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PARIGI | Galerie Alberta Pane | 5 settembre – 7 novembre 2015

di SIMONE REBORA

Una “firma” consolidata negli anni attraverso uno stile asciutto, essenziale, ma anche facilmente attribuibile, Esther Stocker gioca con abilità e leggerezza con le attese del proprio pubblico: stimolandole, imbrigliandole, ma anche disattendendole con costante ironia. In primo luogo c’è la percezione. Percezione approcciata con taglio spiccatamente scientifico (e l’artista non nasconde i suoi interessi in ambito cognitivista, supportati da un approccio psicologico gestaltista). Ma dentro la percezione c’è la struttura, c’è la forma del mondo (o la forma che si suppone intrinseca al mondo percepito). Introdurre un lieve squilibrio entro una struttura formale che, a tutti gli effetti, pare porsi come l’ideale trait d’union tra queste due dimensioni, rovescia inopinatamente l’ordine nel caos: s’inscrive come lieve frattura dai risvolti catastrofici (in senso geometrico, più che geologico), lasciando un segno assai più profondo di quello che appare ai nostri sensi.

Exhibition view Esther Stocker 2015, Copyright Takeshi Sugiura, Courtesy Galerie Alberta Pane

Ma l’attesa, ovviamente, è anche quella del collezionista, del frequentatore d’arte, che trova agio nel riconoscere le forme (forse un po’ abusate) di una certa op art, ma che può al contempo screziarle di un approccio tendenzialmente minimalista. Esther Stocker, dal canto suo, si dimostra affatto smaliziata sul piano della consapevolezza storica, creando per se stessa un alfabeto che ha radici ben profonde nella contemporaneità artistica, senza chiudersi in facili manierismi.

Exhibition view Esther Stocker 2015, Copyright Takeshi Sugiura, Courtesy Galerie Alberta Pane7

La mostra ospitata da Alberta Pane si offre come un sintetico riassunto della produzione dell’artista, attraverso una selezione di opere inedite, che si pongono però in diretta linea di continuità con il percorso retrostante. La grande installazione ambientale conferma la tendenza di Stocker a interagire con gli spazi con perturbante autonomia, mostrando la possibilità di altre geometrie, di altre architetture, senza però sconvolgere quelle già esistenti. Le opere pittoriche sintetizzano questo fenomeno entro una misura più dominabile, più controllabile. Ed è infine un malcelato desiderio di possesso ciò che ne viene veicolato: correggere gli errori, aggiornare la struttura. Annientare l’arte di Esther Stocker, che prolifera negli interstizi dell’ordine imposto: portandola così implicitamente alla luce.


Esther Stocker, Based on Anarchic Structures

Galerie Alberta Pane
64 rue Notre-Dame de Nazareth, Parigi

5 settembre – 7 novembre 2015

Orari: da Martedì a Sabato 11:00 – 19:00 e su appuntamento

Info: +33 1 43 06 58 72
info@galeriealbertapane.com
www.galeriealbertapane.com


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