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Andrea Frank. Systems

VENEZIA | Galleria Michela Rizzo | Fino al 17 marzo 2012

di LAURA FANTI

Parlare di sistemi può condurre facilmente nella retorica, soprattutto in un’epoca come la nostra che, sebbene basata sull’iper-specializzazione, vorrebbe farsi credere come orientata a una Weltanschauung olistica. Ma il concetto di “sistema dinamico” è indubbiamente qualcosa di più complesso, che affonda le sue radici negli studi di un grande intellettuale quale Gregory Bateson (1904-1980), biologo e filosofo soprattutto, autore dell’importante Verso un’ecologia della mente (1972), uno dei primi a parlare di sistemi dinamici e a convertirli alle scienze umane. È proprio in questa direzione che si muove l’intero lavoro di Andrea Frank, in special modo il più recente in mostra da Michela Rizzo a Venezia. La fotografa tedesca (ma residente negli Stati Uniti) è da sempre interessata all’idea di cosmo dove l’infinitamente grande e l’infinitamente piccolo si incontrano, realizzando opere in cui non si manifesta propriamente “lo scambio simbolico tra la vita e la morte”, semmai un invito a rivedere il dualismo e la visione manichea di cui siamo intrisi. Da qui immagini antropocentriche che si apparentano a nature morte e rivisitazioni di tassidermie e di materiale d’archivio in cui la vita non ha mai smesso di pulsare.

In un recente dialogo Andrea Frank mi ha descritto la pratica utilizzata per i lavori della serie Systems: «Ho studiato e raccolto materiale concentrandomi su questioni che stanno convergendo in senso globale, ho coinvolto le mie classi al MIT, e ho fotografato le aule vuote (coinvolgendo così anche il tema dell’educazione). Ho tenuto un corso sui Sistemi Dinamici* e ho capito meglio come utilizzare le strategie ad essi connesse nel mio lavoro. Mi sono interessata al collage e ai ritagli da fotografie: decontestualizzano ed eliminano il bordo dell’immagine e aprono a nuove possibili connessioni. Quindi sono passata al taglio laser, curiosa di vedere come fosse possibile farlo senza bruciarle con una tecnica per la lamina, che rende gli oggetti come calcificati o osservati attraverso una spessa lente. Mettendo insieme diverse parti del lavoro, e chiamandolo Systems, invito chi guarda a cercare legami e aspetti sistemici nel mio lavoro». Un procedimento complesso così come è stratificata la fruizione del lavoro di Andrea Frank, che richiede diversi livelli di lettura e di indagine visiva: in mostra si passa da lavori inediti come Birds e Pistils and Stamen, wall installations che a un primo impatto appaiono irrigiditi tra aridità e schematismo di un certo tipo di scienza e che sono invece la prova della complessità dei sistemi dinamici e della loro trasmutazione in arte, alla serie di Ports and Ships (2004-2008), dove l’occhio indaga l’omologazione della globalizzazione, a Classrooms (2011), che richiama alcuni suoi lavori precedenti (Beloved Child) sul delicato legame tra infanzia ed educazione.

*Vennero inventati a metà degli anni ‘50 dal professor Jay Forrester del MIT. È un metodo e una tecnica di modelli matematici per incorniciare, comprendere e discutere questioni complesse.

La mostra di Andrea Frank  fa parte di una bi-personale (assieme a David Rickards – Desplacements) a cura di Martina Cavallarin per la Galleria Michela Rizzo di Venezia. Due artisti differenti per poetica, collocazione geografica, pratica linguistica, ma che indagano entrambi i sistemi di relazioni, gli accadimenti, gli effetti e un’inesorabile indagine del processo. (M. C.)

Andrea Frank. Systems
a cura di Martina Cavallarin
Galleria Michela Rizzo
Palazzo Palumbo Fossati
Fondamenta della Malvasia Vecchia
 S. Marco, 2597, Venezia
Info:
+39 041 2413006
www.galleriamichelarizzo.net
Fino al 17 marzo 2012

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