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MILANO | Fondazione Carriero | 16 settembre – 13 dicembre 2015

Intervista a OLIMPIA PICCOLOMINI di Matteo Galbiati

In occasione dell’apertura della Fondazione Carriero, nuovo e interessante spazio dedicato all’arte contemporanea a Milano, luogo fortemente voluto dall’imprenditore-collezionista Giorgio Carriero ed espressione di un mecenatismo dal sapore antico, abbiamo incontrato la direttrice Olimpia Piccolomini nello storico palazzo che ne ospita la sede:

Casa Parravicini, via Cino del Duca 4, Milano, sede della Fondazione Carriero Foto Agostino Osio

Quando e come nasce la Fondazione? Che obiettivi si pone?
La Fondazione nasce per volontà di Giorgio Carriero, milanese, imprenditore, collezionista e persona di grande vivacità e dinamismo, che ha voluto a questo punto della sua vita immaginare un modo di condividere la sua passione per l’arte e la bellezza con il pubblico.
Particolarità della Fondazione è quella di non esporre la collezione del suo fondatore, che rimarrà privata, ma di produrre nuove mostre. La Fondazione nasce con un forte richiamo alla curiosità individuale e si orienta piuttosto verso la ricerca artistica, per proporre al pubblico un’offerta di qualità. Vogliamo far vivere questi spazi e diventare un punto di riferimento per artisti, curatori, appassionati d’arte e non. Speriamo che le persone si sentano arricchite, e perché no, anche divertite, dopo essere state nostre ospiti.

Giorgio Carriero è un uomo molto riservato, non ama la luce dei riflettori, eppure l’impegno assunto con questa sua veste di mecenate merita un plauso. Chi è, che profilo ci traccia del vostro fondatore? Nemmeno vuole esporre pezzi della sua ampia collezione…
Il Dottor Carriero è effettivamente una persona molto riservata, è un uomo d’altri tempi. Gran lavoratore, molto appassionato di sport, generoso e curioso per natura. Non si definisce un mecenate, forse neppure un collezionista, e rifiuta la definizione di esperto. A chi gli chiede perché si circondi di opere d’arte, lui risponde semplicemente che gli piacciono le cose belle, che la bellezza lo rende felice. E il visitatore più curioso e più desideroso di imparare dalle nostre mostre è proprio lui. 

Davide Balula, Grand Opening (the Window, the Wind, the Weather in), 2015, granito, corda elastica, tenda, vento, finestra, Courtesy l’artista e Galerie Frank Elbaz, Parigi Foto Agostino Osio

Quali sono i vostri programmi? Che orientamento volete dare ai vostri progetti espositivi? Vi avvalete di collaborazioni esterne?
Puntiamo a proporre un’offerta culturale di qualità e aperta a tutti. Vogliamo fare ricerca, stimolare il dibattito, coinvolgere la città e, nel nostro piccolo, rendere un servizio ai cittadini. L’orientamento viene di conseguenza: stare lontani dalle logiche di mercato, dare spazio anche ad artisti emergenti, creare un ambiente che non sia elitario, attrattivo solo per gli specialisti e gli appassionati, ma per tutti. Per fare questo ci avvaliamo della collaborazione di persone di grande competenza. Per questa prima mostra, imaginarii, abbiamo chiamato un curatore italiano con una solida esperienza internazionale: Francesco Stocchi, curatore di arte moderna e contemporanea al Museum Boijmans Van Beuningen di Rotterdam. 

A che pubblico intendete rivolgervi?
A un pubblico più vasto possibile, naturalmente. Vorremmo contagiare un po’ tutti con i principi che animano questo luogo. Attirare gli appassionati con un nuovo spazio e avvicinare i curiosi di tutte le età, offrendo la possibilità di entrare gratuitamente in contatto con l’arte, avvicinandoli a opere magari meno immediate da comprendere anche a chi di solito non frequenta i musei. Sappiamo che è un obiettivo ambizioso, ma vogliamo provarci.
Per questo abbiamo voluto cominciare pensando alle famiglie e sviluppando un’attività di Education dedicata ai bambini. Ogni mostra sarà corredata da un laboratorio per i piccoli visitatori, dai 5 ai 12 anni, gestito da personale specializzato. Mentre i grandi visitano tranquillamente l’esposizione, i bambini verranno guidati in un percorso che parli il loro linguaggio e permetta loro di scoprire l’arte contemporanea. Pensare al pubblico di domani ci sembrava un inizio doveroso per chi voglia rendere l’arte davvero di tutti e per tutti. 

Installation view, Giorgio Griffa, Canone aureo Foto Agostino Osio

La vostra sede ha storia e caratteristiche uniche, ce le riassume brevemente?
Casa Parravicini è uno dei pochi edifici quattrocenteschi rimasti a Milano. Per anni è stata sede di una banca privata, ora siamo orgogliosi di restituirla alla città. È un palazzo che da solo merita la visita. Gli interni sono in parte quattrocenteschi, come per esempio i soffitti a cassettoni, mentre la grande sala all’ultimo piano, parte in realtà dell’adiacente Palazzo Visconti di Modrone, è interamente decorata con affreschi secenteschi. E nel rinnovamento degli interni di Gae Aulenti, amica personale di Giorgio Carriero, si riscontra il segno di contemporaneità.
Si trattava in origine di una dimora privata, con spazi raccolti. Un ambiente molto diverso dal white cube, che pone una sfida al curatore. Una sfida che Francesco Stocchi ha voluto prendere di petto: la mostra da lui curata e con cui inaugureremo, imaginarii, indaga la dimensione spaziale e il rapporto tra l’opera d’arte e l’ambiente circostante. Con i lavori di Gianni Colombo, Giorgio Griffa e Davide Balula allestiti all’interno di Casa Parravicini, Stocchi sta orchestrando un vero e proprio “quartetto” tra i tre artisti e il palazzo. Lo Spazio Elastico di Gianni Colombo posto a riempire una sala con affreschi del ‘600 non è certo un allestimento convenzionale.

Installation view, Gianni Colombo Spazio elastico. Ambiente, 1967-68, elastici fluorescenti, motori elettrici, lampada di Wood, 400x400x400 cm Courtesy Archivio Gianni Colombo, Milano Foto Agostino Osio

Operate con tempi particolari: la mostra è pronta già dall’inizio dell’estate. Come mai questa lunga decantazione?
Per ogni mostra verrà realizzata una pubblicazione: per approfondire le tematiche trattate e per creare una memoria storica della Fondazione. Ci piaceva l’idea che il libro fosse pronto per l’apertura e che le immagini non fossero quelle di repertorio ma documentassero il lavoro svolto, per far vedere come  le opere vivono nello spazio.  Per questo abbiamo allestito molto prima rispetto al solito, per fotografare la mostra e poter stampare il catalogo.

Quali sono le vostre ambizioni? Quali i progetti per il futuro?
Per il futuro vogliamo continuare su questa strada, motivati da nuove idee e progetti, per rendere la Fondazione un punto di riferimento per il mondo dell’arte e per i milanesi.
Ci piace quello che facciamo e siamo molto curiosi, speriamo di riuscire a trasmettere il nostro entusiasmo al pubblico. 

Evento in corso:

Imaginarii. Gianni Colombo, Giorgio Griffa, Davide Balula
a cura di Francesco Stocchi

16 settembre – 13 dicembre 2015 

Fondazione Carriero
Via Cino del Duca 4, Milano 

Info: +39 02 36747039
info@fondazionecarriero.org
www.fondazionecarriero.org

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