore per la natura e alla segretezza della sua arte
La Dickinson è una delle mie poetesse preferite. Una delle sue grandi passioni, che la accomunava a molte donne del suo tempo, era la creazione di erbari. Ha cólto tutti i significati della vita nell’attenta osservazione della natura, tramutandoli poi in versi. Le sue poesie sono state ritrovate, alla sua morte, tutte chiuse in un cassetto.

Alessandra Calò, Irma, 2015, dalla serie Secret Garden, testo di Beatrice Baruffini

La tua ricerca, generalmente definita come fotografica, comprende un progetto che, di fatto, non contempla luso della macchina da presa, semmai di lastre di recupero Come ti poni in relazione a questo tema?
Ho scelto di mettere temporaneamente da parte la fotografia nel senso tradizionale del termine per produrre opere che ne conservassero traccia, ma non in maniera preponderante. Secret Garden ha elementi legati alla storia della fotografia (le lastre negative), sviluppandosi tuttavia nello spazio. Non è la prima volta che l’elaborazione di un mio progetto attraversa la parte fotografica – usandola come mezzo – per arrivare altrove: in NDT ho lavorato con radiografie, in Fotoscopia e Kochan ho mescolato materiali d’archivio e tecniche antiche di stampa fotografica.

A cosa stai lavorando in questo momento?
Attualmente sono concentrata su due progetti, che presto saranno esposti all’estero. La mia parte scaramantica è restia dallo svelare dettagli, ma posso anticipare che in autunno Secret Garden sarà a Madrid, presso l’Istituto Italiano di Cultura, e che Kochan – uno dei miei ultimi lavori – verrà presentato a Ginevra.


Alessandra Cal
ò, Secret Garden
a cura di Andrea Saltini, testo di Marta Santacatterina
Nellambito del Circuito Off di Parma 360 Festival della creatività contemporanea

19 maggio 28 giugno 2018

Cubo Gallery
Via La Spezia 90, Parma

Orario: mercoledì 16.3019.00, giovedì 10.0013.00, venerdì 16.0019.00, sabato 10.0013.00 e 15.0019.00, o su appuntamento.
Ingresso libero.

Info: cubogallery@gmail.com
www.cuboparma.com

Condividi su...
  • 146
  •  
  •  
  •  
  •  
  •  
  •  
  •