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VENEZIA | Santa Maria della Pietà | fino al 22 novembre 2015

Intervista ad Ahmet Güneştekin di Igor Zanti

La chiesa di Santa Maria della Pietà, a Venezia, in occasione della Biennale, ospita la complessa e cerebrale installazione Million Stone, realizzata da Ahmet Güneştekin, artista di origine turca (classe 1966)con il supporto dell’americana Marlborough Gallery.

Abbiamo incontrato l’artista per farci raccontare qualcosa di più sulla nascita di questa mostra che poggia su riferimenti concettuali radicati nella cultura turca. Il Milion, la pietra miliare eretta a Costantinopoli nel quarto secolo, emblematico luogo di partenza per la misurazione delle distanze di tutte le strade che conducevano alle città dell’Impero Bizantino e al contempo simbolo del potere maschile per l’intrinseco rimando culturale al fallo. La leggenda di Lilith, la dea sumera della fertilità e dell’agricoltura, che fu in seguito demonizzata e divenne nota come la prima donna a ribellarsi alla dominazione maschile. La storia e il potere delle relazioni di Istanbul, un tempo ritenuta il centro del mondo; una città dai molti nomi, crocevia di diverse culture e religioni, dove ogni nuovo potere e forza politica cambiava il nome e il tessuto culturale precedente in base alla propria identità…

veduta installazione della mostra Ahmet Gunestekin "Million Stone", Venezia, 2015

Ahmet Güneştekin, Million Stone, 2015

Cosa ci racconta dell’installazione Million Stone?
Aprono la mostra tre opere dedicate alla reciproca contaminazione tra le tre religioni monoteistiche. Queste opere ci conducono verso la Pietra miliare posta al centro del cortile della Pietà. Il suo simbolismo fallico è semanticamente messo in dubbio dalle tele che raccontano la storia di Lilith, personaggio mitologico che si oppose alla superiorità del maschio. A conclusione del percorso troviamo una grande scultura di lettere che formano la parola Kostantiniyye. All’interno di ogni lettera, in rilievo, sono scritti i nomi che ha assunto Istanbul fin dalla sua fondazione, tali nomi sono decorati con gli stessi simboli religiosi presenti all’inizio della mostra, creando una sorta di percorso circolare.

Lei è un artista autodidatta, come si è formato?
Sono stato molto influenzato dalla tradizione della narrazione orale nella formazione del mio immaginario personale. Le figure mitologiche nei miei dipinti sono frutto di suggestioni nate dalla mia immaginazione. Se l’astrazione narrativa significa convertire alcuni miti in un linguaggio visivo, le mie opere non hanno alcun legame con questo processo. Invece di produrre un’astrazione narrativa sto producendo immagini che richiamano la storia. Il mio punto di partenza rimane, comunque, la narrazione orale. Sono, infatti, molto interessato alle tecniche di narrazione. Uno dei maestri di queste tecniche è lo scrittore turco Yasar Kemal, di origine curda, convinto sostenitore della pace e dei diritti umani, che ha esercitato un enorme influenza sulla mia vita e sulla mia arte. La sua ricerca sul folklore dell’Anatolia, ha, infatti, avuto un grande impatto sulla mia ricerca intellettuale ed artistica, come dimostra la mia installazione per la chiesa della Pietà.

veduta installazione della mostra Ahmet Gunestekin "Million Stone", Venezia, 2015. Foto: Cemal Emden

Qual è il suo rapporto con l’arte e l’artigianato tradizionale?
I miti greci, anatolici, mesopotamici sono la base concettuale del mio lavoro. In seno a questa ricerca si pone la mia Pietra miliare. Già le opere che avevo creato in precedenza possono essere concepite in relazione a questa mia indagine. In tutti i miei lavori, i personaggi, i simboli e le storie che derivano da antiche leggende si mescolano a storie immaginarie che affrontano le principali tematiche dell’umanità. Per esempio, il motivo geometrico, che si trova in diverse mie opere, rappresenta il sole, la fonte di tutta l’energia nel nostro universo ed è un elemento ricorrente nella mia arte. Cerco di concepire la tradizione non come qualcosa che si è fermato e congelato, ma piuttosto come qualcosa la cui conoscenza ci permetta, nella quotidianità, di comprendere i valori umani universali.

Nella mostra ci sono molti lavori relativi ad Istanbul. Qual è il suo rapporto con la città?
La mia prima esperienza nella città, fin dalla mia infanzia, mi riporta alla tradizione della filosofia medievale islamica ed in particolare a Ibn-I Khaldun che diceva che la “geografia è il destino”. Le persone portano, attraverso i luoghi in cui si muovono, il loro passato e la loro “geografia”. La città per me è uno spazio in cui le sue stratificazioni culturali si sovrappongono una sull’altra lungo la storia. La mia installazione, in modo simile, esplora i modi per rivelare le diverse stratificazioni culturali della città che attualmente sono difficilmente percepibili.

Ahmet Güneştekin. Million Stone
a cura di Matthew Drutt
prodotta da Marlborough Gallery

6 maggio – 22 novembre 2015

La Pietà
Santa Maria della Pietà – Castello, Venezia

Orari: martedì – domenica 10.00 – 18.00
ingresso libero

Info: www.marlboroughgallery.com
markpeetvisser.com

www.ahmetgunestekin.com


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